venerdì 20 gennaio 2023
A gennaio il pil dovrebbe ridursi dello 0,9% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,4% sullo stesso mese del 2022. Inflazione al 10,5%, rispetto all'11,6% di dicembre
Confcommercio: «A gennaio innescato un ciclo recessivo»

Reuters

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Italia in fase di recessione, anche se di intensità ridotta e con l’inflazione che sembra rallentare. Sono due delle indicazioni che emergono dalle rilevazioni della Congiuntura di Confcommercio. A gennaio 2023, il pil dovrebbe ridursi dello 0,9% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,4% sullo stesso mese del 2022. Il rallentamento della domanda delle famiglie, che per alcuni segmenti si configura come una vera e propria riduzione, dovrebbe avere innescato un ciclo recessivo. Allo stesso tempo, gli ultimi dati sull'inflazione e i segnali di rallentamento sul versante dei costi delle materie prime energetiche sembrerebbero indicare l'inizio di una fase meno espansiva dei prezzi. Secondo le stime, nel mese di gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall'11,6% di dicembre). Difficile, sottolinea comunque Confcommercio, ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%.

Nel complesso nel 2022 i consumi hanno registrato una crescita del 4,2%, sintesi di un recupero più accentuato dei servizi (+15,5% sul 2021) e di una moderata crescita della domanda di beni (+0,4%). Nonostante questo andamento molto positivo, i livelli di consumo si mantengono ben distanti dai valori complessivi del 2019 (-4,1%). I servizi si confermano in forte ritardo (-11,2%), così come il segmento dell'automotive (-23,8%) e dell'abbigliamento e calzature (-6,6%).

A dicembre i consumi hanno confermato la tendenza ad una minore dinamicità, con una crescita dello 0,4% su base annua. Il dato è sintesi di una flessione della domanda per i beni (-0,2%) e di una crescita per i servizi (+2,7%). All'interno dell'aggregato dei beni il ridimensionamento, sostanzialmente diffuso tra i settori, si conferma accentuato per gli alimentari, i mobili e gli elettrodomestici. Trascurabili segnali di recupero sono emersi nei settori dell'automotive e dell'abbigliamento, interessati ormai da tempo da forti difficoltà.

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