sabato 25 marzo 2023
Il presidente Bonomi: la politica della Bce sull'inflazione è andata troppo oltre, c'è il rischio recessione
Il presidente degli industriali Carlo Bonomi

Il presidente degli industriali Carlo Bonomi - Ansa

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Una "crescita modesta" del Pil nel 2023. Per il centro studi di Confindustria sarà appena dello 0,4%, "in netto rallentamento rispetto alla media del 2022" ma "più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa" quando si prevedeva una crescita zero. Un miglioramento che è "esclusivamente legato alla migliore dinamica nella seconda metà del 2022. Escludendo il trascinamento per quest'anno si conferma una crescita piatta". Per il 2024 "invece, grazie al rientro dell'inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale, si stima una crescita dell'1,2%.

"Ci aspettiamo un secondo semestre dell'anno in rallentamento, e i dati della produzione manifatturiera purtroppo già stanno segnando un rallentamento. Ed è importante questo dato perché sappiamo tutti che la produzione manifatturiera fa da traino a tutto il resto" ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bononi alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio. "Tutti i dati dicono che l'Eurozona e gli Stati Uniti nel 2023 rallenteranno. Questo a differenza di una Cina che, dopo il lockdown, ripartirà in maniera molto forte. I Paesi emergenti cresceranno, Eurozona e Stati Uniti saranno fermi".

Gli industriali non nascondono le preoccupazioni per l'inflazione che nel 2023 dovrebbe attestarsi intorno al 5-6%. "Di fronte a questa inflazione vediamo politiche della Bce che ci preoccupano perché abbiamo vissuto 10 anni di tassi negativi, il che era impensabile: quello che sta facendo la Bce sta andando oltre il giusto contrasto che deve essere fatto" ha sottolineato Bonomi "non vorrei che per il contrasto all'inflazione si entrasse in recessione. La ricetta era giusta, l'operazione è andata bene ma il paziente è morto".

Per gli economisti di Confindustria infine anche i conti pubblici sono a rischio e la politica di bilancio sarà per forza di cose "restrittiva". Salvo imprevisti - viene spiegato - a gennaio 2024 sarà riattivato il Patto di stabilità e non è ancora chiaro se verrà adottata la nuova proposta della Commissione europea. Nonostante permanga la possibilità di qualche variazione rispetto alla proposta attuale, i tradizionali parametri del 3% di deficit sul Pil e del 60% di rapporto tra debito pubblico e Pil rimarranno validi. Allo stato attuale e con un debito in crescita, l'Italia potrebbe incontrare difficoltà nel rispettare le regole fiscali europee. Gli spazi di manovra sul 2024 saranno perntanto secondo l'ufficio Studi "molto limitati".

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