giovedì 27 dicembre 2018
L’Italian sounding ci costa oltre 90 miliardi di euro, vale più di tre volte il nostro vero export agroalimentare e impedisce di creare in Italia nuova occupazione
Alcuni prodotti agroalimentari contraffatti

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«Un grande piano di contrasto all’Italian sounding a alla contraffazione alimentare che non faccia sconti a nessuno». Questa la richiesta di Luigi Scordamaglia, presidente uscente di Federalimentare e numero uno di Filiera Italia, la nuova organizzazione che unisce le eccellenze dell’industria alimentare italiana alla produzione agricola del nostro Paese.

Intervenuto al Mise all’evento Difendere le eccellenze italiane, promuovere la crescita, Scordamaglia approfondisce il fenomeno che mette in ginocchio il sistema agroalimentare italiano: «L’Italian sounding ci costa oltre 90 miliardi di euro, di cui un 10% di vera e propria contraffazione, vale più di tre volte il nostro vero export agroalimentare e impedisce di creare in Italia 100mila posti di lavoro in più».


«Inaccettabile - prosegue il presidente di Filiera Italia - serve un piano di mobilitazione nazionale che contrasti il fenomeno a ogni livello senza alcuna tolleranza. Anche in Europa ci sono aziende che troppo disinvoltamente hanno usato i buchi normativi per apporre bandierine o nomi italiani su prodotti che con l’Italia non hanno nulla a che vedere, e questo è ancora più grave se a farlo sono aziende italiane che producono sui mercati mondiali. Bisogna coordinare strumenti e enti deputati al contrasto di questi fenomeni per un più efficace utilizzo delle norme esistenti ed affinché la lotta alla contraffazione sia principio da perseguire nella conclusione di ogni accordo bilaterale in cui la Ue è coinvolta».

«E - chiosa il presidente - in questa operazione di contrasto è importante che lo sforzo provenga anche da parte della nostre aziende perché trovino forme di organizzazione tali da consentire, con una crescente sinergia tra grandi e piccole imprese di coprire l’ultimo miglio distributivo sugli scaffali dei mercati più lontani. Un’organizzazione che solo una filiera unità e integrata potrà garantire».

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