venerdì 5 febbraio 2021
La confederazioni punta il dito contro gli aumenti dei prezzi delle materie prime a livello mondiale e chiede interventi strutturali per il settore agricolo
Coldiretti lancia l'allarme sui prezzi delle materie prime alimentari

Coldiretti lancia l'allarme sui prezzi delle materie prime alimentari - Ansa

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Covid-19 soffia sui prezzi delle materie prime alimentari. Era già accaduto e sta accadendo nuovamente, mentre le parole d’ordine dei mercati paiono essere due: accaparramento e speculazione. A lanciare l’allarme in Italia è stata ancora ieri la Coldiretti che dice: «Si sta innescando un nuovo cortocircuito alimentare». Stando ad una analisi sui dati Fao di gennaio, i prezzi mondiali dei prodotti alimentari avrebbero raggiunto i livelli massimi da quasi sette anni. A crescere più di tutte le quotazioni di cereali, oli vegetali e zucchero. Gli aumenti stanno colpendo le materie prime di base, quelle oggetto della corsa all’acquisto da parte di singoli Stati che cercano di garantire il sostentamento della popolazione. Tutto «in uno scenario – si legge in una nota –, di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici». La situazione sta in pochi numeri. L’indice Fao dei prezzi alimentari ha raggiunto in gennaio una media di 113,3 punti: + 4,3% dal dicembre 2020 e uno dei valori più alti dal luglio 2014. Ma cosa sta aumentando? Prima di tutto i prezzi internazionali del mais (+11,2%), seguiti da quelli di orzo (+6,9%) e grano (+6,8%). «Ma – dice l’organizzazione agricola –, una tendenza al rialzo si registra anche per lo zucchero (+8,1%) e per gli oli vegetali che sono saliti del 5,8% in un mese, raggiungendo il valore più alto dal maggio 2012». Stesso andamento per l’indice Fao dei prezzi dei lattiero-caseari: +1,6% a causa dei forti acquisti della Cina. Solo la carne ha fatto registrare un aumento modesto pari all’1%. Mercati in tensione, dunque. Una situazione che rende difficile la vita in vaste aree del pianeta, ma che viene 'sperimentata' anche in Italia. Coldiretti, infatti, dice che l’inflazione agroalimentare che sta dilagando aggrava la situazione di «un Paese che è fortemente deficitario ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di immagazzinamento per le principali commodities, dal grano al mais, oltre che di un pianoproteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento e per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri». L’Italia, poi, soffre di un doppio problema. Da un lato, per i ritardi infrastrutturali gli effetti positivi della crescita mondiale dei prezzi – spiega la Coldiretti – si trasferiscono nei mercati interni solo marginalmente; dall’altro, la crescita dei prezzi si abbatte pesantemente sul lato dei costi di produzione per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno per questo affrontando una grave crisi. Tutto questo significa prezzi alla produzione fermi, aumento dei costi e bilanci a picco. Così, l’agricoltura e l’agroalimentare vivono ancora una volta i paradossi di sempre. La produzione alimentare diventa più strategica e promettente di prima (proprio Coldiretti stima in un milione i posti di lavoro che possono nascere in dieci anni), ma emergono tutte le fragilità del settore sul quale, viene chiesto a gran voce, «occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali ». E la ricetta, per Coldiretti, potrebbe stare nel Recovery plan con forti investimenti infrastrutturali, nella chimica verde e nella gestione delle acque oltre che in specifici settori produttivi.

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