venerdì 8 febbraio 2013
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​Sul caso Montepaschi «la Banca d’Italia ha fatto tutto il possibile nei tempi giusti e nei modi appropriati». Mario Draghi difende Via Nazionale e se stesso (è stato governatore dell’istituto centrale fino all’ottobre 2011) dall’accusa di non avere vigilato correttamente sull’istituto senese. In una giornata che ha visto il Wall Street Journal gettare ombre sulla trasparenza di Bankitalia, il presidente della Bce è intervenuto sul tema finanziario più scottante di questi mesi durante la conferenza stampa mensile a Francoforte. Dove ha sottolineto tra altro che intorno alla scandalo Mps c’è un eccesso di «rumore» riconducibile alla campagna elettorale.Un articolo del quotidiano newyorkese ha rivelato ieri che nell’autunno del 2011 il Monte Paschi era «così a secco di liquidità» che dovette «negoziare un prestito» di circa 2 miliardi di euro con Bankitalia. Mentre «pubblicamente i suoi dirigenti rassicuravano che la posizione finanziaria della banca era adeguata», scrive il WSJ, per timore di scatenare panico sui mercati «né Mps né la Banca d’Italia resero pubblico quel prestito», come del resto permette la normativa vigente. Siena comunque restituì la somma nei tempi prestabiliti. Secondo gli analisti citati, «non aver divulgato il fatto che la banca non avesse più abbastanza liquidità, ha contribuito a nascondere la gravità dello stato finanziario della banca». Lo stesso quotidiano riconosce tuttavia una ratio nella condotta di Via Nazionale: «Questo prestito insolito» evidenzia «la pressione» a cui era sottoposta Bankitalia mentre cercava di «contenere i danni che avrebbe potuto provocare» il dissesto di una grande banca «soprattutto in un periodo in cui lo spread dell’Italia segnava record storici».Nella conferenza stampa Draghi non ha commentato questo specifico episodio mentre ha sottolineato che nulla può essere rimproverato a Via Nazionale sulla vigilanza su Mps. «Non dimenticate che sono stato io a firmare le due ispezioni (a Siena, ndr) – ha detto l’ex governatore –  e che è stato l’istituto «a dare alle autorità giudiziarie gran parte della documentazione. Il problema è che in caso di truffa, in genere i supervisori non hanno poteri investigativi». «Se avete dei dubbi – ha aggiunto Draghi rivolto ai giornalisti – potete anche visionare quanto comunicato dal Fondo monetario internazionale», citando integralmente la dichiarazione del capo Relazione esterne Gerry Rice, che parla di un’azione «tempestiva e adeguata» da parte del regolatore nazionale. Quanto alle polemiche sul caso, ha detto, «lasciatemi dire che, non voglio prendere posizione riguardo alle elezioni italiane, ma nel valutare quanto sentite e leggete dovreste considerare il rumore che normalmente producono gli appuntamenti elettorali». Se c’è una cosa da imparare dalla vicenda Mps è invece che «aver avuto maggiori poteri avrebbe aiutato», ha rilevato il presidente Bce,  citando come decisiva la possibilità di «rimuovere il manager di una banca se per varie ragioni lo si ritenesse non più adeguato».
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