lunedì 25 settembre 2023
Il Consiglio dell'Ue, riunito a Bruxelles, ha adottato la propria posizione negoziale sul regolamento Euro 7, destinato a regolare le emissioni di auto, furgoni, bus e camion
L'Europa in frenata. I limiti Euro 7 restano quelli attuali

IMAGOECONOMICA

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C’è un nuovo passo avanti nel processo di definizione della nuova normativa Euro 7 relativa alle emissioni di automobili e furgoni che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2025: il Consiglio europeo ha infatti adottato «l’orientamento generale» sulla proposta avanzata dalla Commissione, approvando requisiti e disposizioni decisamente meno stringenti rispetto a quelli indicati dal massimo organo esecutivo dell’Unione. In particolare, sui limiti alle emissioni e sulle condizioni di omologazioni delle vetture, il Consiglio propone di mantenere per le auto e i furgoni «le regole previste dall’attuale normativa Euro 6».

Il compromesso elaborato dalla presidenza di turno Ue della Spagna sulle nuove regole ha trovato il favore dei ministri dei Ventisette. Ora potranno prendere il via i negoziati tra i governi Ue e il Parlamento europeo per arrivare all’accordo finale.

Nelle scorse settimane, un gruppo di otto Paesi - Italia, Francia, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria - avevano fatto circolare un documento in cui la proposta di Bruxelles si definiva “ambiziosa e molto difficile da raggiungere». I rilievi mossi dagli otto Paesi sono stati in gran parte accolti, a larga maggioranza: la posizione adottata dal Consiglio mantiene infatti lo status quo Euro 6 su condizioni di test e i limiti delle emissioni per autovetture private e furgoni. Nel caso dei veicoli commerciali pesanti, rispetto all’Euro 6 i limiti di emissione sono invece più rigorosi e le condizioni di test lievemente aggiornate.

Ansa


I ministri hanno poi concordato di allineare i limiti di emissione delle particelle del freno e i limiti del tasso di abrasione dei pneumatici con quelli attualmente allo studio della commissione economica Onu per l’Europa: qualora in quella sede non vi fosse un accordo a fine 2025, Bruxelles potrà proporre limiti Ue. Il regolamento dovrà inoltre essere adattato nel caso l’Ue adotti norme sui carburanti ‘neutrali’ nell’ambito dei limiti C02. Nell’orientamento dei ministri, l’entrata in vigore delle nuove regole viene posticipata da 30 a 60 mesi a seconda dei veicoli considerati rispetto alla doppia scadenza del 2025 e del 2027 prevista dalla Commissione.

La spaccatura più evidente emersa tra le parti era ed è è legata comunque ai costi. Secondo l’ala politica che spingeva per limiti più severi «il prezzo da pagare per l’industria e i consumatori sarebbe stato modesto: i veicoli compatibili con i nuovi standard rimarrebbero accessibili e, inoltre, ogni euro investito nella tecnologia Euro 7 produrrebbe cinque volte più benefici per la salute e la protezione dell’ambiente». Al contrario, i costruttori ritengono che la Commissione abbia sottostimato le spese, che la proposta che in pratica ieri è stata bocciata avrebbe spinto e gli aumenti dei listini per almeno 2 mila euro a vettura e che l’impatto ambientale sarebbe stato estremamente basso a fronte di un costo estremamente elevato.
Come ha spiegato il ministro dell’Industria spagnolo, Héctor Gómez Hernández, «vogliamo continuare a perseguire l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria. La nostra posizione è quella di continuare il percorso di guidare la mobilità del futuro e adottare livelli di emissioni realistici per i veicoli del prossimo decennio, aiutando la nostra industria a fare il salto definitivo verso le auto “pulite” nel 2035».

Il testo del Consiglio, approvato a larga maggioranza (contrari solo Germania, Austria e Lussemburgo, astenuti Danimarca e Paesi Bassi), è stato accolto in modo positivo dal governo italiano. «Il fronte della responsabilità sul regolamento Euro 7 è riuscito in quello che molti ritenevano impossibile: un vero ribaltamento delle forze in campo, che cambia la maggioranza in Ue. Il testo approvato è profondamente migliorato rispetto alla proposta iniziale della Commissione, risponde a una visione finalmente concreta, realistica, pragmatica più volte reclamata dall’Italia. La ragione ha prevalso sulla ideologia», afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
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