giovedì 10 giugno 2021
Il sito di prenotazioni avrebbe evaso 153 milioni in sei anni secondo l'inchiesta partita da una serie di controlli della Guardia di Finanza di Genova
L'inchiesta su Booking è partita dai controlli della GdF di Genova

L'inchiesta su Booking è partita dai controlli della GdF di Genova - Ansa

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Il sito di prenotazioni turistiche Booking.com, gigante del web con sede in Olanda, è accusato di avere evaso in Italia 153 milioni di Iva tra il 2013 e il 2019. L’inchiesta, partita dai finanzieri del comando provinciale di Genova e di Chiavari, guidati dal colonnello Ivan Bixio e dal capitano Michele Iuorio, è coordinata dal sostituto procuratore Giancarlo Vona e dall'aggiunto Francesco Pinto. A pochi giorni dal caso Dhl, colosso della logistica tedesca, accusato di maxi frode fiscale proprio per aver evaso l’Iva e i contributi pensionistici per i suoi lavoratori con un sistema di false cooperative, finisce nel mirino un’altra società conosciuta in tutto il mondo. Accusata di aver ignorato del tutto il pagamento dell’imposta. L'inchiesta è iniziata nel 2018 da mirati accertamenti fiscali, effettuati nei confronti di gestori di bed & breakfast ubicati nelle zone a più alta vocazione turistica della provincia di Genova, e da lì si è estesa in tutta Italia, rivelando una condotta che, secondo i finanzieri, viene applicata tuttora anche a livello internazionale.

Dall'esame dei documenti fiscali la Guardia di Finanza ha rilevato che «la società olandese era solita emettere fatture senza Iva applicando il meccanismo del cosiddetto 'reverse chargè anche nei casi in cui la struttura ricettiva era priva della relativa partita, con la conseguenza che l'imposta non veniva dichiarata nè versata in Italia». I finanzieri hanno consultato le banche dati e le fonti aperte e con i dati messi a disposizione dalla multinazionale e relativi alle commissioni applicate a 896.500 posizioni di clienti in Italia si è ricostruito un fatturato per un ammontare di circa 700 milioni di euro nel corso dei sei anni analizzati. Su tale importo la società avrebbe dovuto procedere alla dichiarazione annuale Iva e versare nelle casse erariali oltre 153 milioni di euro di imposta. È invece emerso come la stessa non abbia nominato un proprio rappresentante fiscale, nè si sia identificata in Italia e quindi non abbia presentato la relativa dichiarazione «pervenendo così alla totale evasione dell'imposta, che non è stata assolta nè in Italia nè in Olanda».

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