sabato 28 dicembre 2013
Opportunità per i periti e gli esperti a cui i magistrati si rivolgono per dirimere questioni tecniche.
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"In Italia si fa troppo poca formazione per l'aggiornamento professionale dei Ctu, i consulenti tecnici d'ufficio dei tribunali che svolgono un ruolo sempre più importante a fianco dei giudici. Per questo motivo, uno degli obiettivi della nostra associazione è quello di portare avanti sempre più iniziative in questo campo". Lo ha detto Franco Pagani, vicepresidente dell'Ape (Associazione nazionale dei periti e degli esperti), in merito alla situazione dei Ctu, i consulenti tecnici d'ufficio dei tribunali a cui i magistrati si rivolgono per dirimere gli aspetti tecnici dei processi che poi spesso sono determinanti per orientare le sentenze. Il loro impiego è sempre più diffuso, sia nei processi più eclatanti come il disastro ferroviario di Viareggio, la Costa Concordia o il tragico incidente sulla autostrada A16, ma soprattutto nelle cause civili e penali per determinare il valore di un immobile, di un danno subito, le contraffazioni. I consulenti (architetti, geometri, ingegneri, medici, psicologi, consulenti del lavoro, tributaristi, e altre categorie specialistiche dei settori bancari, commerciali, industriali) devono essere persone particolarmente esperte non solo nella loro specifica professione, ma anche sulle questioni procedurali, le regole di condotta da tenere, la capacità di relazione tra le parti e anche la mediazione per dirimere le liti. "Si tratta veramente di una professione nella professione: un ruolo molto delicato - aggiunge Pagani - da svolgere con spirito di servizio, che necessita di una formazione specifica che oggi di fatto non esiste. Per questo, bisogna organizzare corsi e incontri formativi non secondo le professioni ma in macro aree (tecnica, sanitaria, sociale ed economica) e ampliando gli appositi albi con le tutte le professioni associative più importanti come, ad esempio, amministratori immobiliari, visuristi, informatici, eccetera. In più è fondamentale il ruolo di Confassociazioni nella rappresentanza e ausilio del sistema associativo professionale nella qualificazione delle nuove figure professionali da poter essere utilizzate dal sistema 'giustizia' quali esperti qualificati in specifici segmenti del mondo sociale economico e produttivo"."Per i nostri iscritti la formazione diventerà a breve obbligatoria - sostiene Carlo Viganò, presidente di Ape - e solo quest'anno abbiamo già organizzato molti incontri e seminari ma nel 2014 contiamo di fare ancora di più. Si tratta di un'attività formativa coordinata in modo da illustrare al tecnico gli aspetti e le regole fondamentali che devono essere rispettate dal consulente o perito chiamato dal giudice per un espletamento qualitativamente pregevole dell'incarico peritale assegnato"."In questo quadro poi - prosegue - il supporto delle Università, ma anche degli Ordini professionali, è fondamentale per garantire una più ampia formazione ai consulenti giudiziari, soprattutto nelle questione procedurali che sono determinanti nell'ambito di un processo. Basta il mancato rispetto di una procedura o di una norma per rendere vana una perizia con il rischio concreto di allungamento dei processi e dei costi. Oltre a questo però - sottolinea Viganò - auspichiamo anche un maggior impegno da parte del mondo della giustizia che potrebbe semplificare e migliorare il nostro apporto. Per esempio riallineando le tariffe in base ai costi sostenuti dai consulenti o tenendo sempre aggiornati gli albi e i curriculum dei professionisti grazie alle tecnologie informatiche. Invece, purtroppo, nella stragrande maggioranza dei tribunali questo non succede: gli albi dei consulenti sono tenuti in modo artigianale impedendo di fatto quella diffusione di informazioni fondamentale per permettere al giudice di scegliere il consulente d’ufficio con le migliori conoscenze in determinate materie"."E poi sarebbe anche importante praticare l'affiancamento, in pratica dare l'opportunità a un giovane perito di partecipare a una consulenza tecnica a fianco di un collega più esperto per permettergli - conclude il presidente di Ape - di fare quella esperienza sul campo fondamentale per farlo crescere professionalmente".
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