mercoledì 14 settembre 2022
Aumentano giovani agricoltori ed esportazioni, nonostante costi elevati e stretta sui consumi. Nuovi mercati esteri, stili di vita più attenti alla salute e tecnologia possono rilanciare il settore
Anche la tecnologia può rilanciare l'agricoltura

Anche la tecnologia può rilanciare l'agricoltura - Archivio

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Nonostante il contesto difficile, tra costi energetici in aumento, difficoltà di reperimento di materie prime e problemi nella logistica, tanti giovani tornano all'agricoltura, mentre le esportazioni dei distretti agro-alimentari continuano a crescere. L'agricoltura, infatti, è uno dei pochi settori in cui i lavoratori con meno di 34 anni aumentano con un balzo di 19mila unità, rispetto a prima della pandemia. È
quanto afferma la Coldiretti. In pandemia il numero di giovani imprenditori agricoli è cresciuto dell'8% negli ultimi cinque anni, in netta controtendenza rispetto all'andamento generale dell'economia. Con la crisi provocata dall'emergenza sanitaria, il settore agricolo è diventato di fatto un punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che le 55mila imprese giovani ha rivoluzionato il mestiere dell'agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali. Dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche le attività ricreative, l'agricoltura sociale e la sistemazione di parchi, giardini, strade o la produzione di energie rinnovabili. Inoltre, dopo il massimo storico del 2021 (22,6 miliardi di euro, +9,2% rispetto al 2020), i primi tre mesi del 2022 registrano un ulteriore balzo in avanti delle esportazioni, con oltre sei miliardi di export, 811 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+15,4% tendenziale) e oltre 1,2 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2019. L’evoluzione dei distretti riflette quella dell’export agro-alimentare italiano nel suo complesso, che già lo scorso anno aveva superato i 50 miliardi di euro e che segna, nel 1° trimestre del 2022, una crescita tendenziale del 18,9%. Il risultato risente in parte della dinamica inflattiva: l’indice dei prezzi praticati sul mercato estero dei prodotti alimentari italiani è cresciuto infatti nel 1° trimestre del 2022 dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2021, con punte del 18,5% per oli e grassi e del 13,9% per le carni, mentre per le bevande l’incremento è stato più contenuto (+2,7%). All’alba della nuova crisi geopolitica, tutte le filiere si erano lasciate alle spalle la pandemia, anche quelle che erano rimaste più indietro perché legate al mondo della ristorazione, come l’ittico. Questi importanti risultati devono fare oggi i conti con nuove tensioni causate da un insieme di fattori di tipo congiunturale, geopolitico e speculativo, anche a causa dell'alto grado di dipendenza dall'estero dell’agro-alimentare italiano per molti approvvigionamenti critici. I distretti vitivinicoli hanno guidato la crescita nel 1° trimestre del 2022 superando 1,4 miliardi di euro di export in valori correnti, risultato mai raggiunto sinora in un trimestre (+17,7% tendenziale). Il distretto più importante in termini di valori esportati, con quasi 447 milioni di euro nei primi tre mesi del 2022, è quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato, che ha registrato un progresso dell’11,4% rispetto allo stesso trimestre del 2021. In recupero soprattutto il mercato inglese che, dopo i cali del 2020 (-8,6%) e del 2021 (-10,3%), cresce di 13,6 milioni di euro rispetto ai primi tre mesi del 2021 (+47,5%). Registra un’ottima performance anche il distretto dei vini del Veronese (+19,4% tendenziale), che chiude il trimestre con 284 milioni di export; crescite diffuse verso tutte le destinazioni commerciali, in particolare Germania (+2%) primo mercato di sbocco, ma anche Regno Unito (+33,8%), Stati Uniti (+44,7%) e Canada (+29,9%). Ma il maggior contributo alla crescita dei distretti vitivinicoli viene dal Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, con un progresso di oltre 49 milioni nel trimestre(+31,1% tendenziale): Stati Uniti, Regno Unito e Germania, i tre mercati di destinazione che totalizzano oltre la metà delle esportazioni del distretto, crescono a due cifre (rispettivamente +12,9%, +50,9% e +27,2%); tuttavia il mercato britannico resta ancora sotto di quasi il 30% rispetto ai livelli del 1° trimestre del 2019. Ottime performance sui mercati esteri anche per i distretti della pasta e dolci, tutti con crescite tendenziali a doppia cifra; va tuttavia segnalato che l’indice dei prezzi sui mercati esteri per la produzione di prodotti da forno e farinacei è cresciuto del 12,1% tendenziale nel 1° trimestre del 2022, sotto la spinta delle dinamiche inflattive. Sul settore hanno pesato i rincari energetici e dei costi delle materie prime, in particolare cereali, spesso quotati in dollari, valuta che ha continuato a rafforzarsi nei confronti dell’euro per tutto il 1° trimestre dell’anno. Si distinguono in particolare i Dolci di Alba e Cuneo, con un progresso di 64,6 milioni in più rispetto al 1° trimestre del 2021 (+19,8% tendenziale) e i comparti pasta dell’Alimentare di Parma (+28,7%), dell’Alimentare napoletano (+33,3%) e dell’Olio e pasta del Barese (+26,9%). La filiera dei distretti agricoli, dopo la forte crescita del 2021 (+9,4%), rallenta nel 1° trimestre del 2022 con una crescita tendenziale del 7%, risultato che nasconde però dinamiche differenti nei 13 distretti che la compongono. Il maggior contributo alla crescita lo si deve al distretto dell’Ortofrutta del Barese, che passa dai 53 milioni del 1° trimestre del 2021 (erano 45 nel primo trimestre del 2019) a 155 mln dello stesso periodo del 2022. La crescita è spiegata quasi interamente dai Paesi del Nord Africa, in particolare Algeria e Tunisia, mercati fortemente dipendenti dalle forniture russo-ucraine, in particolare di cereali. Crescita a due cifre anche per il distretto dell’Agricoltura della Piana del Sele (+12,9% tendenziale) e per i due distretti del Florovivaistico di Pistoia (+13%) e del Florovivaistico del Ponente ligure (+16%). Registrano invece un segno negativo l’Ortofrutta romagnola (-7,5% tendenziale), le Mele del Trentino (-30,9%) e la Nocciola e frutta piemontese (-24,4%); quest’ultimo è l’unico distretto della filiera a posizionarsi ancora al di sotto dei livelli del 1° trimestre del 2019. Già dal mese di marzo la situazione idrica nazionale cominciava a dare segnali di criticità, in particolare nel nord del Paese. Crescite diffuse per i distretti delle conserve: le Conserve di Nocera hanno registrato un +4,6% tendenziale; incrementi a doppia cifra per Marmellate e succhi di frutta del Trentino-Alto Adige (+35,9%) e per i comparti conserve dell’Alimentare napoletano (+37,6%) e dell’Alimentare di Parma (+18,6%). Unica eccezione il comparto conserve dell’Ortofrutta e conserve del Foggiano che, dopo la forte contrazione del 2021 (-46,1%), continua a perdere terreno sui mercati esteri (-11,2% tendenziale), in particolare verso Germania (-33,3%) e Francia (-21,5%). Luci e ombre tra i distretti delle carni e salumi: l’escalation dei costi energetici e delle materie prime ha colpito una filiera già provata dai rincari causati dalla peste suina in Cina e influenzata anche da alcuni casi riscontrati in Italia. Alla forte crescita dei Salumi del modenese (+21,8% tendenziale, che corrispondono a un progresso di 33 milioni), si contrappone il calo delle Carni di Verona (-18,9%, 26,8 milioni in meno), distretto che si posiziona in questo modo al di sotto di circa il 3% rispetto ai livelli del 1° trimestre del 2019. Pesa soprattutto l’andamento del mercato tedesco, che assorbe un terzo delle esportazioni del distretto veronese e cala del 37% tendenziale (20,6 milioni in meno). Boom di vendite sui mercati esteri per i Salumi di Reggio Emilia, che con 12,8 milioni in più raddoppia rispetto al 1° trimestre del 2021 (+109,5%) e rispetto al pre-pandemia (+100,7%), con crescite diffuse verso tutte le principali destinazioni commerciali, in particolare Paesi Bassi, Germania e Stati Uniti. Anche tra i distretti del lattiero-caseario si registrano performance altalenanti. Il primo distretto per valori esportati, il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale, dopo l’ottimo risultato del 2021 (+15,4%), chiude il 1° trimestre del 2022 con una crescita tendenziale del 29,4%, oltre 61 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Boom di vendite verso Francia (+30,2%), Paesi Bassi (+45,2%) e soprattutto Stati Uniti, che registrano valori di export quasi triplicati rispetto al 1° trimestre del 2021. Dinamica simile anche per la Mozzarella di Bufala Campana (+25,3% nel 2021; +21,4% nei primi tre mesi del 2022) e per il Lattiero-caseario Parmense (rispettivamente +21% e +14,8%). Battuta d’arresto invece per il Lattiero-caseario di Reggio Emilia, che già aveva chiuso il 2021 in leggero calo (-3%) e realizza nel 1° trimestre del 2021 un regresso del 21,6%; in contrazione soprattutto le vendite sul mercato britannico, primo sbocco commerciale (-45,5%). Anche il Lattiero-caseario sardo registra un fisiologico regresso (-8,5% tendenziale), dopo la forte crescita del 2021 (+26%), spiegato quasi interamente dal calo sul mercato statunitense (-12,9% tendenziale). Forte accelerazione per i distretti dell’olio, che si accompagna però a un incremento dei prezzi sui mercati esteri per l’industria nazionale di oli e grassi del 18,5% tendenziale. Il distretto dell’Olio toscano chiude il 1° trimestre del 2022 con un +25,9% tendenziale, che si traduce in un progresso di oltre 40 milioni. Molto positivi i risultati anche dell’Olio umbro (+24,9% tendenziale) e del comparto olio dell’Olio e pasta del Barese (+51,9%). I due distretti del riso si muovono all’unisono: il riso di Vercelli, che aveva chiuso il 2021 con un -4,5%, registra una crescita tendenziale del 24,1%; stessa dinamica per il riso di Pavia (-4% e +28,4%). Secondo l’Ente Nazionale Risi, la produzione netta di riso lavorato nel 2021 è stimata in calo di circa il 2,3% rispetto al 2020, ma è sostenuta da un incremento dei prezzi alla produzione sui mercati esteri che ha registrato per riso e farine una crescita tendenziale del 10,7%. Nella filiera del caffè, tutti i distretti proseguono il trend positivo del 2021. Si distinguono in particolare il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+25,5% tendenziale) e il Caffè di Trieste (+30,5%). Recupera i livelli pre-pandemia anche il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+21,3% tendenziale; +1,8% rispetto al 1° trimestre del 2019). Il comparto della pesca è tra i più energivori nel settore agro-alimentare; per il distretto veneto si aggiungono le preoccupazioni relative agli effetti del cambiamento climatico che stanno riducendo i livelli delle acque e incrementando i livelli di salinità e la presenza di alghe. Nel complesso, sono in crescita le esportazioni dei distretti agro-alimentari verso tutti i principali mercati di destinazione. Crescono i flussi verso la Germania, primo mercato di sbocco (+3,4% nel 1° trimestre del 2022), grazie soprattutto al contributo delle filiere di pasta, dolci e olio; in incremento i flussi verso Stati Uniti (+14,3% ), dove il dollaro forte ha sostenuto la crescita dei distretti del vino, dell’olio e di pasta e dolci; buoni risultati anche verso la Francia (+16,8%), dove al successo della filiera della pasta e dolci si aggiunge quello del lattiero-caseario. Riprendono a crescere anche le vendite sul mercato britannico (+21,9% tendenziale; dopo il calo del 9,6% nel 2021), soprattutto di vini, pasta e conserve. Continuano a incrementarsi le vendite verso le economie emergenti, +19,6% nel 1° trimestre del 2022 verso un +14,3% delle economie avanzate.

Scenario di crisi e impatto con il settore agroalimentare
Le analisi dell’impatto economico dello scenario di crisi attuale sul settore agroalimentare hanno messo in luce le pesanti ricadute sui consumi e sulle famiglie italiane. A fronte di una riduzione generalizzata della spesa media mensile delle famiglie nell’ultimo decennio (-1,1% medio annuo su tutte le categorie di spesa), l’incidenza della spesa alimentare è cresciuta di +2,9 punti percentuali nel periodo, risultando la voce che aumenta maggiormente la propria incidenza sul totale della spesa delle famiglie, insieme a quella per l’abitazione e le bollette. Queste due voci sono destinate a incrementare notevolmente la propria incidenza sul totale anche nel biennio 2021-2022, essendo le categorie maggiormente impattate dalla crisi inflattiva. L'inflazione energetica e alimentare sta colpendo le fasce più povere della popolazione. Il costo del paniere medio per le famiglie appartenenti al quintile di reddito più basso ha subìto un’impennata del +8% da marzo 2021 a marzo 2022, mentre l’impatto inflattivo per le famiglie nel quintile più alto si attesta a +4,7%. Uno scenario dovuto a fattori esogeni che legittima le previsioni di un’inflazione su base annua superiore al 10%, che impatterà in modo asimmetrico sui consumatori e sugli operatori del retail. Le imprese della Grande Distribuzione sono chiamate a risposte efficaci, in grado di far fronte a una situazione che rischia di diventare strutturale nel medio periodo, per andare incontro alle esigenze delle famiglie calmierando i prezzi. Evidenze molto preoccupanti anche per la filiera produttiva: le principali criticità di un settore senza dubbio florido, ma che per esempio è cresciuto meno di altri (pur riportando una progressione del 6,2%, è al terz’ultimo posto per crescita tra le filiere), è solo al quinto posto in UE per valore dell’export e al penultimo posto nel cluster dei top 10 exporter per incidenza delle esportazioni agroalimentari sul fatturato, pari al 22,5.

Le priorità per rilanciare la competitività della filiera agroalimentare italiana
Spazi di export importanti possono venire dalla lotta all’Italian Sounding - il fenomeno preoccupante (e dilagante) dei prodotti alimentari che ‘suonano’ come italiani e non lo sono - che sottrae al nostro export un valore, per la prima volta stimato con un algoritmo matematico, di circa 80 miliardi di euro. Per indicarne la reale ricaduta in termini economici, per la prima volta The European House Ambrosetti e Assocamerestero hanno elaborato un modello scientifico per quantificare il valore dell'Italian Sounding. Partendo da una indagine che ha coinvolto oltre 250 retailer internazionali della Gdo di dieci Paesi diversi in cui c’è una maggiore diffusione a scaffale di falsi prodotti italiani, sono state poste sotto la lente le 11 referenze più colpite del made in Italy agroalimentare. La survey ha adottato una metodologia basata su due coefficienti: uno in grado di calcolare la presenza sugli scaffali dei supermercati di prodotti del vero italiano, l’altro, di scontare l’effetto prezzo, vale a dire depurare il risultato dalla quota di consumatori che scelgono referenze non autentiche italiane attirati dalla convenienza. Lo studio ha innanzitutto mostrato come in alcuni Paesi la quota di referenze Italian Sounding nei punti vendita della grande distribuzione sia più marcata. È il caso, in primis, del Giappone (70,9%), seguito a brevissima distanza da Brasile (70,5%), mentre in Europa il dato maggiore è stato riscontrato in Germania (67,9%). A livello di prodotto, i più ‘imitati’ sono ragù (61,4%), parmigiano (61,0%) e aceto balsamico (60,5%). Se si addiziona quindi il valore di Italian Sounding su tutti i prodotti alimentari monitorati dalla survey nei 10 Paesi, si stima un fatturato di 10,4 miliardi di euro, il 58% in più rispetto a quanto generano complessivamente gli stessi 11 prodotti ‘veramente’ italiani. Partendo da questi risultati e correlandoli con il valore dell’export di tali referenze, si ottiene un moltiplicatore dell’Italian Sounding pari a 1,58 che, applicato su larga scala internazionale, fa emergere come questo fenomeno da solo possa giungere a valere 79,2 miliardi di euro. Sommando, quindi, questa cifra al dato effettivo delle esportazioni, l’Italia idealmente incasserebbe dal commercio oltreconfine dei suoi prodotti agroalimentari ben 129,3 miliardi di euro. Le 84 Camere di Commercio Estere sono già impegnate in prima linea nel contrastare questo fenomeno. In sintesi, si tratta di favorire la consapevolezza del consumatore straniero verso le valenze distintive del made in Italy agroalimentare, prevedere agevolazioni fiscali con nuovi accordi di libero scambio UE-Paesi Internazionali e accordi bilaterali più favorevoli per le imprese agroalimentari, combattere la comunicazione ingannevole, strutturare una rete comune di attori istituzionali all’estero, favorire il consolidamento delle imprese italiane, attraverso reti d’imprese del settore, sfruttare gli "ambasciatori" del made in Italy presenti all’estero, dare impulso alla tracciabilità sfruttando la tecnologia di blockchain e smart labeling e, in generale, contribuire a dare supporto tecnologico alle pmi italiane. Inoltre esistono potenziali opportunità di nuovi mercati dove il made in Italy è presente solo in modo parziale e che, quindi, presenterebbero interessanti margini di crescita e business. Il focus, in questo caso, è stato posto sulle Filippine, tra i Paesi dell’area Asean attualmente in forte sviluppo economico.

Volano le esportazioni di prodotti biologici
Molto positiva la performance dell'export bio: nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% (anno terminante giugno) rispetto all'anno precedente. È quanto emerge da un'analisi di Nomisma, realizzata nell'ambito di Ita.bio, la piattaforma on line di dati e informazioni per l'internazionalizzazione del biologico made in Italy e promossa da Ice agenzia e Federbio. Il riconoscimento del bio italiano sui mercati internazionali, è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato) e dalla quota di export sul paniere made in Italy (peso del 6% sull'export agroalimentare italiano totale nel 2022 a fronte di un 4% di dieci anni fa). Nel dettaglio, «la gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (anno terminante giugno), +16% rispetto al 2021», spiega il senior project manager di Nomisma Emanuele Di Faustino. «Rilevante anche il ruolo del vino che pesa per il restante 19% dell'export bio». In termini assoluti «parliamo di 626 milioni di euro di vino bio made in Italy venduto sui mercati internazionali, +18% rispetto al 2021 e una quota sul totale dell'export vitivinicolo italiano dell'8%», conclude Di Faustino. L'Italia si conferma leader nel settore biologico per quota di superficie agricola, operatori ed export. Molte le trasformazioni che riguardano i consumi interni, che complessivamente si dimostrano in crescita grazie al traino dei consumi extra-domestici (ristorazione commerciale e collettiva segnano un +53%) a fronte di un segno meno della componente domestica (-0,8%) e un'incidenza dei consumi bio sul totale dei consumi alimentati ancora più bassa rispetto a quanto accade nei principali Paesi europei. Il monitoraggio realizzato da Nomisma per l'Osservatorio Sana 2022 fa emergere in modo chiaro alcune aree di lavoro fondamentali per incrementare conoscenza, consapevolezza e interesse verso la categoria. Quasi sei consumatori su dieci vorrebbero avere informazioni più dettagliate sulle caratteristiche, metodo di produzione e sui valori nutrizionali degli alimenti biologici. Il momento che il biologico, emerge dal Rapporto, sta vivendo è cruciale; da una parte vi sono gli impatti collegati prima alla pandemia, dall'altra il conflitto russo-ucraino e l'inflazione che contribuiscono a delineare uno scenario evolutivo che sta producendo effetti sul modello di consumo degli italiani. Il Rapporto sottolinea che mai come in questo momento è fondamentale fare il punto sul comparto biologico per implementare azioni di promozione e informazione verso i consumatori con l'obiettivo di rafforzare l'educazione alimentare, incrementare conoscenza sulla certificazione, creare strumenti per facilitare scelte di consumo consapevoli, sfruttando le opportunità legate alle iniziative del prossimo Piano di azione nazionale per l'agricoltura biologica.

Parità sul lavoro, rinnovo del contratto della panificazione e progetto agritech a Catania​
Alla presenza e con il pieno sostegno della ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, le associazioni del settore agroalimentare Unione Italiana Food e Fai, Flai e Uila hanno sottoscritto un Protocollo di intesa sulle pari opportunità nei luoghi di lavoro. «Un'iniziativa importante e innovativa - spiega Bonetti - che va nella direzione tracciata dal governo Draghi e dal mio ministero di valorizzare e liberare pienamente le competenze di ciascuna e ciascuno, promuovendo quelle azioni positive e necessarie per garantire pari opportunità e contrastare ogni forma di discriminazione di genere nel mondo del lavoro. La creazione di un ambiente basato sul rispetto e il benessere della persona è oggi una sfida grande che ci impegna tutti. Sono grata all'Unione Italiana Food per aver promosso insieme alle organizzazioni sindacali Fai, Flai e Uila, questa iniziativa che permetterà di accrescere la consapevolezza su questi temi anche nel settore dell'industria alimentare e di compiere un altro passo significativo per una piena parità di genere». «Nell'industria agroalimentare la parità di genere è un valore forte e condiviso che si esprime anche attraverso i rapporti sindacali. - commenta Marco Lavazza, presidente di Unione Italiana Food -. Con questo Protocollo facciamo un ulteriore passo avanti sulla strada della collaborazione verso un futuro sempre più equo. Questa iniziativa promuove importanti attività: la sensibilizzazione, formazione e diffusione dei principi fondamentali per favorire le pari opportunità, elemento chiave per un'associazione come la nostra che rappresenta un settore chiave e riconosciuto del made in Italy». «Con la firma di questo protocollo abbiamo condiviso con Unionfood la sfida di contribuire a realizzare una concreta parità di genere nel settore», dichiarano i segretari generali di Fai, Flai e Uila Onofrio Rota, Giovanni Mininni e Stefano Mantegazza. «In un Paese dove la natalità è ai minimi storici e la popolazione invecchia sempre di più, le relazioni sindacali e la contrattazione possono e devono fare la propria parte ricercando soluzioni innovative che mettano al centro le persone, favorendo la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, promuovendo l'occupazione femminile e contrastando ogni discriminazione di genere». Il Protocollo vuole contribuire a diffondere e promuovere una cultura della parità di genere in tutte le aziende del settore alimentare, anche attraverso l'adozione volontaria di un Codice di condotta e uno schema di policy di genere. Unione Italiana Food e Fai, Flai, Uila attraverso l'azione di una Commissione paritetica di confronto permanente tra le parti, realizzeranno attività di studio e ricerca finalizzate alla promozione di azioni positive e all'individuazione di eventuali ostacoli che non consentono l'effettiva parità di opportunità uomo-donna nel lavoro.

​Intanto è stato rinnovato il contratto per la panificazione, che rappresenta una conquista importante per 80mila lavoratrici e lavoratori che si sono affermati come essenziali anche durante la pandemia. «La trattativa – sottolinea il segretario nazionale Patrizio Giorni, che per la Fai Cisl ha condotto il negoziato – è stata molto lunga e complessa, non solo per via della pandemia ma in generale per le divisioni tra le due parti datoriali, Federazione Italiana panificatori, pasticceri e affini, e Fiesa-Assopanificatori Confesercenti. Il confronto si è svolto su due tavoli contrattuali, e il sindacato unito ha saputo svolgere il ruolo di agente contrattuale, anche grazie a una piattaforma innovativa e completa, ma abbiamo saputo svolgere anche il compito di coordinatori dei due tavoli, riuscendo a confermare un sistema di bilateralità unico ed evitando che una trattativa si sviluppasse in modo autonomo e disarticolato rispetto all’altra. Non a caso nei mesi scorsi avevamo dovuto proclamare lo stato di agitazione per il settore, perché si riavviasse una trattativa serena e costruttiva; ma il risultato raggiunto oggi premia ampiamente l’impegno costante del sindacato e restituisce ai lavoratori tutele e salario, con aumenti di 69,50 euro a regime nelle aziende a indirizzo produttivo artigiano e di 97 euro in quelle a indirizzo produttivo industriale, più un importo una tantum di rispettivamente 200 euro per le prime e 400 euro per le seconde». «La sigla di questo contratto – concludono Rota e Giorni – è una tappa importante per rilanciare il settore della panificazione aspirando a costruire relazioni industriali più mature nell’interesse di tutto il sistema Paese. Il rinnovo è un segnale positivo che va a completare tutti i rinnovi concordati finora per l’agroalimentare italiano nell’ottica di qualificare il lavoro e rafforzare il potere d’acquisto logorato dalla crisi pandemica e dai rincari dell’energia e delle materie prime. Ora le parti sociali sono chiamate ad agire con grande impegno e responsabilità per sviluppare nel settore più bilateralità e contrattazione di secondo livello».

Promuovere la ricerca, favorire l’incontro tra capitale umano e fabbisogni delle imprese e valorizzare i beni culturali e le esigenze del territorio sono invece i principali obiettivi di Greentech Mediterranean Innovation Hub, progetto che si è classificato tra i 27 selezionati all’interno del bando “Ecosistemi dell’innovazione al sud in contesti urbani marginalizzati” del Ministero per il Sud e la Coesione. Con i 10,5 milioni di euro di finanziamento provenienti dal fondo del Pnrr, Greentech Mediterranean Innovation Hub diventerà uno dei più importanti poli d’Italia per il trasferimento tecnologico in ambito green ed agri-tech nonché il primo centro di high-performance computing del Mezzogiorno. Il polo sarà realizzato dal partenariato composto da Banca Agricola Popolare di Ragusa, responsabile di progetto che gestirà l’hub attraverso la sua società Benefit, Meet-Mediterranean Ecosystem for Environment & Technologies, l’Università di Catania, soggetto proponente, il Comune di Ragusa, i3P, Incubatore di start-up innovative del Politecnico di Torino, Energy Center del Politecnico di Torino e la Fondazione Cesare e Doris Zipelli. Il progetto nasce con il chiaro intento di contrastare la migrazione di capitale umano altamente qualificato, coinvolgendo i giovani e promuovendo le pari opportunità di genere e generazionali. La piattaforma territoriale sarà ospitata a Ragusa, nella ex sede della Banca d’Italia, dove saranno realizzati spazi funzionali a basso impatto ambientale, attrezzati con le più moderne tecnologie, che consentiranno lo svolgimento di attività di alta formazione e divulgazione della cultura d’impresa, incubazione e accelerazione di start up, e per stimolare il trasferimento tecnologico tra mondo universitario e impresa. Questo progetto accompagnerà lo sviluppo delle imprese applicando l’intelligenza artificiale agli ambiti di innovazione “greentech”, “agritech”, “green-energy”, “blue economy”, “mobility & logistics”, attraverso laboratori sulla competitività d’impresa, per la “realtà virtuale” e la “realtà aumentata”, osservatori su bandi europei, spazi di coworking. Al tempo stesso il polo si prefigge di favorire la nascita e la longevità di start-up e spin-off, per contrastare il fenomeno dello spopolamento giovanile e attrarre al Sud nuovi talenti. Ai benefici “quantitativi” si aggiungono anche quelli “culturali” attraverso nuove pratiche per la sensibilizzazione e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico di tutta l’area circostante. La tecnologia a disposizione, infatti, potrà essere utilizzata anche per attività legate alla conservazione, tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale del territorio. L’hub si inserisce in un particolare contesto socio-economico come quello della provincia di Ragusa che, secondo lo studio Cerved 2021, è al terzo posto in Italia per incidenza di imprese transitional (18,6% sul totale delle aziende ragusane, media italiana dell’8,3%), imprese ad alto potenziale di impatto ecologico, in una regione, quella siciliana, caratterizzata da una progressiva perdita di capitale umano, con il più elevato numero di giovani italiani tra i 18 e 24 anni che abbandonano prematuramente gli studi, un’elevata percentuale di Neet e un basso tasso di formazione terziaria.

Assunzioni per un'agricoltura sempre più sostenibile
xFarm Technologies, la tech company che attraverso la sua piattaforma digitale supporta e semplifica il lavoro di 110mila aziende agricole estese su 1,5 milioni di ettari in oltre 100 Paesi del mondo, continua a crescere e apre la selezione per 20 nuovi profili, tra sviluppatori, professionisti It, esperti di marketing, comunicazione e vendite, che avranno la possibilità di lavorare in un ambiente fortemente dinamico e dallo spiccato carattere innovativo e tecnologico. Per prepararsi a raggiungere efficacemente gli ambiziosi obiettivi, tra cui l’internazionalizzazione, e aiutare un numero sempre maggiore di aziende agricole e filiere nell’efficientare il loro lavoro con le giuste tecnologie, xFarm Technologies ha deciso di rafforzare il proprio organico, aprendo la selezione per le seguenti figure:

Frontend Developer

La risorsa si occuperà integrare i servizi di partner, creando una piattaforma sempre più scalabile e automatizzata attraverso una costante analisi dei dati, per poter guidare il team e la roadmap del prodotto. Collaborerà a stretto contatto con il Chief Technology Officer e il team di ingegneri.

Principali competenze richieste: ottima esperienza e propensione allo sviluppo di una moderna struttura di Front-End con Angular e/o React, esperienza nella progettazione di UI e Mockup, comprensione dello sviluppo con TDD, conoscenza di Cloud Platform (es. Microsoft Azure, Amazon AWS, Google Cloud) e dell'approccio Continuous Delivery e Continuous Integration.

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

Full Stack Developer

La figura selezionata assumerà la proprietà dell'intera esperienza utente per i clienti, per rendere il loro lavoro più veloce, più facile e meno costoso, implementando la piattaforma per renderla sempre più scalabile e automatizzata. Collaborerà a stretto contatto con il Chief Technology Officer e il team di ingegneri.

Principali competenze richieste: Esperienza con un Framework MVC di back-end, Java/Spring Boot/Grails e produzione di API REST, esperienza e propensione di sviluppo di una moderna struttura di Front-End con Angular e/o React, capacità con i database NoSQL, query strutturate e complesse, comprensione dello sviluppo con TDD, esperienza con Cloud Platform (es. Microsoft Azure, Amazon AWS, Google Cloud) e dell'approccio Continuous Delivery e Continuous Integration.

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

Mobile Developer – iOS/Android/Flutter

Il candidato scelto lavorerà a stretto contatto con il Chief Technology Officer e il team di ingegneri per creare una piattaforma​​ sempre più scalabile e automatizzata.

Principali competenze richieste: esperienza nello Sviluppo e Design di App Mobile iOS/Android native e/o Framework Flutter e con il consumo di API REST, comprensione dello sviluppo con TDD, conoscenza di Cloud Platform (es. Microsoft Azure, Amazon AWS, Google Cloud) e dell'approccio Continuous Delivery e Continuous Integration. Apprezzata anche la conoscenza di sistemi di versioning del codice (ex Git), dei servizi di messaggistica (Apache Kafka, RabbitMQ, JMS ecc.), la gestione delle code e l’esperienza con i database NoSQL, query strutturate e complesse.

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

Computer Vision Engineer

Inserita nel team Ricerca & Sviluppo, la risorsa si occuperà della creazione di prodotti verticali per la piattaforma xFarm. Svilupperà modelli di computer vision da applicare in agricoltura e ne testerà la validità direttamente sul campo, in combinazione con prodotti altamente innovativi e tecnologicamente avanzati.

Principali competenze richieste: Laurea tecnico-scientifica / Master (Ingegneria, Matematica, Fisica), conoscenza approfondita degli algoritmi di machine learning (modelli di regressione, classificatori non supervisionati e supervisionati, reti neurali, SVM) e di computer vision (in particolare YOLOv5). Capacità di ottimizzare i parametri degli algoritmi di computer vision, deep sorting e deep tracking. Conoscenza della pipeline di sviluppo di modelli di computer vision (etichettatura dei dati, aumento dei dati, formazione del modello, test del modello), di framework di robotica come ROS2.

Sede: Lugano; modalità di lavoro ibrida

Head Of People:

La risorsa selezionata affiancherà il CFO nella gestione del People Operations, in particolare sarà responsabile della gestione degli stakeholder e dovrà collaborare con i manager per progettare la strategia di People Management: dalla selezione, ai processi di onboarding e offboarding, la gestione delle prestazioni e la revisione dei salari.

Principali competenze richieste: più di 8 anni di esperienza nel campo delle risorse umane in un'azienda internazionale e in rapida crescita, capacità di gestione e comunicazione, solida conoscenza del diritto del lavoro e capacità di applicarlo in diversi ambiti, forte esperienza nella pianificazione e controllo dei costi del lavoro, dei bonus e dell'evoluzione della produttività, ottima conoscenza della lingua italiana e inglese, spagnolo/francese/tedesco sono un plus.

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

Customer Success Specialist

Per la Business Unit Operations, che si occupa della gestione dei processi aziendali, dell'assistenza clienti e del mondo CRM, la risorsa selezionata sarà responsabile dell’espansione della diffusione dell'app xFarm definendo e implementando strategie digitali. Dovrà anche supportare gli utenti che già utilizzano l'applicazione, con possibilità di upsell.

Principali competenze richieste: Background agronomico, conoscenza e padronanza del mondo Digital e App (web e mobile), conoscenza del sistema di salesforce (o altro sistema CRM) e dell'ecosistema Atlassian (Trello, Jira, ...), predisposizione al problem solving, empatia verso il cliente e capacità organizzativa, familiarità con il pacchetto Office365, ottima conoscenza della lingua inglese.

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

Ag Machinery Field Engineer

Il candidato scelto entrerà a far parte della Business Unit Telematics, e affiancherà il team nella gestione dell'esecuzione dei progetti aziendali, oltre allo sviluppo costante di nuove opportunità. Dovrà anche supportare il team nello sviluppo e nella gestione di lead a livello internazionale, con un focus particolare sul settore delle macchine agricole (trattori, attrezzature, droni, rover) oltre a quello tecnologico (telematica, agricoltura di precisione, positionig) e AgTech basato su sistemi di IA.

Principali competenze richieste: Laurea Magistrale in Scienze Agrarie o Ingegneria, esperienza internazionale nel settore delle macchine agricole, esperienza in sistemi di agricoltura digitale e di precisione, conoscenza del settore AgTech e dei suoi sviluppi e innovazioni, competenze di Project Management comprovate, organizzazione, precisione e proattività, ottima conoscenza della lingua inglese (almeno B2).

Sede: da remoto

Ag Machinery Business Project Manager

La risorsa selezionata entrerà a far parte della Business Unit Telematics, che si occupa di sviluppare e coordinare progetti tecnologici e di business con Ag Machinery Corporates.

Affiancherà il team per l'esecuzione di progetti imprenditoriali nel mercato del Nord Italia con rivenditori di macchine agricole e agricoltori mantenendo un contatto costante con i team di prodotto, vendita, marketing e post-vendita.

Principali competenze richieste: Laurea in Scienze Agrarie o Ingegneria, comprovata esperienza con agricoltori, contoterzisti e commercianti, conoscenza del settore AgTech, dei suoi sviluppi e innovazioni, richiesta organizzazione, precisione e proattività nella gestione delle attività, ottima conoscenza della lingua inglese (almeno B1), approccio analitico e utilizzo di Microsoft Excel.

Sede: da remoto

AgTech Communication Specialist

Inserita all’interno del team Marketing e Comunicazione il candidato lavorerà a stretto contatto con il Communication Manager e si occuperà di gestire e ampliare la community sulle pagine social di xFarm, sviluppare e pubblicare contenuti social in linea con gli obiettivi aziendali sulle diverse piattaforme social, contribuire all'implementazione e alla gestione di campagne di influencer marketing in Italia e all'estero. Sarà inoltre richiesto di sviluppare nuove strategie di employer branding anche in nuovi mercati.

Principali competenze richieste: laurea triennale in discipline STEM, comprovata esperienza nella gestione di pagine social, ottima conoscenza delle piattaforme social (Instagram, Facebook, TikTok, YouTube, Twitter e LinkedIn), almeno 1 esperienza lavorativa precedente in aziende tech, startup o agroalimentari e ottima conoscenza della lingua inglese (livello C1).

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

AgriFood Execution Consultant

All’interno della Business Unit AgriFood, la figura selezionata si occuperà di sviluppare e coordinare i progetti di filiera attuando una strategia efficace per l’adozione degli strumenti digitali.

Principali competenze richieste: esperienza nella filiera agroalimentare, almeno 2 anni di gestione progetti nell’ambito food, organizzazione, precisione e proattività nella gestione dei progetti. Ottima conoscenza della lingua inglese (almeno B2), di strumenti di Project Management e capacità di fare presentazioni in Powerpoint/Keynote.

Sede: Milano; modalità di lavoro ibrida

Direct Sales Consultant Nord Est

Il candidato sarà parte del team Direct Sales, che si occupa di offrire alle aziende agricole una soluzione digitale completa ed una consulenza altamente specializzata nel digital farming. Nello specifico dovrà occuparsi dello sviluppo di nuovi clienti e nuove strategie di upselling per la zona del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

Principali competenze richieste: Laurea triennale in agraria, esperienza pregressa di almeno 2 anni in ruoli commerciali nel mondo agricolo preferibilmente nel settore dello smart farming, forte propensione al mondo digital, propensione a lavorare ad obiettivi. È inoltre richiesta una buona conoscenza della lingua inglese e disponibilità a trasferte sul territorio nazionale.

Si predilige residenza in Veneto o Friuli Venezia Giulia

Sales Field Manager (Germania; Spagna; Polonia; Francia)

Le risorse selezionate lavoreranno all’interno del Team Sales a stretto contatto con il Country Manager di riferimento per supportare il team di vendita nelle strategie di penetrazione e posizionamento sul mercato, attraverso anche alla partecipazione a fiere ed eventi in target.

Principali competenze richieste: Studi in materie agronomiche, passione per l'agricoltura e la tecnologia, buona conoscenza dell'ambiente agricolo del Paese di riferimento (rete, interessi, dinamiche, esigenze, opportunità), buona capacità organizzativa anche attraverso strumenti come Trello, Slack, SalesForce e ottima conoscenza della lingua del Paese in cui si andrà ad operare all’inglese.

Sedi di lavoro: Monaco di Baviera, Madrid, Varsavia, Lione. Modalità di lavoro ibrida

È possibile candidarsi alla pagina LinkedIn di xFarm al link: https://www.linkedin.com/company/xfarm-technologies/.

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