martedì 1 febbraio 2022
Si tratta del 62,7% di quelli depositati nell'Archivio del Consiglio nazionale per l'economia e il lavoro (su un totale di 992) al 31 dicembre 2021
Villa Lubin, la sede del Cnel a Roma

Villa Lubin, la sede del Cnel a Roma - Archivio

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Sono 992 i contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) depositati nell'Archivio nazionale dei contratti pubblici e privati del Cnel-Consiglio nazionale per l'economia e il lavoro, aggiornato al 31 dicembre 2021. Di questi, 622 risultano scaduti (62,7%). A giugno 2021 erano 985. È quanto emerge dal XIV Report periodico dei contratti collettivi vigenti del Cnel che raccoglie l'elenco degli accordi vigenti, comprensivi delle date di stipula,decorrenza e scadenza, nonché delle parti contraenti. Nel secondo semestre del 2021 l'Archivio ha registrato l'ingresso di 51 nuovi contratti; al contempo sono stati eliminati dal computo i contratti vigenti dei Ccnl scaduti, anche da molto tempo, che le parti non intendono rinnovare. Nel report sono presenti 202 contratti scaduti da oltre cinque anni. In base alla documentazione depositata in Archivio, inoltre, risultano 138 contratti con scadenza nel corso del 2021 e non ancora rinnovati al 31 dicembre 2021, mentre nel 2022 andranno a scadere ulteriori 122 Ccnl. A ogni Ccnl vigente presente nell’elenco è associato un codice che il Cnel assegna al fine di organizzare e catalogare tutta la documentazione raccolta in Archivio. Tali codici costituiscono i cosiddetti codici alfanumerici unici che, a partire dalle competenze di dicembre 2021, vengono utilizzati per l’indicazione del Ccnl nei modelli Uniemens per le denunce retributive e contributive mensili all’Inps. Nonostante il continuo monitoraggio dei rinnovi contrattuali, non si hanno notizie per molti dei contratti scaduti, anche da tempo; altri invece risultano effettivamente scaduti e non ancora rinnovati, nonostante il superamento del periodo di vigenza.

Tra gli accordi inseriti nell’ultimo periodo si segnala l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Ccnl per il personale dipendente da imprese di pulizia, di disinfestazione e di servizi integrati/multiservizi, sottoscritto il 26 novembre 2021 da Fnip, assistita da Confcommercio, e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltrasporti. L’accordo è stato sottoscritto dopo circa dieci anni dal precedente rinnovo contrattuale. Relativamente al settore artigiano, nel mese di dicembre risultano rinnovati il Ccnl per l’Area Alimentazione-Panificazione in (6 dicembre 2021) e quello per l’Area Meccanica (17 dicembre 2021). Nel Report, inoltre, è presente il rinnovo unificato del 9 dicembre 2021 dei due contratti - per le aziende municipalizzate e per le aziende private - per il settore di Igiene Ambientale, entrambi scaduti il 30 giugno 2019. Per quanto riguarda le cooperative, infine, il 15 dicembre 2021 è stato siglato l’accordo per il rinnovo del Ccnl per gli imbarcati su natanti di cooperative di pesca, scaduto il 31 dicembre 2020.

Di recente da Villa Lubin era stato lanciato l'allarme sul proliferare dei "contratti pirata". Spesso usati per ridurre il costo del lavoro e le tutele ai lavoratori. Più di un terzo dei Ccnl depositati, infatti, sono sottoscritti da organizzazioni non rappresentate al Cnel, anche se questi contratti risultano applicati a un numero davvero ridotto di lavoratori: 353 contratti su 933 (pari al 38%) sono sottoscritti da firmatari datoriali e sindacali non rappresentati al Cnel, ma tali contratti risultano applicati a 33mila lavoratori su oltre 12 milioni (si tratta di circa lo 0,3%). «Si pongono tuttavia problemi che non possono essere ignorati e che derivano proprio dall’elevato numero di fonti collettive deputate a regolare i rapporti di lavoro, che in linea teorica non sarebbe necessariamente negativo qualora generasse effetti concorrenziali virtuosi - si legge nel XXII Rapporto sul mercato e del lavoro e la contrattazione collettiva -. Il guaio è che gli effetti concorrenziali agiscono soprattutto al ribasso. La pluralità di fonti collettive e l’ampliamento dell’offerta di regole che disciplinano il rapporto di lavoro possono diventare il mercato dove “fare shopping” per ridurre il costo del lavoro».

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