martedì 17 febbraio 2015

La sottosegretaria Bellanova anticipa i contenuti del decreto sulla conciliazione famiglia-lavoro: maternità estesa alle autonome e permessi su base oraria. Al vaglio il «lavoro economicamente dipendente»

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Sarà possibile usufruire del periodo di congedo parentale retribuito fino al compimento del 12esimo anno di età del bambino e non più degli 8 come previsto finora. Anche in maniera frazionata per alcune ore e non solo in modalità giornaliera. Sono due tra le novità più significative che saranno introdotte con il decreto delegato sulla conciliazione famiglia-lavoro previsto dal Jobs act.Il provvedimento – che arriverà venerdì al vaglio del Consiglio dei ministri assieme a quello di revisione delle tipologie contrattuali e, ha annunciato ieri il premier, a un disegno di legge sulla concorrenza – conterrà soprattutto l’estensione della maternità alle lavoratrici autonome che potranno (non dovranno) assentarsi per 5 mesi con un assegno pagato. Una misura che sarà garantita in maniera automatica a tutte le lavoratrici iscritte alla gestione separata, anche qualora il datore di lavoro non abbia versato i relativi contributi (ora in tal caso l’indennità non viene pagata). «Il nostro approccio vuole essere molto pragmatico lasciando alle donne con partite Iva la valutazione di quando e quanto possono assentarsi dalla loro attività – spiega la sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova che sta lavorando ai testi dei decreti –. Allo stesso modo, stiamo cercando di risolvere alcune criticità che rendono difficile la fruizione dei diritti. Come nel caso dei parti prematuri, per i quali sarà possibile godere di giorni aggiuntivi di congedo successivi alla nascita e non perderli come accade ora. O il fatto che i giorni di ricovero in ospedale del neonato non verranno conteggiati come periodo di congedo che quindi resterà "intatto" da usufruire quando il bambino ritorna a casa».La volontà del governo, dunque, è anzitutto quella di rimuovere gli ostacoli che oggi rendono difficile conciliare davvero maternità (e paternità) con il lavoro. Come ad esempio rendendo effettiva la possibilità – oggi già prevista dalla legge ma rimasta sulla carta – di usufruire dei congedi parentali anche per 1 o qualche ora al giorno e non solo su base giornaliera. Rimandata invece a un successivo decreto la (delicata) questione dell’«armonizzazione» della detrazione per il coniuge a carico.«Siamo impegnati a realizzare l’intervento nei prossimi mesi ma senza togliere niente a nessuno – rassicura la sottosegretaria Bellanova –. L’idea è semmai quella di rendere "trasferibile" il beneficio per favorire le assunzioni delle donne che vorranno tornare a lavorare fuori casa». Il governo sta pensando anche a un intervento per favorire lo sviluppo della conciliazione attraverso la contrattazione di secondo livello. «Senza invadere il campo delle parti sociali, vorremmo però indicare dei modelli e delle regole per la conciliazione e il welfare aziendale, da sostenere poi con incentivi fiscali», spiega ancora la sottosegretaria.Quanto alla revisione delle tipologie contrattuali, se viene confermata l’intenzione di «superare gradualmente le collaborazioni e le altre forme di lavoro più precarie», il governo sta ancora valutando l’ipotesi di introdurre la nuova figura del «lavoro economicamente dipendente» una via di mezzo tra il dipendente e l’autonomo per evitare che gli ex-collaboratori finiscano in nero o tra i disoccupati. I contorni della nuova tipologia sono però ancora da definire, così come l’effettiva utilità rispetto al regime attuale.
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