mercoledì 8 maggio 2013
​La denuncia di Aniasa: "Eccessiva la pressione fiscale: previsto un forte calo delle entrate per l'erario in seguito al crollo delle immatricolazioni. Su un'aziendale di 30mila euro in Italia si possono detrarre 5.697 euro, quasi un quinto di quanto riescono a "scaricare" le aziende tedesche e spagnole"
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​L'eccessiva pressione fiscale sulle auto aziendali, se non interverranno modifiche all'attuale situazione, provocherà un calo delle entrate per l'erario valutabile in 350 milioni di euro, solo tra imposte dirette ed indirette per le mancate immatricolazioni.   Da inizio anno infatti, le immatricolazioni di auto aziendali sonocalate di 24mila unità e la prospettiva tendenziale indica a fine 2013 una perdita di oltre 80mila auto, di cui 25mila per il noleggio.

È quanto emerso oggi durante la conferenza di presentazione del Rapporto annuale sullo stato di salute del comparto realizzato dall'Aniasa, l'Associazione Nazionale Industria dell'Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria. Il danno per il sistema Paese è però molto più grave, in quanto interferisce sulla competitività di tutte le aziende italiane.

"I trasporti rappresentano il 6-8% dei costi complessivi aziendali - ha dichiarato Paolo Ghinolfi, presidenteAniasa - ed è fondamentale che il nuovo Governo metta in campo interventi lungimiranti e innovativi con costi limitati per l'erario ovvero prospettive di maggiori entrate derivanti dalla ripresa del mercato. Non è assolutamente rinviabile - ha ribadito Ghinolfi - un'azione sulla leva della fiscalità volta a colmare il gap che ci separa da altre nazioni in cui l'auto aziendale rappresenta quote di mercato ben più ampie che in Italia".

Le cifre sono significative: nel nostro Paese siamo al 36% del mercato totale, mentre le auto acquistate o noleggiate dalle aziende in Germania sono il 62%, in Gran Bretagna il 55%, in Spagna il 49% e in Francia il 43%. Il mercato dell'auto aziendale - ribadisce il rapporto Aniasa - si trova oggi in condizioni di gravi difficoltà strutturali, sottodimensionato come è a causa di un trattamento fiscale penalizzante rispetto agli altri Paesi europei, che negli ultimi mesi è diventato ancora più iniquo. In Italia - ricorda la nota - la deducibilità è stataridotta in pochi mesi prima dalla "legge Fornero" e poi dalla legge di Stabilità 2013, passando dal 40% al 20%, mentre in ambito UE arriva fino al 100%. Per di più, le soglie di deducibilità per le auto utilizzate da imprese e professionisti sono ferme addirittura al 1997, non essendo mai state rivalutate secondo gli indici Istat come, invece, previsto. Ad aggravare il quadro il problema Iva: in Italia è detraibile solo al 40%, mentre nei principali Paesi UE la detraibilità arriva al 100%.

A dicembre di quest'anno - sottolinea Aniasa - scadrà il termine concesso dagli organismi comunitari per mantenere questa minore aliquota. Prendendo ad esempio un'auto aziendale nuova del valore di 30mila euro la somma di detrazioni e deduzioni fiscali in Italia ammonta a 5.697 euro, quasi un quinto di quanto riescono a "scaricare" le aziende tedesche e spagnole (30mila euro) e circa un quarto di Gran Bretagna (24.200) e Francia (24.180).

"Le imprese italiane sostengono oggi costi superiori ai competitor europei che ne minano la competitività - haaffermato Ghinolfi - e solo agendo sulla leva fiscale il Governo riuscirebbe a liberare risorse finanziarie per le aziende e a rimettere in moto il mercato dell'auto oggi in crisi. Senza trascurare che nel medio periodo garantirebbe maggiori entrate anche alle casse dello Stato". Nel nostro Paese, si ricava dal Rapporto Aniasa, il settore delle auto aziendali rappresenta un giro d'affari intorno ai 5 miliardi di euro con un parco circolante di 670mila veicoli. A fronte di immatricolazioni in sofferenza nel 2012 (-15%) i primi  tre mesi del 2013 mostrano segnali contrastanti, con crescita, seppur di poco, del fatturato e della flotta circolante, mentre le immatricolazioni sono scese del 17,8%.

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