lunedì 10 ottobre 2022
Il costo dell'energia genrera incertezza per il futuro. Per le imprese l'inflazione resterà alta per anni, in aumento i prezzi di vendita, in calo gli investimenti
Il dg di Banca d'Italia Luigi Federico Signorini all'Insurance Summit 2022 di Ania

Il dg di Banca d'Italia Luigi Federico Signorini all'Insurance Summit 2022 di Ania - Ansa

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La Banca d'Italia prevede ancora un Pil positivo nel 2023 sebbene "significativamente ridotto" rispetto alla precedente previsione. Lo ha detto il dg Luigi Federico Signorini intervenendo all'Ania ricordando come le stime ufficiali saranno diffuse il 13 ottobre e che l'incertezza resta alta. Per il 2022 «le previsioni di crescita non cambieranno di molto» mentre nella seconda parte del 2023 si prevede una ripresa e un Pil annuale complessivo positivo. Nello scenario avverso di «un impatto prolungato della guerra sui prezzi e le forniture energetiche» e sul commercio mondiale, il Pil 2023 sarà invece negativo.

Per l’anno in corso Bankitalia si attende un lieve rallentamento dell'economia nel terzo trimestre e «un impatto negativo più pesante, nel quarto, dagli "alti prezzi dell'energia e il rallentamento mondiale». Basandosi sui dati disponibili il Pil del terzo trimestre si chiuderà con un calo della manifattura mentre «i servizi continuano a crescere grazie alla buona stagione turistica».

Il clima però non è molto positivo e le aziende sono spaventate dall’impatto della crisi energetica e dell’inflazione. C’è una grande incertezza imputabile a fattori economici e politici e all'andamento dei prezzi delle materie prime. L’indagine realizzata presso le imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti indica una forte preoccupazione per «il rafforzamento dell'inflazione che durerà anche nei prossimi anni». Nel terzo trimestre «le attese sull'inflazione al consumo sono ulteriormente aumentate, superando il 6% sui 12 mesi e attestandosi su valori intorno al 5% anche sugli orizzonti più distanti (a 2 anni e tra 3-5 anni)».

Banca d'Italia evidenzia che per il 31,2 per cento delle imprese le difficoltà legate al costo dell'energia sono aumentate rispetto al trimestre precedente (la quota era pari al 17,7 per cento nella rilevazione di tre mesi prima). Il quadro è particolarmente sfavorevole per le aziende edili, tra le quali il 73 per cento ha riscontrato difficoltà analoghe o superiori rispetto al trimestre precedente (da 68,1), a fronte del 65,2 tra quelle dell'industria in senso stretto e del 43,7 nei servizi. Anche la dinamica dei prezzi praticati dalle imprese si è rafforzata e rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, «sospinta dai rincari degli input produttivi e dalle più elevate attese di inflazione». Segnalata anche una moderata revisione al ribasso dei piani di investimento per il 2022.

Nessun impatto negativo per il momento sull’occupazione: le prospettive nel quarto trimestre rimangono nel complesso favorevoli. «La quota di imprese dell'industria in senso stretto e dei servizi che prevedono di espandere il numero di addetti è risultata superiore di 5,6 punti percentuali a quella di chi ne prevede una riduzione, un divario più contenuto rispetto alla rilevazione precedente (15,7%)». «Le attese – sottolinea l'indagine di Via Nazionale – sono più favorevoli nel comparto delle costruzioni, dove il saldo è aumentato lievemente a 11,7%»

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