lunedì 17 giugno 2019
Bankitalia: ad aprile nuovo record a 2.373 miliardi. Il premier Conte: all'Europa diremo di non lasciare il primato alla finanza. Salvini dagli Usa insiste sul taglio delle tasse
Nuovo allarme della Banca d'Italia sul debito pubblico. (Foto Ansa)

Nuovo allarme della Banca d'Italia sul debito pubblico. (Foto Ansa)

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Difficile immaginare un inizio peggiore per la settimana chiave dei conti pubblici italiani. A rendere ancor più complicati di quanto già lo siano i piani di Giuseppe Conte – alle prese con un negoziato arduo e delicatissimo con Bruxelles – è l’aggiornamento sul debito pubblico del Paese diffuso dalla Banca d’Italia in mattinata. Nella pubblicazione "Finanza pubblica, fabbisogno e debito" l’istituto centrale certifica un nuovo record negativo per il nostro passivo ad aprile, con un’impennata di quasi 15 miliardi (14,8 rispetto al mese precedente) che porta il totale a 2.373,3 miliardi. Secondo il report l’aumento riflette oltre al fabbisogno del mese (2,8 miliardi), l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (11,6 miliardi, a 58,5). Un andamento che, in base ai calcoli delle associazioni dei consumatori, «si traduce ormai in un fardello da 39.238 euro per ogni singolo cittadino italiano, neonati compresi». Un conto da «oltre 93mila euro a famiglia».

La salita del debito, inevitabilmente, rende ancor più stretti i margini di manovra del presidente del Consiglio nella partita in corso con i vertici dell’Unione. Davanti a una clessidra che si consuma sempre più velocemente, a Conte restano solo briciole di tempo a disposizione per formulare una risposta convincente all’ultimatum europeo.

Il capo del governo gialloverde si muove in un campo minato. Da un lato il premier cerca di evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo (senza operare una manovra correttiva) e prova a far sì che l’Italia sia influente nella composizione dei nuovi vertici comunitari, ma dall’altro lato lo stesso Conte agisce con estrema cautela per evitare la spaccatura della maggioranza M5s-Lega che continua a reggersi su un equilibrio precario.

Proprio per tenere a bada le tensioni interne, anche se non c’è ancora un incontro fissato ufficialmente, mercoledì dovrebbe tenersi a Palazzo Chigi un vertice di governo a tre con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Un consulto convocato alla vigilia del Consiglio Ue del 20-21 giugno con lo scopo di limare parola per parola il testo della lettera all’Europa e concordare la strategia politica sulla trattativa.

Nel frattempo, però, alcuni passaggi sono già stati definiti a grandi linee. Conte, a margine del salone aeronautico di Le Bourget, anticipa il "succo" della missiva. Sull’argomento il presidente del Consiglio evidenzia «che c’è tanta ansia e agitazione, ma in realtà è una lettera che conterrà un messaggio politico per l’avvio della nuova legislatura europea. Quindi se arriva un giorno prima o un giorno dopo non cambia molto». Conte svela la «sostanza» e il «cuore» del messaggio, rimandando invece i «dettagli» ai prossimi giorni: «Il primato della finanza non offre delle chance di crescita all’Europa nel segno dello sviluppo sociale, dell’equità, della solidarietà. Dobbiamo smettere di attribuire il primato non solo e tanto all’economia quanto addirittura alla finanza. L’Italia si dimostrerà più europeista degli altri Paesi nella misura in cui riuscirà ad offrire un contributo critico».

Da Washington, dove si trova in visita, Salvini apre a una «manovra trumpiana» per l’Italia e interviene sull’atteggiamento da tenere nel braccio di ferro con l’Europa. Perché nonostante il clima di «rinnovata fiducia e dialogo» nell’esecutivo riscontrato da Conte, il vicepremier leghista non intende lasciare a quest’ultimo l’incarico esclusivo di gestire il negoziato: «L’ostinazione sui vincoli e sull’austerità non aiuta. Per questo ci apprestiamo a trattare con l’Ue da pari a pari, senza timori reverenziali». Sulla flat tax, per esempio, il ministro dell’Interno ribadisce la volontà di realizzarla: «Possiamo decidere come modularla negli anni, ma un taglio delle tasse ci deve essere assolutamente. Convinceremo l’Europa con i numeri, la cortesia, altrimenti le tasse le taglieremo lo stesso, e la Ue se ne farà una ragione».

Alcune indiscrezioni circolate nelle ultime ore indicavano un possibile "baratto" sull’asse Roma-Bruxelles, con un’Italia disposta a mantenere un atteggiamento più morbido e flessibile sul rinnovo dei vertici europei in cambio di ricevere un giudizio clemente sui conti. Rumors che Conte smentisce indirettamente, rispondendo a chi gli chiede se eventuali rinvii sull’attribuzione dei nuovi incarichi nelle istituzioni comunitarie potessero in qualche modo danneggiare il nostro Paese. L’Italia, assicura il presidente del Consiglio, è «pienamente coinvolta» nel processo delle nomine europee, a prescindere dai tempi che «si allungano o si accorciano».

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