venerdì 12 maggio 2023
Tanti i mestieri a rischio estinzione. Maestri e scuole per attivare il ricambio generazionale e non perdere un patrimonio. Tremila assunzioni in estate in diversi settori
Un giovane falegname al lavoro

Un giovane falegname al lavoro - Archivio

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Fiaccati dal boom degli affitti, dalle tasse, dall’insufficiente ricambio generazionale, dalla contrazione del volume d’affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, da qualche anno, anche dal commercio elettronico, gli artigiani stanno diminuendo in maniera spaventosa. Negli ultimi dieci anni, infatti, il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori artigiani iscritti all’Inps è crollato di quasi 300mila unità, per la precisione 281.925. È un’emorragia continua che sta colpendo, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, quello che con la sua presenza, storia e cultura ha contrassegnato, sino a qualche decennio fa, tantissime vie delle nostre città e dei paesi di provincia. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia. Basta osservare con attenzione i quartieri di periferia e i centri storici per accorgersi che sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non più allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate. Sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte realtà urbane. Le città, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri d’asfalto, ma anche da luoghi di scambio dove le persone si incontrano anche per fare solo due chiacchere. Queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio. Insomma, con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani. Una platea sempre più numerosa della popolazione italiana che conta più di dieci milioni di over 70. Non disponendo spesso dell’auto e senza botteghe sotto casa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema. Sono molti i mestieri artigiani in via di estinzione e le cause che hanno provocato questa situazione sono molteplici: innanzitutto sono cambiati i comportamenti d’acquisto dei consumatori, dopodiché le nuove tecnologie hanno spinto fuori mercato tante attività manuali e la cultura dell’usa e getta ha avuto il sopravvento su tutte le altre, penalizzando, in particolar modo, coloro che del riuso e della riparazione di oggetti e attrezzature ne avevano fatto una professione. In sintesi, i mestieri artigiani tradizionali in declino sono:

  • autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.);
  • calzolai;
  • corniciai;
  • fabbri;
  • falegnami;
  • fotografi;
  • impagliatori;
  • lattonieri;
  • lavasecco;
  • materassai;
  • orafi;
  • orologiai;
  • pellettieri;
  • restauratori;
  • ricamatrici;
  • riparatori di elettrodomestici;
  • sarti;
  • stuccatori;
  • tappezzieri;
  • tipografi;
  • vetrai.

Per contro, invece, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione importante sono quelli delle aree appartenenti al benessere e all’informatica. Nel primo, per esempio, si continua a registrare un forte aumento degli acconciatori, degli estetisti, dei massaggiatori e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Purtroppo, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione. Secondo l’Ufficio studi della Cgia, non è da escludere che per evitare la desertificazione delle botteghe in atto soprattutto nei centri storici, fra qualche decennio lo Stato dovrà sostenere con finanziamenti diretti coloro che vorranno aprire una attività artigianale o commerciale. Altrimenti sarà molto difficile che qualcuno avvii una piccola realtà spontaneamente. Prima di arrivare a questo punto di non ritorno, l’artigianato andrebbe tutelato, così come previsto dall’articolo 45 della Costituzione. Qualche iniziativa interessante è stata sperimentata durante il Covid. Molti comuni, ad esempio, si sono fatti carico dei costi per la consegna a domicilio dei prodotti acquistati nei piccoli negozi. Più in generale, comunque, andrebbero azzerate per queste attività di prossimità le tasse locali (Imu, Canone patrimoniale unico, Tari, Irpef eccetera) e attivati a livello comunale dei tavoli di concertazione, tra le associazioni di rappresentanza dei proprietari e degli artigiani, con l’obbiettivo di trovare degli accordi che garantiscano ai locatori che aderiscono all’iniziativa la possibilità di beneficiare di una serie di agevolazioni economiche che in parte dovrebbero essere “riversate” sul locatario, abbattendogli il canone d’affitto. Per fare tutto questo, ovviamente, lo Stato centrale dovrebbe ogni anno trasferire ai Comuni le risorse necessarie per coprire le spese in capo a questi ultimi. Le province più colpite dalla riduzione del numero degli artigiani sono state Rovigo (-2.187 pari a una variazione del -22,2 per cento), Massa-Carrara (-1.840 pari a -23 per cento), Teramo (-2.989 pari a -24,7 per cento), Vercelli (-1.734 pari a -24,9 per cento) e Lucca (-4.945 pari a -25,4 per cento). Delle 103 province monitorate in questo ultimo decennio, solo Napoli ha registrato una variazione positiva (+58 pari al +0,2 per cento).

A bottega e scuola dei mestieri per attrarre i giovani

La nota dolente dell'artigianato è il ricambio generazionale. Sono nate perfino scuole (e corsi) per trasmettere i mestieri. Mentre quasi tutte le Regioni hanno creato la figura del maestro artigiano: è l’imprenditore artigiano in possesso di una particolare qualifica professionale e con competenze tali da poter trasferire ad altri la conoscenza del mestiere. Chi è maestro artigiano può trasformare il suo luogo di lavoro in Bottega Scuola. “Maestro Artigiano” e “Bottega Scuola” sono marchi registrati per l’artigianato di qualità. La Regione Toscana, per esempio, ha approvato un disciplinare d’uso per permettere agli artigiani di valorizzare e di promuovere tecniche e saperi unici al mondo. Per ottenere la qualifica si deve avere un’esperienza almeno decennale, certificata e riconosciuta attraverso il conseguimento di premi, diplomi o attestati. Il candidato poi, deve essere anche in grado di insegnare il mestiere, di saper passare la propria arte agli allievi. La figura del maestro artigiano è di fondamentale utilità per non disperdere tradizione, competenza e soprattutto passione e anche per contrastare la crisi occupazionale giovanile. Formare e sostenere una nuova generazione di maestri d’arte per promuovere e proteggere il grande patrimonio italiano di cultura, di bellezza e di saper fare che la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte da sempre sostiene, è oggi una necessità vitale per il sistema economico e produttivo del nostro Paese. Spesso, tuttavia, le giovani generazioni hanno qualche difficoltà a entrare in contatto con le scuole, pur numerose e di alto livello, che consentirebbero loro di trasformare un talento in una professione e di impegnare il loro tempo per diventare i maestri del futuro. Proprio per questo la Fondazione Cologni ha creato il sito Scuolemestieridarte.it: per raccontare, rappresentare e celebrare gli istituti italiani dove studiano e si applicano gli artigiani di domani. Luoghi dove i giovani apprendono la regola del talento e il metodo, ma dove si coltivano anche il gusto e la passione, direttamente da quei maestri che sanno far fiorire il gesto e far germogliare le idee. Il sito presenta una selezione di Scuole che rappresentano un esempio importante di come la didattica si sia resa espressione di un’eccellenza ben radicata e l’abbia saputa far evolvere nel tempo: una scelta che rappresenta in maniera emblematica la specificità che il nostro Paese sa ancora esprimere e che comprende istituti pubblici di rilevanza nazionale, Scuole di formazione legate alla tradizione e al territorio, realtà di altissimo livello destinate a chi ha già un diploma, Scuole volute da lungimiranti aziende private per tutelare e preservare un patrimonio produttivo e di cultura unico, non esportabile. Da segnalare lo spazio-laboratorio Tool in via Taranto 96/e, a Roma, realizzato grazie al progetto Tool - Scuola di Arti, Mestieri e Cittadinanza di Lunaria - Associazione di Promozione Sociale ed Else Associazione, sostenute da Intesa Sanpaolo, attraverso il Programma Formula, in collaborazione con Fondazione Cesvi. I locali di via Taranto sono stati riqualificati, allestiti e attrezzati per ospitare i numerosi laboratori e iniziative in programma. Si tratta infatti di uno spazio-laboratorio dedicato alle arti e alle tecniche artigianali di stampa, dotato di macchinari conviviali alla portata di tutti, dove costruire relazioni significative per trasmettere saperi e competenze intorno al mondo del libro e apprendere abilità e tecniche manuali. Un luogo di socialità e formazione dove fare esperienza di pratiche di cittadinanza attiva attraverso laboratori, incontri e seminari sui grandi temi del nostro tempo. Attraverso il “lavoro-gioco” e il fare cooperativo e manuale, bambini e ragazzi possono vivere una socializzazione positiva che favorisca lo sviluppo della persona, delle abilità professionali, della convivenza civile, della solidarietà intergenerazionale e dell’inclusione dei soggetti più vulnerabili, contribuendo così a costruire i fondamenti della cittadinanza nelle nuove generazioni. Il progetto si propone di raggiungere 800 tra bambini e ragazzi (nella fascia d’età 6-20 anni) di diverse età e provenienze, in condizioni di fragilità e povertà educativa del quadrante Est della capitale. Tool si propone inoltre di contribuire attivamente e di rafforzare la comunità educante, sostenendo e integrando l’operato dei diversi soggetti pubblici e privati – quali scuole, servizi sociali, famiglie, centri giovanili – che si occupano di educazione e cura. La scuola è aperta a tutta la cittadinanza con un programma di mostre, presentazioni, infogiovani e incontri pubblici che ripercorreranno le proposte laboratoriali svolte, ma che saranno anche nuove occasioni di socializzazione e dibattiti.

I nodi contratto e previdenza

Confartigianato, Cna e Casartigiani «confermano la contrarietà all'introduzione di un salario minimo per legge». Lo hanno ribadito in un'audizione davanti alla Commissione Lavoro della Camera sulle proposte di legge in materia di giusta retribuzione e salario minimo. «Un intervento legislativo in tema di retribuzioni - hanno sottolineato - provocherebbe una serie di disfunzioni: dal rischio di fuga dalla contrattazione collettiva alla mancata valorizzazione della contrattazione di secondo livello e del welfare di bilateralità, fino alla complessità di determinare un salario minimo che comprenda gli elementi che compongono la retribuzione differita (ferie, permessi, riduzione orario di lavoro, quota del Tfr, welfare, bilateralità) e che tenga conto delle differenze tra i contratti riguardanti settori diversi». In particolare, a giudizio di Confartigianato, Cna e Casartigiani, «l'introduzione di un salario minimo legale è improponibile poiché, nel caso in cui fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi, ne favorirebbe la disapplicazione e, qualora fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella negoziazione degli aumenti salariali. In entrambi i casi, il risultato sarebbe un peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Inoltre, il salario minimo per legge vanificherebbe gli sforzi della contrattazione collettiva per individuare soluzioni alle mutevoli esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese e rischierebbe di colpire tutele collettive e sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti, come quelli applicati nei settori dell'artigianato e delle pmi. È il caso dei contratti collettivi sulle prestazioni bilaterali che determinano vantaggi economici per i dipendenti ben superiori alla sola quota di contribuzione». Le tre confederazioni degli artigiani «insistono, invece, per estendere il più possibile l'integrale applicazione del contratto collettivo e contrastare il dumping contrattuale, attraverso una normativa che incentivi l'applicazione dei contratti di qualità, e potenziando la vigilanza ispettiva». «Dobbiamo aprire il cantiere della previdenza complementare per l'artigianato, ma anche all'opportunità di consolidare il welfare bilaterale rendendolo davvero universale, ovvero fruibile ai lavoratori di tutti i settori, alle loro famiglie, agli stessi datori di lavoro». Ad affermarlo è invece il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. Per il leader della Cisl, «bisogna promuovere pratiche collaborative e partecipative, sia nei rapporti industriali, sia nelle dinamiche di decisione pubblica. Lo sanno bene le imprese artigiane che in questi anni difficili hanno retto proprio grazie alla capacità di resilienza generata dalle eccellenti relazioni industriali con il sindacato». «In questi anni difficili - conclude - abbiamo saputo fare squadra, esercitando corresponsabilità attraverso formidabili pratiche bilaterali e contrattuali e la solidità di rapporti negoziali vissuti ogni giorno nella prossimità e nei territori. Una forza democratica che ha permesso la tenuta e la salvaguardia di un'eccellenza produttiva legata profondamente alla valorizzazione del lavoro di qualità. Eppure, proprio l'esperienza maturata e consolidata nel comparto artigiano, ci fa dire oggi che occorre andare oltre. Pensando a come costruire insieme ulteriori strumenti di coesione e di sviluppo per ricucire le tante fratture sociali ed economiche che rischiano di minare alla base le prospettive di sviluppo di questo Paese».

Tremila assunzioni in estate in diversi settori

L'estate è sempre un periodo ricco di opportunità di lavoro. Openjobmetis offre oltre 3mila posizioni in molti settori in tutta Italia: turistico, hotellerie e ristorazione, ma non solo. Parecchi comparti avranno bisogno di implementare il proprio organico per far fronte ai picchi di domanda dei prossimi mesi: si contano oltre 500 opportunità nell'Horeca per le figure specializzate come degustatori e barman o barlady. Molte le posizioni aperte anche per cuochi, aiuto cuochi, camerieri e runner, bagnini. Oltre 450 posti si contano poi nell'ambito del commercio al dettaglio, come addetti vendite /commessi presso negozi turistici e della grande distribuzione organizzata. Circa 150 opportunità anche nell'agroalimentare e nelle pulizie industriali. Nella logistica, notoriamente interessata da un picco di attività nel periodo estivo, l'Apl-Agenzia per il lavoro ricerca circa 1.000 figure per integrare gli organici come inventaristi e magazzinieri. «Il livello di occupazione sta crescendo - ha detto Elisa Fagotto, candidate manager di Openjobmetis - e l'estate è un'ottima occasione per chi investe sul lavoro in maniera attiva; infatti, le posizioni offerte sono adatte anche a chi è alla ricerca della prima occupazione». Volendo osservare le prospettive occupazionali dal punto di vista dei comparti, le offerte dell'Apl mostrano un ambito agroalimentare piuttosto attivo e focalizzato sulla lavorazione di specifici prodotti ortofrutticoli quali, per esempio, il pomodoro per il quale anche per questo 2023 sta per partire la campagna oro rosso in Emilia-Romagna, ma anche i kiwi, per cui si ricercano oltre 550 addetti alla cernita, al confezionamento e alla movimentazione. E ancora, un elenco di prodotti spesso destinati a poter vantare l'etichetta dop che rappresentano le specificità e l'impegno nell'export italiano: patate, per cui si ricercano 140 addetti alla cernita e al confezionamento nel Lazio; ciliegie, pesche, uva, per cui si ricercano 200 addetti alla cernita e al confezionamento in Puglia; fragole, per cui si ricercano 120 addetti al confezionamento in Basilicata; meloni, per cui si ricercano 80 addetti alla cernita e al confezionamento in Sicilia. Particolarmente fiorente, infine, l'industria dolciaria in Piemonte, dove, per il distretto delle nocciole e del cacao, si ricercano almeno 100 persone in ambito produttivo e oltre 50 panificatori in vista delle assunzioni che da settembre segneranno, nei laboratori industriali, l'avvio della lievitazione dei più tipici dolci natalizi.



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