mercoledì 19 gennaio 2011
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Fatica a vedere l’alba l’economia italiana. La sua crescita continua a restare fiacca, allontanando quella ripresa che è già una realtà in Germania (ma anche continuando a restare sotto la media dell’area euro). La conseguenza più evidente di questo basso sviluppo è che stenta ancora a generare posti di lavoro, con un’occupazione che mostra una flessione «più marcata per i giovani». L’analisi dell’ultimo bollettino economico della Banca d’Italia mostra senza pietà i limiti di un Paese che non riesce a rimuovere quegli «ostacoli strutturali che hanno finora impedito all’economia italiana di inserirsi pienamente» nella ripresa mondiale.Le notizie più positive elaborate dai tecnici del governatore Mario Draghi riguardano (e non è una novità) i conti pubblici: il deficit del 2010 potrebbe collocarsi alla fine anche sotto l’asticella del 5% fissata dal governo, a un livello inferiore a molti stati europei, grazie a una ripresa delle entrate ma soprattutto ai tagli alla spesa per investimenti, quella in "conto capitale", crollata di ben il 18,2%. Una caduta, questa, che induce a riflettere se la priorità data a politiche fiscali così rigorose (pur inevitabili) non sia un dazio troppo alto da pagare alla crescita.Linea piatta per il tasso di crescita. L’istituto di via Nazionale non prevede fiammate: il Prodotto interno lordo si manterrebbe sia quest’anno, sia nel prossimo «intorno all’1%» (per la precisione allo 0,9% nel 2011 e all’1,1% nel 2012), inferiore quindi alle stime "di consenso" dell’area euro che accreditano una media di +1,5% e a fronte di stime del governo che indicano un +1,3% quest’anno e un 2% nel 2012. La crescita continuerebbe però a essere sostenuta principalmente dall'export (la crescita della domanda mondiale potrebbe essere più vigorosa), i consumi interni resterebbero quasi fermi. Al riguardo, gli economisti di Bankitalia sostengono che la «perdurante incertezza circa le prospettive occupazionali», unita al probabile aumento graduale dei tassi d’interesse e ai «minori trasferimenti» da parte del settore pubblico, «orienterebbero le scelte delle famiglie italiane verso un maggior risparmio». I consumi privati, infatti, continuerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello del prodotto, pari allo 0,8% sia nel 2011 sia nel 2012. Una disoccupazione che colpisce i giovani. La situazione dei posti di lavoro mostra ancora una stasi, anzi una riduzione che risulta «più marcata per i giovani». Mentre le previsioni per i prossimi due anni dipingono uno scenario senza «una robusta ripresa dell’occupazione». Nel bollettino si sottolinea che a fine 2012 il Pil dovrebbe recuperare solo la metà della perdita subita nel corso della recessione (quasi 7 punti percentuali). E con un recupero così lento dai livelli pre-crisi le imprese, secondo l’analisi dell’istituto centrale, privilegiano «forme contrattuali più flessibili rispetto a impieghi permanenti a tempo pieno». La Banca d’Italia infine ribadisce che, aggiungendo ai dati sulla disoccupazione dell’Istat (che la colloca all’8,7%) il numero dei lavoratori in Cig e quelli che disperano di trovare impiego (gli "scoraggiati"), il tasso di disoccupazione arriverebbe a ridosso dell’11%.Deficit sotto controllo, ma debito ancora su. Il bollettino evidenzia un andamento delle entrate che nel 2010 sarebbe tornato positivo, soprattutto grazie ai nuovi vincoli sulle compensazioni Iva. Il deficit è stato così contenuto, anche se il debito pubblico dovrebbe essere salito invece nel 2010 dal 116% al 119%, più quindi dell’obiettivo di 118,5%. Ma un duro attacco alla politica del ministro dell’Economia, Tremonti, è giunto dal segretario del Pd, Bersani: «Gli rimprovero un disinteresse micidiale per l’economia reale. Tremonti fa un po’ il filosofo, un po’ il ragioniere, ma l’idraulico no».
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