venerdì 18 settembre 2009
Gli immobili si svalutano da 2 anni. Ma la domanda è in ripresa: chi cerca casa bada sempre più al prezzo, magari adattandosi anche a soluzioni meno pregiate di quelle sperate, e chi vende è più disposto ad abbassare le sue pretese. Ecco la mappa del cambiamento.
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Le case italiane valgono un po’ meno. La discesa dei prezzi – confermata dall’ultima analisi dell’ufficio studi di Tecnocasa – prosegue ormai da due anni: è iniziata nella seconda metà del 2007 e ancora non si è fermata. Nel primo semestre di quest’anno i prezzi delle abitazioni sono calati del 2,7% nelle grandi città, del 2,8% nei capoluoghi di provincia e del 2,3% nei piccoli comuni Riduzioni minori, rispetto a quelle degli ultimi sei mesi del 2008 (tutte comprese tra il 3 e il 4%), che potrebbero essere seguite da un’ulteriore rallentamento della discesa nella seconda metà dell’anno e per tutto il 2010 per poi fermarsi l’anno successivo. Solo tra due anni, dunque, potrebbe tornare un mercato immobiliare «normale».Il contesto è difficile e «l’andamento del mercato del lavoro», spiegano gli analisti del primo gruppo immobiliare d’Italia, è la maggiore incognita che pesa sui prossimi mesi del mercato del mattone. La domanda è in ripresa, chi cerca casa bada sempre più al prezzo, magari adattandosi anche a soluzioni meno pregiate di quelle sperate, e chi vende è più disposto ad abbassare le sue pretese. Anche i tempi di trattativa si stanno stabilizzando attorno ai 4 mesi. Tra le grandi città le svalutazioni maggiori sono quelle delle case di Napoli (-3,8%), Bologna (-3,4%) e Palermo (-3%). Tengono meglio Milano (-1,7%), Firenze (-1,9%) e Torino (-2,3%). Cali che, se guardati sul lungo periodo, fanno una certa impressione: Milano, Palermo e Torino sono le uniche tre città dove i prezzi, in due anni, non hanno perso più del 10%. Tra le tipologie di case resistono i prezzi di quelle più pregiate e cedono quelli delle abitazioni più economiche.Il mercato immobiliare vive comunque una serie di problemi indipendenti dalla crisi economica: c’è una maggiore offerta di case, il prezzo degli immobili resta spesso troppo distante dalla capacità di spesa dei possibili acquirenti, l’accesso al credito non è più facile come negli anni passati. Le banche, spiegano da Tecnocasa, hanno eliminato i prodotti più rischiosi, quelli che coprivano l’intero valore dell’immobile e si rivolgevano alle fasce economiche più basse. L’erogazione di nuovi mutui (il cui importo medio è di 114mila euro) nei primi tre mesi dell’anno è diminuita del 23%. Le banche sono caute anche perché stanno assistendo a un aumento delle sofferenze (+4% rispetto all’ultimo trimestre del 2008, a quota 20,4 miliardi di euro) sui prestiti immobiliari. Le aspettative di Tecnocasa sono per una ripresa del mercato dei mutui a partire dal 2010. Il mondo dei prestiti immobiliari, spiega Renato Landoni, presidente di Kìron Partner (la società di consulenza creditizia del gruppo Tecnocasa), «si sta avviando verso condizioni di nofrmalità, dove solo chi ha le adeguate caratteristiche di redditività avrà l’opportunità di scegliere il suo finanziamento».Al Nord. I prezzi delle abitazioni del Nord Italia sono scesi in media del 3,1% in 6 mesi. Il calo di Milano è piuttosto contenuto (-1,7%) rispetto alla media, anche se è naturalmente differenziato a seconda del tipo di appartamento: i prezzi delle case "economiche usate" sono scesi del 2,8%, la flessione si riduce progressivamente per gli appartamenti più pregiati, fino al -1,2% delle abitazioni signorili nuove (-1,7%). A Torino e Verona il calo del primo semestre è del 2,3%, a Bologna la flessione arriva fino al 3,4%. La città emiliana è, tra i grandi centri, quella che negli ultimi due anni ha assistito alla svalutazione più pesante degli immobili: -14,4%. Anche a Genova comunque i prezzi stanno calando rapidamente: -3,1% in sei mesi, -13,1% in due anni.Al Centro. Il Centro è l’area del Paese dove i prezzi delle case hanno subito la svalutazione minore: -1% in sei mesi. A Roma il calo è stato del 2,8%, con punte del -5,3% nella zona di Cassia-Torrevecchia e del 3,6% in zona San Giovanni. Nel centro storico il calo è minimo: -0,1%. Nell’altro grande centro della zona centrale d’Italia, Firenze, la flessione dei prezzi è stata dell’1,9%, abbastanza ridotta. In un anno il valore delle abitazioni fiorentine è diminuito del 5,1%, in due anni del 9,8%.Al Sud. Napoli è tra le città che soffre maggiormente la svalutazione delle case: -3,8% in 6 mesi, - 8,2% in un anno, -11,3% in due anni. Anche a Palermo il valore degli immobili si è contratto con forza (-3% nel semestre, -7,9% in un anno, -8,6% in due anni). Va meglio a Bari, dove la diminuzione è stata più contenuta. Nei primi sei mesi del 2009 i prezzi sono scesi del 2,6%, nell’ultimo anno del 4,9%, rispetto al 2007 la flessione è del 10,7%.Ma gli affitti volano. Milletrecento euro è l’affitto mensile medio richiesto a Roma per un appartamento di 80 metri quadri. «Un livello impossibile da sopportare per le famiglie di lavoratori» dice il Sunia secondo il quale «è necessario ridurre il livello di costo degli affitti». Il sindacato degli inquilini ricorda che «gli affitti negli ultimi anni sono cresciuti considerevolmente, dal 1999 si è registrato un aumento medio nei grandi centri del 165%». Gli inquilini constatano che «le attuali offerte del mercato privato sono incompatibili con le condizioni reddituali delle famiglie oggi in affitto che per più del 75% nei grandi centri urbani, percepisce un reddito inferiore a 20.000 euro: la quasi totalità dovrebbe essere speso per il canone e le spese per l’abitazione». La conseguenza di questa situazione è l’aumento degli sfratti per morosità: quasi 20mila negli ultimi 5 anni solo a Roma. Per il segretario generale del Sunia, Franco Chiriaco, «è necessario un intervento per abbassare il livello degli affitti» e non «criticabili piani casa» di cui il Sunia si fida ben poco. Al governo Ciriaco chiede di «aprire al più presto un tavolo di confronto per mettere mano alla riforma del regime delle locazioni, alla fiscalità di settore ed alle misure di sostegno alla domanda debole».
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