venerdì 29 dicembre 2017
I terminali degli scarichi della versione Quadrifoglio Verde firmati Romeo Ferraris premiati al Museo del Violino di Cremona dalla rivista AutoCapital: un accostamento tutt'altro che blasfemo
Alberto Franzoni, Michela Cerruti (responsabile racing e prodotto Romeo Ferraris) e Sperangelo Bandera

Alberto Franzoni, Michela Cerruti (responsabile racing e prodotto Romeo Ferraris) e Sperangelo Bandera

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E' musica degna di uno Stradivari quella suonata dagli scarichi firmati Romeo Ferraris, realizzati artigianalmente dal preparatore milanese per l'Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio Verde. Come gli archi del grande liutaio cremonese, quando la cassa armonica di questi particolarissimi strumenti vibra, emette note dal timbro inconfondibile, capaci di suscitare grandi emozioni. L'accostamento insolito, che potrebbe apparire blasfemo ai melomani ortodossi, è stato celebrato al Museo del Violino di Cremona dalla rivista di motori AutoCapital. E' in questa suggestiva e quanto mai appropriata cornice che, infatti, è stato assegnato il riconoscimento Stradivari "Best sounding" ai terminali creati dalla maison motoristica lombarda.

«La tecnica costruttiva, la raffinatezza e, soprattutto, la passione accomuna il grande maestro del passato agli uomini di oggi della Romeo Ferraris», ha sottolineato Sperangelo Bandera, vicedirettore della testata, poco prima di un'emozionante e originale esibizione musicale, svolta in due tempi. Dapprima, all'interno dell'Auditorium Giovanni Arvedi, è andato in scena uno Stradivari Vesuvio, datato 1727: la purezza e la qualità del suono, la gentilezza e la straordinaria definizione dei bassi, la coinvolgente potenza degli alti, hanno suscitato sensazioni paradisiache nella platea, esperta di motori, invitata ad ascoltare l'esclusiva esibizione. Normalmente esposto in una teca del Museo, questo rarissimo violino è stato suonato per l'occasione dal maestro Antonio De Lorenzi. Un brano dalla Sarabanda di Bach, un assolo di Mascagni, un accenno della Meditation dal Thais di Massenet, sono stati il toccante prologo a un secondo atto inusitato, consumato all'esterno della sala d'ascolto.

Agli antipodi per armonie, la marcia trionfale composta dalla Romeo Ferraris e successivamente “suonata” dal V6 della Giulia, è stata per gli astanti altrettanto coinvolgente. L'originale strumento a quattro canne si è rivelato capace di assoli dal fascino infernale: ha mostrato una voce dall'estensione incredibile, roca ma pulita nei passaggi più sussurrati, semplicemente da brivido in quelli di tonalità più elevata. La sua potenza, però, non è solo musicale. Grazie all'adozione di questo impianto, proposto nella variante più raffinata e costosa con vezzosi terminali in carbonio (5.185 euro), la Giulia Q.V. guadagna, infatti, 20 Cv che si vanno a sommare ai 510 Cv del V6 di 2,9 litri del modello di serie. Acquistabili anche singolarmente, i nuovi scarichi fanno parte di un kit di trasformazione messo a punto dalla Romeo Ferraris che prevede anche un'elaborazione del motore, per un guadagno di altri 46 Cv. Il risultato finale sono 66 Cv aggiuntivi, per performance ancora più elevate di quelle già eccezionali del modello standard, a cominciare dalla velocità massima, incrementata da 307 a 313 km/h, e dallo 0-100 km/h abbassato da 3,9 a 3,6 secondi.

La targa Stradivari è stata consegnata da Alberto Franzoni, direttore di AutoCapital, a Michela Cerruti, responsabile operativa racing e prodotto della Romeo Ferraris. «Abbiamo voluto cercare un fattore - ha sottolineato Franzoni - che accomunasse Stradivari con qualcosa in più rispetto alla semplice voce di un motore e questo qualcosa l’abbiamo trovato nella passione. Questo è un riconoscimento che premia anche l’artigianalità e la qualità made in Italy che emergono dal sistema di scarico per la Giulia Quadrifoglio, interamente ideato e costruito dalla Romeo Ferraris».



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