martedì 11 febbraio 2020
I passeggeri che hanno prenotato voli in partenza in date successive saranno riprotetti o rimborsati integralmente. La ministra De Micheli chiede di sospendere la decisione. A rischio 1.500 lavoratori
Air Italy in liquidazione il 25 febbraio
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Gli azionisti di Air Italy, Alisarda e Qatar Airways, attraverso Aqa Holding, a causa delle persistenti e strutturali condizioni di difficoltà del mercato, hanno deciso all'unanimità di mettere la società Air Italy in liquidazione in bonis. Lo si legge in una nota. «Air Italy lavorerà per ridurre al minimo il disagio per i passeggeri». I voli sino al 25 febbraio - precisa la nota - saranno operati agli orari e nei giorni previsti da altri vettori, mentre i passeggeri che hanno prenotato voli in partenza in date successive al 25 febbraio saranno riprotetti o rimborsati integralmente.

Qatar Airways era pronta, ancora una volta, a fare la «propria parte nel sostenere il rilancio e la crescita della compagnia aerea, ma ciò sarebbe stato possibile esclusivamente solo con l'impegno di tutti gli azionisti». Lo si legge in una nota di Qatar Airways sulla vicenda Air Italy.

La ministra dei Trasporti Paola De Micheli aveva chiesto stamani un incontro urgente con la società invitandola a sospendere ogni decisione in merito alla possibile liquidazione della compagnia fino alla riunione con i ministeri competenti. «Non è accettabile la decisione di liquidare un'azienda di tali dimensioni senza informare prima il governo e senza valutare seriamente eventuali alternative, pertanto - ha dichiarato la ministra - mi aspetto che Air Italy sospenda la deliberazione fino all'incontro che possiamo già calendarizzare a partire dalle prossime ore».

Dei circa 1.500 lavoratori che rischiano di perdere il posto con la messa in liquidazione della compagnia aerea Air Italy, 550 sono in Sardegna. Di questi 200 circa lavorano per Meridiana Maintenance negli hangar dell'aeroporto di Olbia dove viene effettuata la manutenzione degli aerei. Un altro centinaio sono amministrativi impiegati nella palazzina della compagnia aerea, sempre a Olbia. Altri 120 sono impegnati nel call center e si tratta in gran parte di giovani donne. Il resto è rappresentato da personale di cabina e piloti. Mentre per tecnici e, soprattutto, piloti è relativamente più facile trovare un nuovo impiego, per impiegati e lavoratrici del call center la situazione si presenta molto più drammatica.

«Non si rischiano solo le buste paga - spiega il segretario generale della Fit Cgil Sardegna Arnaldo Boeddu - ma bisogna considerare anche la perdita delle imposte sugli introiti che la compagnia con sede a Olbia versava in Sardegna. Oltre a ciò va via un know how che una volta perduto non tornerà più con un
ulteriore impoverimento dell'isola». Boeddu si appella al governo: «Non vogliamo credere che la decisione sia irreversibile, ma chiediamo un intervento immediato, autorevole e forte per far recedere la compagnia da questa decisione».

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