martedì 7 settembre 2021
Il piccolo Stato centramericano è il primo ad accettare la criptovaluta per fare acquisti e pagare le tasse. Una scelta oggettivamente rischiosa su cui punta molto il discusso presidente Bukele
Macchinette Chivos per ritirare dollari "reali" o versare "bitcoin" in Salvador

Macchinette Chivos per ritirare dollari "reali" o versare "bitcoin" in Salvador - Twitter

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Da oggi il bitcoin ha valore legale in Salvador. È entrata in vigore la Ley Bitcoin, approvata a giugno, che dà alla criptovaluta lo status di moneta legale: i cittadini possono usarla per pagare le tasse e fare acquisti, i negozianti sono tenuti ad accettare bitcoin come forma di pagamento ma possono convertirli immediatamente in dollari.
Il 39enne presidente Nayib Bukele ha annunciato su Twitter l’acquisto di 200 nuovi bitcoin, che porta a 400 i bitcoin controllati dal piccolo Stato centramericano, per un valore di circa 20 milioni di dollari, alle quotazioni attuali (attorno ai 52mila dollari). El Salvador è il primo Paese al mondo a usare la criptovaluta come moneta legale. Il governo ha lanciato anche l’app chivowallet, portafoglio digitale con cui, tramite smartphone, la popolazione potrà comprare e vendere in bitcoin. Per agevolare il passaggio, i cittadini avranno 30 dollari in bitcoin “omaggio” dopo avere scaricato l’app.
El Salvador è sostanzialmente privo di una propria moneta dal 2001, quando l’allora presidente Paco Flores scelse di abbandonare il colòn per sostituirlo con il dollaro statunitense: fissò il cambio a 8,75 colones per un dollaro americano e rapidamente la valuta nazionale, che circolava da oltre un secolo nel Paese, sparì dalla circolazione. Ora il dollaro rimane la valuta di riferimento, affiancato dal bitcoin, secondo il suo valore – in dollari – liberamente stabilito dagli scambi tra traders.
A spingere per l’introduzione del bitcoin è stato il presidente Bukele. L’obiettivo dichiarato è quello di dare “inclusione finanziaria” al 70% della popolazione che oggi non ha un conto in banca. L’altro vantaggio sarebbe quello di permettere ai tanti emigrati di spedire denaro a casa gratuitamente (le rimesse arrivade in Salvador sono ammontate a 6 miliardi di dollari nel 2020).
Su Twitter lo stesso Bukele ha fatto capire che l’idea principale è comunque quella di fare del suo Paese una sorta di paradiso degli appassionati di criptovalute: pubblicizza il clima mite, l’assenza di tasse sulla proprietà e sui profitti da bitcoin, immediata residenza per gli imprenditori delle criptovalute.

Il presidente salvadoregno Nayib Bukele

Il presidente salvadoregno Nayib Bukele - Twitter

La sua è una mossa oggettivamente rischiosa. Il bitcoin è estremamente volatile, completamente in balìa degli umori del mercato. Solo nella prima metà di quest’anno le quotazioni sono salite da 30mila a quasi 65mila dollari per poi scendere di nuovo verso il punto di partenza e risalire sopra qjuota 50mila dollari negli ultimi giorni. Accettare una moneta così instabile per le proprie entrate fiscali rende più incerto che mai il destino dei conti pubblici salvadoregni. L’economia salvadoregna è piccola: i suoi 6,5 milioni di abitanti genernao un Pil di 25 miliardi di dollari, il debito pubblico ammonta a 23 miliardi. Il Paese sta trattando un piano di aiuti da oltre 1 miliardo di dollari con il Fondo monetario internazionale, un negoziato che già era diventato più complicato quando – a maggio – ha cacciato cinque giudici della Corte Suprema e il Procuratore capo.
L’Economist ha scritto che Bukele sembra pronto a diventare il primo dittatore millennial. Il suo responsabile della Banca centrale, Douglas Pablo Rodríguez Fuentes, sembra poco attrezzato per gestire eventuali situazioni critiche: ha una laurea breve in Contabilità Pubblica conseguita nel 2010 e ora sta studiando per un master online in Finanza Pubblica e Amministrazione Fiscale dello Ief di Madrid. L’unica sua esperienza lavorativa extrapolitica è stata in due aziende legate alla famiglia del presidente Bukele.

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