venerdì 16 gennaio 2015
Previsto da una direttiva europea, dalla legge e dai contratti. Ma manca un atto direttivo dell'Istituto previdenziale e non si può presentare la domanda on line.
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C’è una direttiva europea, c’è la legge italiana e ci sono i contratti collettivi che lo prevedono. Eppure il congedo parentale a ore non si riesce a ottenere, se non ricorrendo a una sorta di sotterfugio, "mascherandolo" come congedo su base giornaliera. La responsabilità è dell’Inps che non ha ancora elaborato la procedura interna per poter presentare le domande online, come è ormai previsto per la gran parte delle prestazioni garantite dall’istituto previdenziale.Lo testimonia la storia di Simone Sereni, che da quattro mesi cerca di uscire da un labirinto burocratico, ritrovandosi invece sempre al punto di partenza. «Da quando a ottobre è nato Francesco, il mio quarto figlio, ho voluto dare una mano a mia moglie con un congedo parentale – spiega Simone –. In realtà volevo prendere solo alcune ore distribuite sui diversi giorni lavorativi. Ma è stato letteralmente impossibile». Nonostante la possibilità di usufruire del congedo a ore sia prevista dal 2013, in base alla legge 216/2012 che ha corretto la precedente normativa italiana, in attuazione della direttiva europea 18/2010. A stabilire le modalità e i criteri di calcolo del congedo devono essere i contratti collettivi di lavoro e in alcuni settori, come quello in cui opera Sereni, è stato fatto. Tutto a posto, dunque? Macché. «Anzitutto mi sono rivolto al contact center dell’Inps, dove mi hanno spiegato che "non è ancora possibile presentare la domanda online" e mi consigliavano di "rivolgermi a un Caf (in realtà un Patronato) o alla sede Inps competente" – racconta lui –. Quando però mi sono recato all’ufficio della mia zona a Roma, gli impiegati hanno detto che la domanda si poteva presentare esclusivamente online. Tornato al computer, ho verificato però che non esiste alcun campo in cui richiedere solo delle ore di congedo. Il periodo più breve per cui si può fare richiesta è 1 giorno». Sereni riprova allora a contattare l’Inps che prima dice: «In effetti abbiamo scoperto un’anomalia dei servizi online». Poi, risollecitato dopo due mesi, aggiunge: «Stiamo aspettando una risposta ufficiale sull’iter previsto dall’ufficio competente». Ammissione che non si tratta solo di una difficoltà tecnico-informatica, ma della mancanza di un atto direttivo.Risultato: il piccolo Francesco ha già 4 mesi e papà Simone è rimasto al punto di partenza, o meglio ha dovuto adattarsi a prendere dei congedi giornalieri. I casi del genere non sono certo decine di migliaia, ma sul web si trovano diverse testimonianze di mamme che sono state "rimbalzate" dallo stesso muro di gomma. Qualcuna viene aiutata dall’ufficio personale della sua azienda, che "ricalcola" le ore settimanali trasformandole in giorni di congedo, ma la maggior parte ha dovuto rinunciare a un diritto. Per quanto sancito da una direttiva europea, dalle leggi italiane e dai contratti.
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