giovedì 13 ottobre 2022
Gli istituti alternativi hanno ricavi migliori perché investono nell’economia reale
Le banche etiche sono più redditizie di quelle tradizionali
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«Le performance straordinarie delle banche etiche dimostrano che sostenibilità e crescita economica possono andare di pari passo». Lo ha detto Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, nel video messaggio trasmesso durante l’evento di presentazione, tenutosi ieri al Parlamento europeo, del quinto report annuale sulla finanza etica in Europa, pubblicato da Banca Etica e realizzato in collaborazione con Febea (Federazione europea delle banche etiche e alternative).

Mettendo a confronto i dati di circa 4 mila e 500 banche “tradizionali” operanti nell’eurozona e delle 24 banche etiche europee, è risultato che queste ultime sono più redditizie delle banche mainstream. «Nei dieci anni fino al 2020, gli istituti finanziari alternativi sono stati mediamente due volte più redditizi rispetto a quelli tradizionali in termini di Roe (return on equity) — ha affermato Mauro Meggio-laro, analista della fondazione Finanza etica — inoltre, durante la pandemia, i depositi delle banche etiche sono cresciuti di oltre il 15%, contro l’8% degli altri istituti». Secondo Meggiolaro, il motivo di questi risultati positivi è da attribuire al fatto che le banche etiche, con il loro modo di operare, contribuiscono molto di più all’economia reale.

Stando ai dati, risulta infatti che ben tre quarti dei profitti delle banche etiche proviene da prestiti, mentre gli altri istituti puntano maggiormente sulla vendita di servizi finanziari e, spesso, sulla speculazione. «Alla luce di questo, è un paradosso che le banche etiche siano considerate “alternative”, — ha affermato Daniel Sorrosal, direttore di Febea — quando in realtà sono proprio questi istituti a svolgere l’attività bancaria nei modi più tadizionali». Un approccio che, tra le altre cose, riduce la volatilità e i rischi legati agli investimenti, aspetto particolarmente importante in questo periodo di grande incertezza. «I rischi finanziari sono legati a doppio filo a quello che succede nella società — ha spiegato Federica Ielasi, docente all’Università di Firenze — valutare l’impatto “Esg” (Environment, social, governance) che un prestito o un investimento può avere è quindi fondamentale per mitigare i rischi legati alla volatilità».

In questo giocano un ruolo fondamentale le metriche usate per valutare l’impatto ambientale delle attività bancarie. Non è più sufficiente, infatti, calcolare le emissioni di CO2 generate da una singola banca, ma bisogna tenere in considerazione anche l’impatto indiretto, come ad esempio quello causato da aziende inquinanti a cui si concedono prestiti. «Chiedendo ai propri clienti di valutare il proprio impatto — ha affermato Adriana Kocornik- Mina, membro del Pcaf — le banche etiche stanno aprendo la strada verso un nuovo modo di intendere la finanza che speriamo diventi presto lo standard per tutti».

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