venerdì 8 aprile 2011
La Banca centrale ha aumentato di un quarto di punto il tasso di rifinanziamento dei pronti contro termine. Insorgono le associazioni dei consumatori: si profila una stangata. Tra le ragioni della scelta i timori di incrementi a catena dovuti alla corsa del petrolio sui mercati finanziari.
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Alla fine il rialzo dei tassi da parte della Bce è arrivato davvero, come ampiamente previsto. Ieri infatti a Francoforte l’Eurotower ha annunciato l’aumento di 25 punti base del tasso principale, portandolo all’1,25%. Era fermo all’1% dal 7 maggio 2009, e questa è la prima stretta da metà del 2008. La Bce ha inoltre innalzato il tasso marginale dall’1,75% al 2% e ha fissato quello sui depositi allo 0,5%. Immediata, in Italia, la reazione delle associazioni dei consumatori. Codacons ha stimato in 204 euro l’anno di media gli aumenti per i mutui, l’Adoc parla di 216 euro, meno pessimisti Federconsumatori e Adusbef che ipotizzano di incrementi medi di 132 euro l’anno.Annunciando la decisione, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ha spiegato che essa «permette di assicurare la stabilità dei prezzi a medio termine».Trichet ha tenuto però a precisare che l’attuale politica monetaria «resta accomodante, e dunque continua a dare un considerevole sostegno all’attività economica e alla creazione dei posti di lavoro». Insomma, la Bce non vuole strozzare la ripresa incipiente, e soprattutto non vuole assestare un colpo alle economie più fragili, a cominciare da Grecia, Irlanda e Portogallo. Non a caso, Trichet ha precisato che non si deve leggere nella decisione odierna necessariamente un primo passo verso un’ulteriore stretta a breve. «Non abbiamo deciso – ha infatti dichiarato – che si tratta del primo di una serie di rialzi dei tassi d’interesse». Quanto basta per provocare un calo dell’euro, che ieri ha chiuso a quota 1,4283 dollari, in recupero però rispetto al minimo di seduta (1,4240). Una cosa però è chiara, la Bce resta preoccupata per le tendenze inflazionistiche alimentate anzitutto dal caro greggio. E infatti Trichet ha affermato che i rischi inflazionistici «restano al rialzo». Per questo il banchiere ha avvertito. «Continueremo a monitorare molto da vicino tutti gli sviluppi per quanto riguarda i rischi al rialzo nella stabilità dei prezzi». Un tempo questa formulazione era sufficiente a lasciare prevedere un nuovo rialzo nel mese successivo, ma negli ultimi tempi questo «automatismo» è andato sfumando. Vari economisti citati dalla Reuters, comunque, affermano di attendersi un nuovo aumento a luglio e una chiusura a fine 2011 con un tasso di riferimento all’1,75%. Certamente, e questo il presidente della Banca centrale europea l’ha detto con chiarezza, resta «l’obiettivo di mantenere il tasso d’inflazione al di sotto del 2% sul medio termine. Un simile ancoraggio è un prerequisito affinché la politica monetaria possa contribuire alla crescita nella zona euro». Non è mancato un implicito monito a evitare di trasferire sui salari le tendenze inflazionistiche, «non accetteremo, non tollereremo – ha infatti affermato Trichet – effetti inflazionistici secondari». Un richiamo, infine, a una sana politica di bilancio da parte degli Stati membri. «Annunciare misure di consolidamento dettagliate per il 2012 e oltre – ha spiegato il banchiere – aiuterebbe a convincere l’opinione pubblica e gli attori del mercato che le politiche correttive saranno portate avanti», del resto «ci sono alcuni Paesi che devono risolvere i loro problemi».
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