martedì 7 aprile 2020
Rota: «Davanti all’emergenza Coronavirus basta lamentele, servono ricette nuove per agire in fretta sul mercato del lavoro e far ripartire il Paese»
Il segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota

Il segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota - Archivio

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«Davanti alla crisi indotta dal Coronavirus bisogna tamponare l’emergenza manodopera, ma anche arrivare alle prossime campagne di raccolta con un progetto lungimirante di lavoro agroalimentare italiano: proponiamo alla Ministra Catalfo di costituire un tavolo interistituzionale urgente, di concerto le Ministre Bellanova e Lamorgese, per confrontarci sulle diverse proposte avanzate dalle parti sociali, e per mettere in campo soluzioni ottimali nel più breve tempo possibile, evitando scorciatoie che rischiano di mortificare il lavoro e la contrattazione». Lo scrive sulla pagina Facebook della Fai Cisl il segretario generale Onofrio Rota. «Da parte nostra – aggiunge il sindacalista – tutta la disponibilità a un confronto aperto, purché su proposte concrete che non trascendano dalle norme per la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Le azioni che proponiamo sono note».

Il punto di partenza è la valorizzazione degli enti bilaterali, che essendo costituiti dai rappresentanti dei lavoratori e delle imprese hanno già in sé tutto il potenziale per rispondere al meglio alle specifiche esigenze di ciascuna filiera e ciascun territorio: possono potenziare l’incontro tra domanda e offerta di manodopera, soprattutto valorizzando le liste pubbliche già costituite. Un grande contributo ad alimentare queste liste potrebbe venire proprio dai tanti lavoratori al momento disoccupati, provenienti da quei settori rimasti fermi a seguito del blocco.

Secondo punto, il coinvolgimento delle agenzie interinali: non è un tabù, purché sia gestito dagli enti bilaterali con convenzioni ad hoc, dove siano chiari i tempi di attuazione, il pieno rispetto del contratto agricolo e della contrattazione in tutti i suoi livelli, la garanzia della continuità contributiva.

Terzo punto: estendere i permessi di soggiorno per i regolari, almeno fino a dicembre, per consentire ai braccianti di origine straniera di non essere estromessi dal mercato del lavoro.

Quarto punto: affrontare una regolarizzazione almeno temporanea dei tanti braccianti di origine straniera presenti sul territorio ma invisibili per lo Stato italiano, il fisco e la nostra economia. Liberarli dai ghetti e dai ricatti dei caporali sarebbe un gesto di civiltà e insieme una risposta al fabbisogno di tante imprese. In questo momento, anche tante strutture ricettive turistiche, che purtroppo rimarranno vuote a causa della crisi, possono essere incluse nei circuiti dell’accoglienza di queste persone: le risorse economiche per farlo ci sono, ad esempio quelle destinate agli alloggi dal Tavolo contro il caporalato.

Quinto punto: semplificare le norme per i tanti richiedenti asilo e rifugiati che vorrebbero e potrebbero contribuire alle nostre produzioni agricole. Basterebbero alcuni chiarimenti dal Ministero dell’Interno su tempi e modalità di conversione dei permessi.

Sesto punto: certificare i corridoi verdi tra Stati per i lavoratori stagionali, come già accolto dalla Commissione Europea, sempre nel pieno rispetto delle norme sanitarie indicate dalle autorità e della contrattazione esistente nei singoli Paesi.

«Sono alcuni nodi da sciogliere – conclude Rota – che possono davvero contribuire a far ripartire quanto prima tutte quelle attività stagionali che stanno soffrendo, e possono sopperire alla crisi occupazionale offrendo a tutti, italiani e non, concrete possibilità di lavoro e di integrazione al reddito. Il nostro è un appello ad agire ora perché si arrivi in anticipo anche sulle future criticità che la crisi potrà produrre».

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