mercoledì 17 novembre 2010
Von Rompuy: troppi debiti. L'Irlanda tratta il salvataggio delle banche. Giù anche Wall Street. Ieri la riunione dell’eurogruppo sul "caso Dublino". Il commissario europeo alle finanze Olli Rehn corregge il tiro: «La crisi non è esattamente di sopravvivenza».
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«Siamo in una crisi di sopravvivenza». Parole che hanno scosso i governi e i mercati finanziari quelle che Herman Van Rompuy ha scandito ieri in un convegno mentre poco lontano i ministri finanziari del Gruppo dell’euro cercavano di convincere il collega irlandese Brian Lenihan ad accettare gli aiuti che per 50 o 90 miliardi, a seconda delle formule, vengono offerti all’Irlanda per evitare che le sue difficoltà mandino a picco altri Paesi a cominciare da Grecia e Portogallo. «Siamo in una crisi di sopravvivenza – ha ammonito il presidente dell’Ue – e abbiamo il dovere di lavorare tutti insieme se vogliamo che l’eurozona sopravviva, perché non se non sopravvive l’eurozona non sopravviverà neppure l’Unione Europea».Parole da brivido, tanto più in quanto pronunciate da un politico belga prudente e navigatissimo, noto per la sua capacità di smussare gli angoli e trovare compromessi, non certo per sortite ad effetto. Parole che nessuno aveva mai osato pronunciare ai vertici dell’Unione, anche se per attenuare formalmente lo choc Van Rompuy ha detto di essere «molto fiducioso» sulla capacità dei dirigenti europei di superare le difficoltà. Dopo il monito del presidente dell’Unione è suonato poco convincente il commissario europeo alle finanze Olli Rehn quando ha tentato di correggere il tiro dicendosi convinto che «la crisi non è esattamente di sopravvivenza» e che «si sta lavorando bene per risolvere i problemi». Problemi che ieri sera attorno al tavolo dei ministri dell’Eurogruppo erano incagliati sulla reticenza del governo di Dublino a fare una richiesta ufficiale di aiuto ai partner.Se il premier Brian Cowen – che ieri in parlamento a ripetuto che l’Irlanda può fare da sé – e il suo ministro Lenihan si fanno tanto pregare per essere aiutati a uscire da una situazione finanziaria insostenibile (disavanzo verso il 32% del Pil a causa degli esborsi per salvare le banche, titoli di Stato con un differenziale di rendimento proibitivo, oltre sei punti percentuali rispetto ai bund tedeschi a dieci anni) è perché il governo irlandese deve affrontare il 25 novembre elezioni parziali in cui rischia di perdere la risicatissima maggioranza che lo sostiene. Potrebbe infatti costare molti voti una decisione di accettare ora un piano di aiuti Ue, o Ue-Fondo monetario internazionale, che comporterebbe impegni a nuove misure impopolari di austerità oltre a quelle già severe in corso e come se non bastasse un regime di vigilanza internazionale – offensivo per tanti irlandesi – sulla politica di bilancio dell’isola che fino a non molto tempo fa per la una rapida crescita era chiamata la "Tigre celtica". Ai colleghi quindi Brian Lenihan ha spiegato che, tutt’al più e comunque senza fretta, potrebbe accettare non un aiuto allo Stato ma solo alle banche (a cui servono 60 miliardi o forse più) e quindi senza vincoli di politica economica per il governo.Mentre era riunito l’Eurogruppo, e oggi tocca al Consiglio dei ministri finanziari a 27, l’euro scendeva a 1,35 rispetto al dollaro e le Borse europee bruciavano 120 milioni perdendo in media il 2,2% (Francoforte -1,87%, Londra -2,38% e Milano -2,05%) con vendite concentrate sulle banche e le materie prime. Anche Wall Street ha risentito delle tensioni. Qualche buona notizia invece dalla sostenuta richiesta di titoli di Stato offerti ieri da Spagna e Grecia, sia pure con rendimenti ancora al rialzo.
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