giovedì 18 aprile 2024
Cambiare le regole del mondo del recruiting portando la "gamification", ma anche l'intelligenza artificiale e altre tecniche che possono aiutare a selezionare i profili giusti. Consulenti in tour
Il colloquio in inglese fa meno paura

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Cambiare le regole del gioco (nel vero senso della parola) del mondo del recruiting portando la gamification ovvero l'utilizzo di elementi derivati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti non ludici per trovare, selezionare e assumere talenti. È questa la filosofia che sta prendendo piede con l'avvento dell'intelligenza artificiale. «Non è un segreto che tecnologie come l'Ia e l'apprendimento automatico abbiano rivoluzionato il mondo degli affari nell'ultimo anno, influenzando il modo in cui i datori di lavoro selezionano talenti e i professionisti cercano nuove opportunità lavorative - spiega Amanda Augustine, consulente sulla carriera di CVapp, piattaforma di editor on line per la creazione di curriculum vitae -. Nel 2024 assisteremo a un crescente numero di recruiter e cercatori di lavoro che sfrutteranno tool basati sull'Ia per migliorare l'efficienza e la qualità della loro attività professionale. Grazie a realtà come la nostra, non ci sarà più bisogno di spendere gran parte del proprio tempo ad aggiornare e ottimizzare il proprio curriculum e per assemblare messaggi per i potenziali datori di lavoro: i candidati riusciranno a mettere alla prova le proprie capacità di colloquio per ruoli o aziende specifici e ricevere un feedback quasi istantaneo. Sarà anche più facile per i candidati confrontare le fasce salariali e cercare un pacchetto retributivo più equo». L'aggiornamento e il miglioramento delle competenze restano fondamentali, così come la redazione di un curriculum che metta in risalto skill e risultati conseguiti nelle precedenti esperienze lavorative. Al centro il cv: deve colpire, intrigare e spesso farlo in pochi secondi. Un ulteriore aspetto sul quale fare particolare attenzione è la preparazione al colloquio, che può essere resa più semplice ricorrendo a strumenti di Ia. Interagendo con l'Ia infatti si possono ottenere consigli preziosi su come affrontare un colloquio nel migliore dei modi, dalle risposte da dare a domande specifiche. Inoltre, condividendo quante più informazioni possibili sul ruolo e sull'azienda per cui ci si candida, è possibile effettuare una vera e propria simulazione di colloquio. Che può anche suggerire reskilling in linea con il lavoro desiderato.

Reverse, società internazionale di headhunting e risorse umane, ha avviato una serie di sperimentazioni per applicare al comparto della ricerca di personale le potenzialità del nuovo tool basato sull'Ia. I primi esperimenti messi in campo dalla società di Hr riguardano soprattutto azioni che riguardano la scrittura a supporto dei recruiter, come riassumere i cv in forma meno schematica, un aiuto nello scrivere gli annunci di lavoro, pre-impostare email di feedback positivi o negativi per i candidati colloquiati, suggerimenti di scrittura per attrarre candidati passivi e infine farsi aiutare per approfondire e capire meglio le tecnicalità dei ruoli ricercati.

Aggiornare il cv e ottimizzare il profilo LinkedIn, ma soprattutto definire al meglio gli obiettivi professionali, imparare a valorizzare i propri punti di forza e gestire al meglio i punti deboli, preparare una mail di follow up post colloquio e saper gestire un rifiuto. Sono questi, in sintesi, i consigli di Page Personnel. «Sappiamo – dichiara Francesca Caricchia, Executive Director di PageGroup – quanto la ricerca di lavoro possa essere stressante e complicata soprattutto per i profili più giovani e con meno anni di esperienza. Per questo abbiamo redatto un toolkit per guidare i candidati in questo percorso. Il primo consiglio che mi sento di dare, prima ancora di aggiornare il cv e inviare la propria candidatura, è definire gli obiettivi professionali e di carriera perché avere un quadro completo di ciò che si desidera (maggiori responsabilità, retribuzione più elevata, possibilità di lavorare da remoto o in una realtà internazionale, ad esempio) aiuta sicuramente ad ottimizzare la ricerca».

Un altro punto determinante, poi, è legato alla valorizzazione dei punti di forza e alla gestione dei punti di debolezza: in tutti i colloqui di selezione, infatti, viene chiesto ai candidati di descrivere quali siano le proprie qualità e quali, invece, gli aspetti da migliorare. È per questo importante farsi trovare pronti anche riguardo a questo aspetto. «Per essere più efficaci – aggiunge Caricchia – è meglio partire da fatti concreti o dai risultati raggiunti grazie al proprio lavoro. Se, ad esempio, si è stati a capo di un team, raccontare in che modo si siano acquisiti nuovi clienti e/o aumentate le vendite può davvero accrescere le chance di essere scelti. Parlare, invece, dei propri punti di debolezza può essere molto complicato, ma c’è un modo per ribaltare la situazione a proprio favore e dimostrare di essere consapevoli delle proprie lacune e, allo stesso tempo, pronti a migliorare. Se si hanno difficoltà a parlare in pubblico e/o a sostenere conversazioni in inglese, raccontare che ci si è iscritti a dei corsi può davvero fare la differenza e trasformare una situazione potenzialmente negativa in una favorevole».

Conoscere l’azienda per la quale ci si candida è un altro punto fondamentale. Sapere ciò di cui si occupa l’impresa, cosa sta cercando e chi sono le figure chiave dell’organizzazione può aiutare anche a gestire al meglio il colloquio perché dimostra quanto si è attenti e quanto si prenda sul serio l’opportunità. «C’è – conclude la manager – un altro aspetto che molti candidati tendono a trascurare, ma che in realtà può davvero fare la differenza: una buona mail di follow up. Chiedere aggiornamenti è naturale, ma è importante farlo nel modo corretto. Per prima cosa, è meglio lasciar passare qualche giorno in modo tale che entrambe le parti abbiano il tempo di riflettere sull’incontro. In secondo luogo, è bene essere chiari sullo scopo del messaggio. La chiarezza è sempre la scelta vincente, anche quando non si è più interessati a una posizione: piuttosto che negarsi al selezionatore e non rispondere a chiamate o messaggi, è molto più professionale fare sapere all’azienda che non si desidera proseguire nel processo di selezione”.
Può capitare che, sebbene il colloquio sembri andato benissimo, l’azienda scelga un altro candidato. Non si deve mai prendere questa decisione sul personale perché – durante un iter di selezione – ci sono una serie di fattori esterni che possono influire sulla scelta finale. Anche da una questa spiacevole situazione, però, si può trarre un insegnamento: chiedere un feedback dettagliato sul colloquio può essere utile per migliorarsi in vista di opportunità future e non commettere gli stessi errori».

I "cacciatori di teste" di Oliver James (www.oliverjames.it) stanno sperimentando con successo dall’inizio del 2022 il colloquio basato sul gioco. Una soluzione efficace che permette di ridurre i tempi di selezione (che diminuiscono in media di oltre il 30%), migliorare l’attrattività dell’impresa (mediamente del +20%) e al recruiter di valutare più facilmente come i candidati siano in grado di muoversi all’interno del potenziale ruolo di atterraggio in azienda, in modo da capire molto più velocemente da un lato le loro hard skill, dall’altro anche il comportamento che poi il lavoratore potrà avere anche all’interno dell’impresa che lo assumerà, nonché l’allineamento culturale ai valori aziendali.


Un'altra frontiera della selezione del personale è il blind recruitment. Una tendenza, quello dei colloqui al buio, a cui si affidano sempre più aziende per trovare il candidato giusto. Già da qualche anno, soprattutto in Nord America, il blind recruitment è diventata una pratica consolidata: dai curricula che scorrono tra le mani dei recruiter vengono cancellate alcune informazioni degli aspiranti lavoratori, come età, sesso e razza, per eliminare qualsiasi tipo di pregiudizio nella scelta. Sap Italia ha fatto di più, arrivando a una vera e propria blind interview: i candidati hanno avuto la possibilità di presentarsi ai selezionatori in stanze prive di luce in modo che fossero le loro effettive competenze e capacità a emergere. Un’esperienza senza dubbio inusuale, che i candidati hanno affrontato con grande interesse, riportando toni entusiastici per questa iniziativa.

In un contesto nel quale i processi di assunzione si svolgono sempre di più in maniera virtuale, Linkedin ha lanciato una funzionalità che aiuta i professionisti del recruiting (Hr manager, addetti al personale, head hunter eccetera) a trovare e assumere candidati di qualità più velocemente. La funzione "'video presentazione" aiuta i recruiter a valutare le doti di comunicazione e le competenze trasversali di un candidato prima del primo colloquio.


I sei consigli per il colloquio in inglese

L'inglese si conferma una delle lingue più utilizzate nel mondo del lavoro, tanto che la sua conoscenza è ormai richiesta in quasi tutte le offerte. È quanto emerge da uno studio recente di EF su più di 10mila annunci di lavoro, che ha identificato i settori in cui la padronanza dell'inglese è più ricercata, in quanto competenza diventata quasi implicita in alcune aree di mercato (come le vendite e l'accoglienza), e le professioni innovative (per esempio: Supporto all’Amministrazione, Sviluppatore, Tecnico, Addetti vendita) che ne richiedono una solida padronanza. Questa tendenza evidenzia che nel panorama lavorativo italiano sempre più aree necessitano di professionisti in grado di comunicare efficacemente in inglese, ma solo il 20% di questi ha una preparazione almeno di livello elementare. Inoltre, secondo una recente ricerca di Pearson e Psb Insight, sempre più persone iniziano la propria attività professionale con una scarsa conoscenza della lingua e decidono di rivolgersi ai datori di lavoro per essere aiutati a colmare questa la lacuna. Infatti, il 54% degli intervistati afferma che la scuola non ha dato loro un livello sufficiente di apprendimento dell'inglese e ben l’85% di questi concorda sul fatto che sia però fondamentale per trovare un impiego.

Inoltre, questa tendenza è stata confermata anche dai dati di un recente sondaggio rivolto da Edusogno alla propria community (circa 85mila membri con un’età media tra i 18 e i 35 anni), dal quale risulta che solo il 27% delle persone è soddisfatto del metodo di insegnamento scolastico dell'inglese, e ben il 96% lo considera da “abbastanza importante” a “indispensabile” per lavorare. Dunque, essendo l’inglese una competenza cardine, è ampiamente probabile che capiti di dover prima o poi affrontare un colloquio di lavoro in lingua o sostenerne almeno una parte affinché l’interlocutore possa testarne la padronanza. Edusogno, la start up di English learning on line fondata da tre giovani under 30, ha messo a punto una lista di sei consigli per affrontare al meglio un colloquio in inglese:

1. Essere trasparenti. Onestà e precisione circa la propria capacità di esprimersi in lingua inglese sono fondamentali per affrontare il colloquio serenamente. Per questo è importante riportare correttamente il proprio livello sul curriculum in base al Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, e non mentire su eventuali certificazioni e soggiorni all’estero durante il colloquio: sono in gioco la nostra serietà e senso di responsabilità. Inoltre, condividere con il recruiter la volontà di intraprendere un percorso volto al miglioramento della lingua, può essere un gesto molto apprezzato.

2. Studiare l’interlocutore. Arrivare al colloquio dopo aver fatto una ricerca sulla realtà per cui ci si candida – in particolare guardando sito e pagine social – è importante perché permette di arrivare preparati ed essere più pronti nel discutere in inglese delle aspettative o dei dubbi legati alle prospettive di lavoro in quella posizione.

3. Il cv in inglese è importante. Anche se si sta cercando lavoro in Italia, avere una copia del proprio CV in lingua inglese è un plus irrinunciabile, tanto che molte aziende chiedono di ricevere esclusivamente questa versione, anche quelle con sede in Italia. È importante quindi essere in grado di esporlo parlando della propria istruzione e delle esperienze lavorative con la stessa fluidità con cui siamo in grado di farlo in Italiano.

4. Preparare le risposte. Stilare una lista di domande e risposte in inglese permette di non essere colti di sorpresa se posti di fronte ai tipici quesiti di un colloquio. Oltre alle domande sul proprio percorso di studi e background professionale, è bene prepararsi a rispondere anche in merito a passioni e attitudini personali, e alle domande più insidiose come “Tre pregi e tre difetti?” o “Dove vorresti essere tra 5 o 10 anni?”. Esercitarsi a essere fluenti nelle risposte può davvero fare la differenza.

5. Proattività. In genere, all’inizio del colloquio l’intervistatore pone al candidato qualche domanda più “leggera” per rompere il ghiaccio. Preparare un breve argomento a piacere su un tema di natura personale (per esempio circa i propri interessi, il viaggio più recente, etc.) evita l’imbarazzo di non saper da dove cominciare e trasmette molta più sicurezza di sé.

6. Fare una simulazione. Perché non chiedere a un amico madrelingua o particolarmente fluente di fare le veci del recruiter e darci un supporto in una breve sessione di allenamento? Simulare il colloquio in un ambiente protetto ci permetterà di analizzare i nostri punti deboli e intervenire tempestivamente. Questo esercizio è utile per chi ha un inglese particolarmente arrugginito.

Il tour dei consulenti del lavoro

Far conoscere ai giovani le reali esigenze delle aziende: è l'obiettivo dei consulenti del lavoro secondo cui vale la pena scommettere sull'orientamento mirato per arginare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Secondo i dati di Unioncamere, a marzo 2024, il disallineamento tra domanda e offerta ha raggiunto punte elevate tra le imprese del Nord Est, per cui sono difficili da reperire circa il 52,9% dei profili ricercati; situazione che resta critica anche nelle aziende del Centro (45,9%) e del Sud (44,5%). L'orientamento al lavoro è uno degli obiettivi del tour itinerante Il lavoro viaggia con noi, promosso dalla Fondazione consulenti per il lavoro, in collaborazione, tra gli altri, con i Consigli provinciali dell'Ordine e l'Associazione nazionale giovani consulenti del lavoro.

Sono 19 le tappe del tour che attraversa lo Stivale: partenza da Napoli (Piazza Dante) e arrivo a Messina il 6 maggio. La Fondazione Lavoro, Agenzia per il lavoro del Consiglio nazionale dell'Ordine, sensibilizzerà i ragazzi anche ai valori della legalità e della sicurezza sul lavoro. I giovani, infatti, potranno mettersi alla prova con GenL, il videogame ideato nel 2019 per educare e promuovere il lavoro etico cimentandosi in sfide virtuali, che finora hanno coinvolto oltre 140mila studenti. Ma anche avere la possibilità di conoscere i percorsi da intraprendere per svolgere la professione di loro interesse, ricevere utili suggerimenti per redigere un curriculum vitae efficace e avere così più chance nel corso di un colloquio di lavoro. L'orientamento al lavoro avverrà anche sperimentando Sorprendo, piattaforma tecnologica che aiuterà i ragazzi a individuare i propri punti di forza e l'ambito lavorativo in cui spendere al meglio le proprie competenze.

«Il mercato del lavoro è così cambiato che oggi è il lavoratore che sceglie il posto di lavoro, che dopo il colloquio dice al datore di lavoro "le farò sapere" - afferma il presidente della commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto -. A me sono arrivati di recente dei documenti che descrivono il 70-80% dei colloqui di lavoro. Oggi i candidati chiedono molte cose prima di arrivare al pur importantissimo tema dei salari: quale sarà la propria conciliazione vita-lavoro, se sarà applicato lo smart working, se ci saranno opportunità di carriera, quale sarà il welfare aziendale applicato. Il compito della politica è agevolare l'ingresso nel mercato del lavoro. La sfida delle aziende nei prossimi anni, sarà tenersi i lavoratori. Noi eravamo molto preoccupati dal tema dello sblocco dei licenziamenti, la politica pensava che i datori di lavoro avrebbero licenziato milioni di persone, è accaduto esattamente il contrario. Le aziende tenevano i lavoratori, ma c'è stato il fenomeno delle grandi dimissioni».








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