lunedì 13 maggio 2024
In Italia la media è di un ferito al minuto, un morto ogni otto ore. Rinnovato il protocollo di intesa Inail-Confimi. In arrivo nuovi ispettori. Non mancano le buone pratiche
A Casteldaccia (Palermo) sono morti cinque operai

A Casteldaccia (Palermo) sono morti cinque operai - Ansa

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La strage di Casteldaccia (Palermo) - con cinque operai che hanno perso la vita - riapre il capitolo delle "morti bianche". E di quanto siano ancora più necessari formazione, progetti, controlli e tecnici per prevenire gli incidenti. «In Italia la media degli infortuni sul lavoro è questa: un ferito al minuto, un morto ogni otto ore, in media, quindi, tre morti al giorno sul luogo di lavoro». Lo ricorda Paolo Capone (Ugl) presentando l'indagine a cura dell'Istituto Piepoli. Ancora pochi sono pienamente consapevoli dei dati reali e della rilevanza drammatica degli infortuni sul lavoro, anche tra gli stessi lavoratori: il 61% della popolazione e il 49% dei lavoratori non erano a conoscenza di questi dati. A ben vedere, la potenza di questo fenomeno si scarica tutta sul livello di preoccupazione. Sensibilizzati sulla tematica tutti dichiarano la propria apprensione in merito: fortissima per più di un lavoratore su due (57%), forte per tutti gli altri. La maggioranza dei lavoratori si sente, tuttavia, abbastanza confidente rispetto all’attenzione sulla sicurezza prestata nel luogo dove lavora: il 26% la ritiene positiva, il 57% abbastanza soddisfacente. Tuttavia, il 17% dei lavoratori esprime la propria sfiducia su questo aspetto e tale situazione raggiunge picchi molto più alti presso le categorie più coinvolte: il 55% degli operai, di fatto, valuta negativamente l’attenzione prestata dalla propria azienda ai temi della sicurezza sul lavoro.

All’interno del rapporto dell'Ilo-Organizzazione internazionale del lavoro le condizioni lavorative sono sempre più condizionate anche dalle alterazioni climatiche, mettendo a repentaglio la sicurezza dei lavoratori. Secondo le stime, oltre il 70% della forza lavoro mondiale si trova ad affrontare rischi concreti per la salute. Un dato sconcertante rivela che attualmente nel mondo 1,6 miliardi di lavoratori sono esposti alle radiazioni ultraviolette, conseguenza diretta dell'incremento della temperatura globale. Ogni anno, si contano circa 19mila decessi legati a malattie della pelle derivanti dall'attività lavorativa, a esclusione dei casi di melanoma. Ma le cifre drammatiche non si esauriscono qui: si stima che altri 1,6 miliardi di lavoratori potrebbero essere esposti all'inquinamento atmosferico nei luoghi di lavoro, con conseguenze tragiche fino a 860mila decessi all’anno. Anche nel settore agricolo sarebbero più di 800 milioni le lavoratrici e i lavoratori particolarmente esposti a sostanze nocive, come pesticidi e anticrittogamici.

Il protocollo Confimi-Inail

Inail e Confimi Industria rinnovano il protocollo d’intesa per un ulteriore triennio, rafforzando, quindi, la collaborazione tra l’Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e una realtà associativa significativa nel sistema economico e produttivo nazionale a cui aderiscono circa 45mila imprese manifatturiere che impiegano quasi 650mila lavoratori. Un percorso di collaborazione iniziato già tre anni fa e durante i quali si è ottenuta la pubblicazione di tre documenti tecnici sui temi della nuova prevenzione incendi nei luoghi di lavoro, della sanificazione nel post pandemia e della segnalazione e analisi dei near miss. Obiettivo del nuovo protocollo d’intesa, siglato dal presidente della confederazione Paolo Agnelli e del presidente dell’Istituto Fabrizio D’Ascenzo, è la realizzazione di attività e progetti volti alla riduzione sistematica di eventi infortunistici, incidenti e malattie professionali nelle piccole e medie imprese. Un impegno da portare avanti anche attraverso specifiche attività di prevenzione e con lo sviluppo di buone pratiche, in un’ottica di trasferibilità e applicabilità nei settori industriali di riferimento. Per il presidente di Confimi Industria, «la formazione continua e la consulenza alle imprese sono indispensabili per accrescere la consapevolezza sulle pratiche corrette per contrastare gli infortuni. La gestione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro deve sempre più essere percepita come un vantaggio competitivo». «Attraverso il rinnovo di questo protocollo – spiega D’Ascenzo – l’Istituto intende continuare a contribuire in maniera incisiva al processo di diffusione della cultura della prevenzione coinvolgendo il sistema produttivo italiano. L’Inail crede fortemente nell’importanza di condividere competenze, conoscenze, risorse e strumenti per promuovere azioni di rafforzamento della salute e sicurezza dei lavoratori e di contrasto al drammatico fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali».

La formazione, la prevenzione e i controlli

In Italia un infortunio medio costringe a casa un lavoratore per circa 15 giorni, costando allo Stato 64mila euro e all’azienda circa 7.500 euro. La formazione in materia di salute e sicurezza, invece, costa all’azienda molto meno: "solo" 4mila euro se si tratta di un lavoratore neoassunto nel settore edile, tra i più colpiti in termini di infortuni. Sono i dati illustrati dal Centro Studi di Conflavoro. «Formazione vuol dire prevenzione – sostiene Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro – e si tratta di un investimento non solo in termini di benessere e salute per il lavoratore, aspetti ovviamente prioritari, ma anche sotto il profilo economico. Le aziende spesso non ne sono realmente consapevoli e solo dopo l’infortunio scoprono di aver sottostimato il costo sociale ed economico dell’incidente, per non parlare poi delle sanzioni che ne conseguono. Invece la diffusione della prevenzione deve essere centrale nel sistema lavoro e la collaborazione tra Conflavoro e Atisl è in tal senso una svolta fondamentale. Da questi presupposti, peraltro, Conflavoro sta chiedendo da tempo alla politica di prevedere un sistema premiale con un credito d’imposta destinato alle aziende virtuose che adempiono agli obblighi sulla sicurezza». «La sinergia con Conflavoro – afferma il presidente di Atisl Antonino Ughettini – testimonia la comune volontà di discostarsi dalla solita dicotomia tra soggetto controllore e soggetto controllato e di basarsi, piuttosto, su una condivisione di obiettivi. L’aspetto informativo del Vademecum Aziende Sicure, infatti, facilita l’operato tanto degli ispettori del lavoro quanto delle imprese, incentivando la diffusione della prevenzione nel mondo del lavoro. Da una parte le aziende hanno una migliore evidenza dei requisiti documentali necessari durante la verifica ispettiva e, dall’altra, gli ispettori riescono a ottimizzare i tempi della verifica stessa, comunicando al meglio con le aziende». L’idea di Conflavoro è stata accolta anche da Anmil: «Siamo certi – evidenza il presidente nazionale Zoello Forni –che sia di fondamentale importanza coinvolgere ogni imprenditore in una "auto-ispezione" etica e di coscienza, che possa accompagnare gli adempimenti normativi e invitare ognuno a riflettere sul valore della vita e della salute dei lavoratori. La Cultura della sicurezza deve diventare un sapere essenziale dell’essere imprenditore e la sicurezza non può mai essere delegata, ma solo supportata da esperti, come meritoriamente fa quest’utile progetto di Conflavoro».

Infatti risulta di notevole importanza non solo la formazione, ma anche la prevenzione affidata a tecnici esperti. Oltre ai controlli da parte dell'Inl-Ispettorato nazionale del lavoro. Gli ispettori del lavoro fanno circa 20mila controlli l'anno e puntano a raddoppiarli, ma le imprese con dipendenti in Italia sono 1,7 milioni e le violazioni alle norme sulla sicurezza sul lavoro in aumento dopo il Covid. Fenomeni come il superbonus hanno portato a una percentuale di irregolarità nelle aziende del settore controllate del 93%. La strada per fermare la strage sui luoghi di lavoro è quindi quella della diffusione della cultura della sicurezza e della prevenzione. Per D'Ascenzo questo vuol dire «coinvolgere lavoratrici e lavoratori, aziende, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali» e puntare su informazione, formazione, ricerca e supporto alle aziende. Per l'Inail l'obiettivo è diventare un hub universale della sicurezza raggiungendo anche i lavoratori autonomi e le categorie professionali oggi non coperte, un lavoro «avviato» con il pieno sostegno della ministra del Lavoro Marina Calderone. In generale le norme per la sicurezza, per D'Ascenzo, «ci sono, bisogna farle applicare. Il sistema sanzionatorio c'è, non c'è bisogno di ulteriori interventi. Dobbiamo agire su quelli che sono gli strumenti della prevenzione». D'accordo anche il direttore generale dell'Inl Paolo Pennesi che ha annunciato un nuovo concorso per ispettori «imminente»: «Si tratta di altre 1500 unità, quindi potremo raddoppiare la nostra capacità operativa e con questo poter essere uno strumento in più che aiuta il non verificarsi di fenomeni infortunistici».


Mentre Maurizio Di Giusto, presidente della Commissione dell'albo nazionale dei tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro della Fno Tsrm e Pstrp sottolinea l’importanza e il ruolo di tale professione sanitaria e ribadisce che «siamo professionisti impegnati sia sul fronte della sicurezza sul lavoro che sul fronte della tutela ambientale. Vogliamo sottolineare l'importanza di adottare misure immediate e efficaci per garantire un ambiente di lavoro sicuro e salutare per tutti». La presenza attiva dei tecnici della prevenzione nei contesti di riferimento, promuove una cultura della sicurezza sul lavoro, incoraggiando pratiche e comportamenti sicuri e riducendo il rischio di incidenti sul lavoro. Inoltre, i tecnici della prevenzione svolgono un ruolo fondamentale nella tutela ambientale, collaborando alla gestione sostenibile delle risorse naturali e all'adozione di pratiche che riducono l'impatto ambientale delle attività lavorative. Il loro impegno contribuisce a garantire un ambiente di lavoro sicuro, sano, promuovendo un'armonia tra benessere occupazionale e tutela dell’ecosistema. «Come professionisti della salute - sottolinea Di Giusto - ci appelliamo alle istituzioni affinché promuovano una cultura della sicurezza sul lavoro e affrontino le sfide del cambiamento climatico per proteggere la salute e il benessere di tutti i lavoratori».


«Riteniamo apprezzabile l’impegno del governo sul fronte della sicurezza sul lavoro, in particolare con l’introduzione, a partire dal 1° ottobre prossimo, della patente a crediti, una proposta lanciata in Filca ben 21 anni fa. Questo strumento, a cui sono state apportate interessanti modifiche in fase di conversione, può essere ulteriormente migliorato con i decreti attuativi, per avviare una più efficace qualificazione delle imprese e garantire la sicurezza degli operai nei cantieri». Lo dichiara Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl nazionale. «In particolare – aggiunge il sindacalista – bisogna innovare e digitalizzare, per aggiornare i dati qualitativi delle imprese e delle professionalità; il sistema deve tarare la Patente sul complesso e articolato settore delle costruzioni, a seconda delle caratteristiche; bisogna valorizzare le imprese virtuose; è necessario mettere in linea le sanzioni per la congruità con l’attuale decreto e con le sue soglie previste per la congruità della manodopera: zero euro per il pubblico e 70mila per i privati. Inoltre, grazie al confronto con le prime linee, stiamo elaborando alcune proposte di premialità per le imprese che si asseverino e che rendano la sicurezza la priorità, come il numero dei preposti formati, le visite preventive dei tecnici dei nostri enti e le visite degli Rlst, i responsabili dei lavoratori per la sicurezza territoriale. Nei prossimi mesi saremo impegnati nel confronto col ministero del Lavoro e con il legislatore, proprio per fare della qualificazione di impresa un valore aggiunto, premiale ed innovativo, che generi qualità nel costruito e nel lavoro. La sicurezza sul lavoro resta la priorità della nostra azione sindacale. Da sempre chiediamo un salto di qualità sulla cultura della sicurezza e sulla percezione del rischio, attraverso la formazione, la sinergia con le scuole, l’informazione, la professionalizzazione degli addetti. Quest’anno, grazie a questi provvedimenti, possiamo avere qualche speranza in più. L’edilizia conta la tragedia di un lavoratore morto ogni due giorni: è una scia di sangue inaccettabile che tutti noi abbiamo il dovere di fermare», conclude Pelle.


Le buone pratiche

Numerose le buone pratiche messe in atto dalle aziende in termini di sicurezza. Paglieri, per esempio, inaugura l’ultima novità tecnologica nell’ambito del suo progetto Smart Safety per la sicurezza del personale, realizzato per migliorare la qualità del lavoro e rendere sempre più efficiente il flusso produttivo in un’ottica di sostenibilità. Paglieri ha introdotto nei suoi stabilimenti il sistema intelligente Smart Locker, che consente di distribuire in modo automatico a tutti i collaboratori i Dpi-Dispositivi di protezione individuali in base ai rispettivi ruoli e funzioni e di gestire la formazione professionale in conformità con le normative vigenti.

«La nuova procedura - precisa Gianpiero De Prisco, Chief Operating Officer di Paglieri - velocizza la consegna dei materiali e consente al tempo stesso di registrare la formazione di cui usufruiscono i lavoratori. Per questi ultimi, il vantaggio si traduce in un’estrema semplificazione nell’assolvere ai compiti inerenti alla propria sicurezza e all’apprendimento connesso. Per Paglieri, il beneficio si misura dal punto di vista di una maggiore efficacia nel garantire i requisiti di qualità e sicurezza in cima alla lista delle priorità aziendali».

Il personale può accedere al nuovo sistema utilizzando il badge di identificazione che consente al dipendente di ritirare i Dpi attribuiti in funzione della specifica mansione – scarpe antinfortunistiche, guanti in nitrile, guanti antiacido e anticalore, inserti auricolari, maschere filtranti eccetera -. Il sistema riconosce in modo intelligente i rischi associati alle diverse funzioni e gli strumenti previsti allo scopo, riducendo così la possibilità di errori.

Oltre ad automatizzare l’intero flusso di distribuzione e restituzione dei Dpi, Smart Locker è in grado di monitorare le date di scadenza di ciascun dispositivo e segnalare quando è necessario provvedere alla sostituzione.

Il sistema consente inoltre di semplificare i processi di formazione in base alle normative vigenti, garantendo un continuo sviluppo delle competenze dei lavoratori. Grazie all’integrazione con altre soluzioni del progetto aziendale Smart Safety - quali il software di gestione del personale, contenente i dati anagrafici, i ruoli, i profili di rischio e i corsi di formazione specifici, e l’applicativo che permette di pianificare le sessioni formative e registrare gli attestati di partecipazione ricevuti dai dipendenti - Smart Locker fornisce infatti brevi corsi video di addestramento e certificazione sul corretto utilizzo di ogni Dpi, aiutando così l’azienda ad adempiere agli obblighi di formazione previsti sia per l’aggiornamento dei dipendenti in organico che per l’on-boarding dei nuovi assunti.

L’innovazione trainata dal progetto Smart Safety, nel quale si inserisce il nuovo sistema Smart Locker, investe ulteriori aspetti della società. Attraverso l’integrazione con la soluzione di gestione della manutenzione di impianti e attrezzature, sarà infatti possibile avere sullo stesso sistema informatizzato uno scadenziario sempre aggiornato degli interventi di manutenzione da svolgere su tutti gli impianti, dai presidi antincendio a quelli di sicurezza. Analogamente a quanto avviene per i Dpi, il sistema segnala con degli alert gli adempimenti sulla manutenzione preventiva richiesta. Qualsiasi dato riguardo all’utilizzo dei Dpi, alla formazione, ai cicli manutentivi e alle varie scadenze è visualizzabile su cruscotti riepilogativi e di dettaglio sempre aggiornati. Tutto ciò contribuisce a un miglioramento della manutenzione e quindi a una maggiore sicurezza e qualità del lavoro.

Un ecosistema connesso di questo tipo ha inoltre un impatto di ampia portata sull’efficientamento dei processi aziendali, più fluidi, integrati, automatizzati e digitalizzati. Grazie all’integrazione dei diversi sistemi, le attività riconducibili nell’ambito del progetto Smart Safety possono essere gestite con uno sforzo limitato in termini di tempo e risorse da dedicare all’inserimento e all’aggiornamento dei dati. L’introduzione del sistema Smart Locker consente anche di ridurre il numero e lo spazio occupato dagli armadi per i Dpi, nonché l’utilizzo di documenti cartacei. Venendo meno l’esigenza di dover ricorrere al supporto cartaceo in gran parte del flusso produttivo, a beneficiarne è anche la sostenibilità ambientale che il Gruppo persegue.


Dal 2015 a oggi il tasso di frequenza di infortuni (rapporto tra il numero di infortuni e il numero di ore lavorate) all’interno di Leroy Merlin Italia si è più che dimezzato, passando dal 28 di otto anni fa al 10,7 relativo al 2023 (-62% vs 2015). Il trend era già indirizzato verso un significativo calo, grazie all’impegno dell’azienda multispecialista per il miglioramento della casa: nel 2019, a seguito di importanti investimenti e innovazioni introdotte nella gestione della sicurezza, l’indice di frequenza era sceso a 23, per poi accelerare ulteriormente la discesa negli anni successivi. Queste performance sono indicative di una forte attenzione alla sicurezza, che rendono Leroy Merlin un caso di successo sia all’interno del Gruppo Adeo di cui fa parte, che rispetto al mondo del retail in Italia, registrando valori al di sotto della media del settore, che vede il tasso di frequenza delle aziende no food a 20 e delle aziende food poco sotto il 17. L’impegno dell’azienda è testimoniato anche dal tasso di gravità degli infortuni in azienda, che si attesta allo 0,3. «Dal 2020 il nostro Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro è certificato secondo lo standard Uni Iso 45001 basato sul ciclo di Deming (plan, do, check, act). Si tratta di uno strumento finalizzato al miglioramento continuo, attraverso lo svolgimento di analisi di contesto e l’individuazione e la valutazione dei rischi associati alle nostre attività - dichiara Marco Bognetti, Safety Manager di Leroy Merlin Italia -. La movimentazione delle merci nei magazzini e nei negozi e la presenza di numerosi prodotti sugli scaffali, anche pesanti, comportano un rischio per i nostri collaboratori, pertanto, ci impegniamo a garantire luoghi di lavoro in grado di minimizzare tali rischi tramite il miglioramento continuo del Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro, accompagnato da attività di sensibilizzazione e condivisione di buone prassi tra tutte le nostre persone. La varietà di attività in azienda e i diversi scenari di rischio nei tanti ambienti operativi - indubbiamente alcuni più sicuri come la parte dei negozi aperta al pubblico e altri più pericolosi per definizione come le aree logistiche dei punti vendita - ci impongono la massima attenzione che si concretizza in investimenti annuali di sei milioni di euro in ambito safety».

Al fine di gestire tempestivamente qualsiasi caso di infortunio che si verifichi in sede, nei depositi o nei negozi, nel corso del 2022 Leroy Merlin porta a termine un percorso di digitalizzazione delle pratiche di gestione della sicurezza, tramite l’utilizzo della piattaforma web-based Simpledo. Questa piattaforma supporta l’azienda nello svolgimento di molteplici attività, come la gestione della sorveglianza sanitaria, la raccolta delle informazioni e la creazione di database legati alla salute e sicurezza sul lavoro e l’erogazione di formazione sulla tematica. Inoltre, Simpledo consente di seguire il processo di gestione degli infortuni interamente in digitale permettendo di effettuare le segnalazioni dal proprio smartphone e di gestire la procedura di verifica e comunicazione all’Inail direttamente dal sistema. La piattaforma Simpledo, inoltre, fornisce in automatico i dati sugli infortuni, permettendo di analizzare le cause e individuare le opportune azioni correttive e il monitoraggio delle situazioni in cui non si verificano incidenti (mancati infortuni), fornendo così tutti gli elementi per prevenirli in maniera efficace e costante.

Anche l’impegno in formazione contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo di fare di Leroy Merlin un posto sicuro dove lavorare, promuovendo un clima di fiducia e collaborazione all'interno del contesto aziendale. Attraverso corsi e sessioni di addestramento mirate, l’azienda diffonde tra le sue persone la comprensione dei rischi e l’acquisizione di competenze pratiche per prevenirli efficacemente: nel 2023 sono state effettuate 27.000 ore di formazione sul tema della salute e della sicurezza.

Attraverso l'adozione di tecnologie all'avanguardia e l'implementazione di sistemi di sicurezza avanzati, è possibile creare un ambiente protetto e tranquillo per gli acquirenti, garantendo loro la tranquillità necessaria durante l'esperienza di shopping. Questo impegno non solo si traduce in una maggiore fiducia da parte della clientela, ma contribuisce anche a costruire una reputazione solida e positiva per l'azienda, dimostrando un forte impegno nei confronti della sicurezza e del benessere della comunità locale.

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