mercoledì 11 novembre 2020
Le aziende con personale in smart working risultano pari al 21% del campione. Solo un imprenditore su tre segnala un certo dinamismo da parte di alcuni Paesi strategici: Germania, Francia e Cina
In difficoltà il settore della moda

In difficoltà il settore della moda - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Confindustria Moda, la Federazione Italiana di Tessile, Moda e Accessorio, ha reso noti oggi i dati della Terza indagine relativa all’impatto del Covid-19 sulle imprese del settore, a cura del centro studi di Confindustria Moda, in cui si evidenzia che nel terzo trimestre del 2020 le aziende del settore registrano un calo del fatturato in media del -27,5% rispetto al 2019, in netta decelerazione rispetto al -36,2% del primo trimestre e al -39,0% del secondo, ma in significativa diminuzione rispetto all’andamento generale dell’economia italiana che ha visto il PIL rimbalzare del +16,1%. Secondo le stime aggiornate, dunque, la contrazione del fatturato complessivo per il 2020 si attesta a -29,7%, contro il -32,5% previsto a luglio, per una perdita totale stimata in 29 miliardi. Allo stesso modo, la raccolta ordini del terzo trimestre segna un -24,7%, contro il -37,3% registrato nell’arco di tempo aprile-giugno. Circa l’86% delle aziende del panel prevede perdite nel fatturato annuo superiori al 10%, nettamente peggiori rispetto alle previsioni che vedono il PIL italiano calare del -8%.

Il 29% delle aziende interpellate vedrà un calo del fatturato compreso tra il -35% e il -50%; un ulteriore 15% del campione arretrerà di oltre il -50%. Nel terzo trimestre 2020, la quota di aziende che ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali si attesta al 74%, in calo rispetto al 90% emerso nelle rilevazioni precedenti. Al contempo, scende al 33% la quota delle aziende con oltre l’80% dei dipendenti interessati dalla CIG e nel 19% dei casi, rispetto al 6% del II trimestre, gli addetti coinvolti non superano il 20% del totale. Le aziende con personale in smart working risultano pari al 21% del campione; il 64% di queste ha in tale modalità meno del 10% dei dipendenti totali, solo il 6% più del 50%.

Per quanto riguarda i mercati esteri, alla data della rilevazione, per il 62% delle aziende italiane nessun mercato risulta ripartito, e solo un imprenditore su tre segnala un certo dinamismo da parte di alcuni Paesi strategici ovvero Germania su tutti, quindi Francia e Cina. Per quanto riguarda l’export, infatti, nei primi sette mesi dall’anno l’andamento dell’export dei settori rappresentati da Confindustria Moda ha ceduto il -26,4%, contro il -14,0% del settore manifatturiero nel suo complesso.

Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda, ha commentato: «È sempre più grave la crisi del settore del Tessile, Moda e Accessorio, oramai impotente di fronte a questa seconda ondata pandemica. Le aziende che compongono le nostre filiere sono generalmente piccole e medie imprese ed è quindi naturale che vengano più colpite rispetto alla media. Anche l’andamento del fatturato nel terzo trimestre conferma una debolezza più marcata rispetto ad altri settori, dovuta da una parte alla diminuzione del mercato domestico, e dall’altra alle grandi difficoltà nell’export, attività che storicamente ha aiutato tutto il made in Italy. Ne è prova il massiccio utilizzo della cassa integrazione che per un’azienda su due riguarda oltre il 60% dei dipendenti».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: