martedì 1 settembre 2020
Il Cda di Tim ha approvato una lettera d'intenti con Cdp Equity per realizzare il progetto di rete unica nazionale attraverso la fusione tra FiberCop e Open Fiber. Ecco cosa c'è da sapere
Fibra ottica

Fibra ottica - Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento

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Un possibile punto di svolta per le telecomunicazioni italiane. Con un paletto temporale già messo nero su bianco: entro marzo 2021 AccessCo dovrà essere realtà. Dopo giorni di indiscrezioni e il segnale politico dell'esecutivo, il Cda di Tim ha approvato e dato il via libera alla firma di una lettera d'intenti con Cdp Equity (Cdpe), per realizzare il progetto di rete unica nazionale attraverso la fusione tra FiberCop e Open Fiber, controllata al 50% da Enel. Alla vigilia ci aspettavano solo i principi base del Memorandum, invece in serata sono arrivati molti dettagli, con il board parallelo di Via Goito che parla di passo "necessario" per l'accelerazione dello sviluppo digitale dell'Italia". Perché da Corso Italia è stato deliberato come previsto un tratto fondamentale per questo percorso: è stato approvato l'accordo con Kkr Infrastructure e Fastweb relativo alla costituzione di FiberCop, la NewCo in cui verranno conferite la rete secondaria di Tim (dall'armadio di strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture partecipata da Tim (80%) e Fastweb (20%). La nuova società - di cui Tim deterrà il 58%, gli americani Kkr il 37,5% e Fastweb il 4,5% - offrirà servizi di accesso passivi della rete secondaria in rame e fibra a tutti gli operatori del mercato. Tim ha accettato l'offerta vincolante di 1,8 miliardi di euro da parte di Kkr, che acquisterà il 37,5% di FiberCop. La rete unica? Secondo quanto previsto dall'intesa, Tim deterrà almeno il 50,1% di AccessCo e attraverso un meccanismo di governance condivisa con Cdp sarà garantita l'indipendenza e la terzietà della società. A tal proposito sono previsti meccanismi di maggioranze qualificate e regole di controllo preventivo. L'amministratore delegato verrà espresso da Tim con l'avallo di Cdp, e il presidente designato da Cdp per l'ok di Tim.

1) CHE COSA SI INTENDE PER RETE UNICA DELLA BANDA ULTRALARGA?

La banda ultralarga consiste nella capacità delle reti di inviare dati ad altissima velocità, equivalente ad almeno 100 megabit per secondo (definita “ultra fast broadband” nell’Agenda digitale europea) o ad almeno 30 Mbps (“fast broadband”). L’Italia porta avanti un piano strategico per la banda ultralarga da marzo 2015 con l’obiettivo di coprire l’85% della popolazione a 100 Mbps e tutti cittadini con connettività di almeno 30 Mbps.

2) PERCHE' C'È STATA UN'ACCELERAZIONE NEGLI ULTIMI MESI?

I mesi di lockdown hanno rivelato quanta fame di banda abbiano le famiglie e le imprese italiane: per le videoconferenze, la didattica a distanza, lo streming di cinema e musica che viaggiano ormai on demand. Per non parlare delle aziende, che si scambiano una mole crescente di dati. Sono ormai due anni che il tema "rete unica", fra accelerazioni e frenata, tiene banco nel settore delle tlc italiane: già nel 2018, infatti, Tim aveva ritenuto fosse opportuno unire le forze proprio con Open Fiber, la società partecipata al 50% da Cdp e al 50% da Enel, voluta nel 2016 dall’allora governo Renzi. Per accelerare nella creazione di una rete Fiber to the home (Ftth), ovvero con la fibra ottica che arriva fino alle case degli utenti, così da colmare il digital divide all’interno del Paese e fra l’Italia e gli altri Stati (siamo venticinquesimi nelle classifiche Ue davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria), evitando così la duplicazione degli investimenti. Il tema è sempre stato oggetto di trattative, anche aspre, e scontri dialettici fra le parti in causa, ma da dopo la pandemia da Coronavirus si è fatto decisamente più forte l’interesse politico per questa operazione.

3) QUAL È OGGI LA SITUAZIONE DELL'INFRASTRUTTURA DIGITALE ITALIANA?

La copertura in banda a 30 Mbps, secondo il sito del ministero dello Sviluppo economico, raggiunge il 66% della popolazione. La velocità ad almeno 100 Mbps è disponibile per il 20,3% degli abitanti mentre appena il 17,3% è coperto da una rete con capacità tra i 100 e i 500 Mbps. La copertura oltre 500 Mbps raggiunge infine solo il 10% degli italiani. Ad oggi, l’intera rete nazionale che eroga servizi di connettività residenziale afferisce a Tim, Open Fiber (solo all’ingrosso), pochi grandi provider, tanti piccoli operatori locali e alcuni fornitori di "fixed wireless", un sistema ibrido di collegamenti via cavo e senza filo definito anche “Fiber to the tower” (Fttt), ovvero “fibra fino all’antenna”. Le linee complessive sono 19,47 milioni, di cui il 44,3% in rame, il 41,8% in rame-fibra (Fttc, fiber to the cabinet), il 6,9% fibra fino a casa (Ftth) e il 7,1% fixed wireless. A prescindere dalla tecnologia, 12,2 milioni di linee fanno riferimento a Tim, le altre sono per lo più di Vodafone, Fastweb, WindTre, Linkem, Eolo e Tiscali. La rete in fibra più estesa e capillare resta dunque quella di Tim, però raggiunge soprattutto le cabine e non direttamente le abitazioni.

4) COS'È LA RETE SECONDARIA DI TIM?

La rete di accesso in rame, il famoso doppino portato in dote dall’ex monopolista, confluirà in FiberCop, la società pensata da Tim per la gestione della rete unica, con la rete di Flashfiber (l’Ftth di TIM e Fastweb) e secondo l’accordo firmato ieri, entro marzo 2021, anche insieme alla rete Ftth di Open Fiber. L’obiettivo è quello di portare la fibra dentro le case sostituendo il doppino in rame che ha un grosso limite tecnologico: se in città, infatti, un "cabinet" è posizionato a circa 250 metri dall’abitazione, nelle zone extraurbane la soglia supera di gran lunga i 500 metri e le velocità iniziano a ridursi. In linea di massima tra i 30 e i 100 Mbps reali un comune abbonato può sfruttare al meglio tutti i servizi digitali oggi disponibili sul mercato, compreso il 4K Ultra HD di Netflix, ma nei prossimi anni i servizi sono destinati a richiedere sempre più banda e la fibra fino a casa resta la soluzione migliore in un Paese come il nostro che non ha mai sviluppato la tv via cavo.

5) QUALI SONO I PRINCIPALI NODI DEL PROGETTO TIM-OPEN FIBER?

Una rete unica in fibra appare dunque come un passo deciso nel futuro. Mettendo a fattore comune la rete di Tim e quella di Open Fiber si ottengono capillarità nella diffusione e servizi all’ingrosso all’avanguardia. Con una soluzione aperta a tutti gli operatori si possono inoltre concentrare gli investimenti e lasciare che la concorrenza si sfidi sull’erogazione dei servizi al cliente finale anche nelle zone "a fallimento di mercato". Il nodo principale da sciogliere resta pertanto quello di garantire la cosiddetta neutralità dell’infrastruttura. Tim veste oggi panni sia di principale operatore all’ingrosso nazionale che di provider di servizi agli utenti: il 46% del mercato degli accessi contro il 15,6% di Vodafone, il 13,7% di Fastweb e il 13,6% di WindTre. Secondo quanto previsto dall’intesa siglata ieri, Tim deterrà almeno il 50,1% della nuova rete unica "AccessCo" e, attraverso un meccanismo di governance condivisa con Cdp, sarà garantita l’indipendenza e la terzietà della società.

6) COSA SIGNIFICA OPERATORE "ALL'INGROSSO"?

Difficile però che Tim rinunci ai suoi milioni di clienti e diventi un operatore "wholesale-only", un rivenditore di banda larga esclusivamente all’ingrosso come fa già oggi Open Fiber con Vodafone, Wind, Sky e Tiscali. Restano pertanto da chiarire molti aspetti sulla governance: a chi competeranno ad esempio le decisioni tecnologiche circa il tipo di apparati da installare? Ad AccesCo o agli operatori che comprano banda da rigirare ai clienti finali? Saranno garantiti gli investimenti che OpenFiber, vero grossista, faceva finora nelle aree bianche?

7) CHE COSA SONO LE AREE BIANCHE?

L’Italia porta avanti dal 2015 un piano per combattere il digital divide a suon di banda ultralarga. Viene attuato da Infratel, società del Mise, il cui principale obiettivo è promuovere la realizzazione e l’integrazione di infrastrutture che offrono servizi internet nelle aree a fallimento di mercato, dette aree bianche in sede europea e declinate nei cluster C e D in Italia. Open Fiber si è aggiudicata per vent’anni tutti i lotti di tutti e tre i bandi, che insistono proprio sui cluster C e D, agendo esclusivamente in modalità wholesale, affittando cioè la propria rete in fibra agli altri operatori.

8) COS'È LA TECNOLOGIA 5G?

In aggiunta alla rete unica nazionale, Cdp Equity e Tim daranno immediato avvio «alle valutazioni in merito ad ulteriori aree di possibile cooperazione per perseguire lo sviluppo di altre tecnologie» fra cui il 5G, la nuova rete mobile che garantirà velocità teoriche di picco pari a 20 Gbps in download e 10 Gbps in upload per singola cella. In Italia ha debuttato all’inizio dell’estate scorsa, ma è disponibile oggi solo per chi abita a Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli e pochissimi altri capoluoghi. Ma soprattutto da sola non può bastare per garantire il superamento del digital divide a causa della portata ridotta delle elevate frequenze su cui viaggia il segnale e della soglia massima di traffico dati accessibile ogni mese per evitare salassi in bolletta.

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