sabato 19 marzo 2016
L'innovation broker, mutuato dal secondo pilastro della Pac (Sviluppo rurale) e dalle diverse opportunità previste dai programmi comunitari come Horizon 2020, indica una nuova figura professionale incaricata di sviluppare processi innovativi, mettendo in contatto diversi soggetti coinvolti nel settore primario.
Arriva il progettista dell'innovazione in agricoltura
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Arriva il progettista dell'innovazione che aiuterà gli agricoltori. Una nuova figura professionale che è stata al centro di un convegno che si è svolto, nei giorni scorsi, all’Accademia dei Georgofili. Il nome innovation broker, mutuato dal secondo pilastro della Pac (Sviluppo rurale) e dalle diverse opportunità previste dai programmi comunitari come Horizon 2020, indica una nuova figura professionale - già prevista in fase embrionale con la programmazione 2007-2013 e rilanciata con l’attuale 2014-2020 - incaricata per sviluppare l’innovazione, mettendo in contatto diversi soggetti coinvolti nel settore primario.In pratica, l’innovation broker, munito di una preparazione multidisciplinare, deve adoperarsi affinché le aziende agricole, soprattutto quelle piccole e medio-piccole che incontrano più difficoltà a rimanere sul mercato e al passo con i tempi, si avvicinino al mondo della ricerca e dell’innovazione per rimanere competitive sul piano globale e affrontino le complesse sfide che attendono l’agricoltura.L’Accademia dei Georgofili, organizzando questo convegno, ha confermato il ruolo che “da oltre 260 anni riveste nei confronti della scienza e dell’innovazione a vantaggio dell’agricoltura”, ha detto il presidente Giampiero Maracchi. La sfida, secondo Marco Remaschi, assessore all’Agricoltura della Regione Toscana (promotrice e coordinatrice della rete Eriaff - European Regions for Innovation in Agriculture, Food and Forestry), “è quella di rimanere sul mercato e affrontare i cambiamenti che il comparto chiede”.Inge Van Oost, della dg Agricoltura della Commissione europea, ha sottolineato come l’agricoltura oggi imponga molte risposte che necessitano di idee, partner, finanziamenti e strategie di azione. Per questo, è nato Eip (European Innovation Partnership), per fare in modo che importanti ricerche pubblicate sulle riviste scientifiche non rimangano sulla carta senza incontrare le esigenze delle imprese.L’innovation broker dovrà, inoltre, controllare le offerte di innovazione non soltanto in campo scientifico e tecnologico, ma anche organizzativo e normativo, come ad esempio segnalare agli imprenditori eventuali nuove disposizioni in materia di finanziamenti o sgravi fiscali. Concretamente, il Psr 2014-2020 ha previsto in particolare misure idonee a sostenere le funzioni dell’innovation broker e i Gruppi operativi, espressione di quella necessità di fare rete e di aggregazione fra soggetti, che rappresenta appunto il primo passo. Ne ha parlato Anna Vagnozzi, del Crea-Rete rurale nazionale, delineando anche una mancanza di omogeneità a livello delle Regioni italiane.Secondo Andrea Sisti, presidente nazionale e mondiale dei dottori agronomi e forestali, promotori dell’evento presso l’Accademia dei Georgofili insieme alla Regione Toscana e ai colleghi di Fidaf e della Federazione nazionale periti agrari, “un ruolo centrale per raggiungere l’obiettivo spetterà agli agronomi in qualità di esperti in grado di leggere il territorio, le esigenze produttive, le necessità di aggregazione e le potenzialità dell’innovazione”. Riconosciuta quindi l’importanza di questa nuova figura professionale, tutti i relatori e coloro che sono intervenuti durante l’incontro hanno evidenziato l’esigenza di creare appositi percorsi formativi, sia a livello nazionale che europeo, per preparare al meglio l’innovation broker, definito anche come 'progettista dell’innovazione'.
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