martedì 23 giugno 2020
Una startup creata da due giovani milanesi blocca lo spreco imposto dai canoni estetici
Bella Dentro, salva la frutta "brutta"
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Il cibo non si spreca, dicevano le nonne. Eppure oggi non è così. Ma, per fortuna, migliora l’approccio al consumo di frutta e verdura, che ogni anno in Italia obbliga gli agricoltori a lasciare nei campi circa il 4% della produzione: a fronte di 8,7 milioni di tonnellate di prodotti, solo nel 2018 l'ammontare di queste eccedenze era circa 1,4 milioni di toonellate di alimenti scartati a causa di criteri estetici, imposti dalla grande distribuzione e indipendenti dalla qualità effettiva del raccolto per gusto e aspetti nutritivi. A Milano, dall’idea di due giovani imprenditori – Luca e Camilla – è nata così Bella Dentro che può contare sul sostegno di Fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore, braccio strategico e operativo di Fondazione Cariplo nell’ambito dell’impact investing, che ha investito 300mila euro in equity per sostenere l’impatto sociale e culturale dell’iniziativa. “Ci proponiamo di restituire dignità ai prodotti classificati come scarto – spiegano Luca e Camilla – poiché esteticamente imperfetti promuovendo una filiera distributiva alternativa a quella tradizionale, più etica e sostenibile. In concreto, acquistiamo direttamente dagli agricoltori quei prodotti orto-frutticoli di ottima qualità, che solitamente non vengono accettati dalle cooperative e dalla grande distribuzione; successivamente ne promuoviamo la vendita presso privati, aziende e ristoranti attraverso eventi e attività di comunicazione realizzati ad hoc per sensibilizzare i consumatori sulla naturalezza, la qualità, il gusto e le proprietà nutritive di tali alimenti. Per poter salvare sempre più frutta e verdura superando i limiti imposti dalla deperibilità dell’ortofrutta fresca – proseguono – abbiamo cominciato a creare una linea di prodotti trasformati sempre a marchio Bella Dentro realizzati partendo dai prodotti salvati. L’obiettivo è innescare un circolo virtuoso che leghi le scelte di consumatori e produttori, consentendo ai primi di fare acquisti convenienti e di buon senso e ai secondi di ottenere il giusto compenso anche per la parte di produzione altrimenti non valorizzata”. Considerando che gli agricoltori italiani sono costretti a scartare dal 30 al 70% del raccolto che non soddisfa gli standard estetici richiesti dal mercato, Bella Dentro si propone di immettere sul mercato questi prodotti valorizzandone la qualità e riducendone gli sprechi – in un anno ha salvato dal macero 26 tonnellate di ortofrutta; garantire il giusto compenso ai produttori che investono tempo e risorse per creare un prodotto buono ma per il quale oggi si vedrebbero riconosciuto al massimo il 10% del valore di mercato (criterio sociale); donare in beneficenza tutto l’invenduto; sensibilizzare sui temi dello spreco della filiera agroalimentare, condividendo in particolare la propria esperienza con scuole elementari, medie e licei per aumentare conoscenza e consapevolezza delle nuove generazioni. “Per il primo anno e mezzo di attività – spiegano – abbiamo promosso la vendita ambulante a Milano con la nostra “Ape Bella Dentro”, ma lavoriamo all’apertura del primo negozio. A breve avvieremo un laboratorio di trasformazione alimentare insieme a L'Officina Cooperativa Sociale, realtà dedita all’impiego e alla formazione di ragazzi affetti da autismo e gravi ritardi cognitivi, attraverso cui creeremo una nuova linea di prodotti essiccati da vendere sia in negozio che online".

“Il team di Bella Dentro ha guadagnato la nostra fiducia grazie alla capacità di offrire una soluzione mirata a un problema diffuso nel settore ortofrutticolo. Riteniamo, infatti, doveroso impegnarci nel contrasto allo spreco alimentare, generato tanto da un pregiudizio dei consumatori, quanto da logiche di mercato che basano la selezione del raccolto su standard puramente estetici. Con il nostro investimento intendiamo supportare la diffusione di un nuovo modello produttivo che sia in grado, al tempo stesso, di ridurre gli scarti ingiustificati, ricompensare adeguatamente i coltivatori del proprio lavoro e promuovere una maggiore consapevolezza nelle scelte di consumo di molti acquirenti” – spiega Marco Gerevini, consigliere di amministrazione della Fondazione Social Venture GDA.

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