sabato 11 maggio 2024
Fino a 10mila nuovi assunti tra eco-chef, stilisti green, ingegneri di auto ibride, esperti di impianti eolici e fotovoltaici, difensori dei nostri polmoni verdi, maestri del riciclo
Un'area disboscata

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​Proteggere la biodiversità è essenziale non solo per il pianeta, ma anche per la nostra vita e la nostra economia. Si pensi che più di metà del Pil mondiale (ovvero circa 40mila miliardi di euro) dipende dalle risorse naturali. È stato dimostrato che la perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, diminuisce il livello della salute umana, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse. È stata identificata come il quarto maggior rischio globale, preceduto solo dalle malattie infettive, dai cambiamenti climatici e dalla diffusione di armi di distruzione di massa. Questa perdita ha enormi implicazioni anche sulle imprese. Gli economisti hanno anche dimostrato che la natura è alla base di gran parte dell’economia globale e la generazione di valore economico dipende dalle risorse naturali e dai relativi servizi ecosistemici. Il valore complessivo può essere stimato in 150mila miliardi di dollari all’anno, pari al doppio del Pil globale. Il 60% del valore è attribuibile ai servizi di regolazione dell’ecosistema (per esempio cattura di CO2, stoccaggio e filtraggio dell’acqua, purificazione dell’aria, riduzione del rischio idrogeologico); seguono i servizi culturali (20%) e quelli di approvvigionamento e habitat entrambi pari al 10% del valore complessivo.

Tra l'altro l'Italia possiede un altissimo patrimonio di biodiversità grazie alla grande varietà di climi e di ambienti presenti sul suo territorio. Senza considerare i batteri, le alghe e i funghi, il numero di specie di piante superiori nel nostro Paese è di circa 6.700
a cui vanno aggiunte le 1.130 specie di muschi. Se si escludono le specie ornamentali che non rivestono interesse agricolo, le specie coltivate nel nostro Paese sono 665. Per quanto riguarda gli animali, in Italia sono state accertate circa 55.600 specie.

Mentre il 27 febbraio di quest’anno sono stati approvati dal Parlamento europeo la prima legge sul ripristino della natura, con il regolamento Nature restoration law, e parte degli impegni del Global Biodiversity Framework sancito dalle Nazioni Unite nel 2022 a Montreal. L'obiettivo è di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell'Ue (da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli) entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% degli ecosistemi entro il 2050. Le imprese nei settori agricolo, ittico e agro-alimentare dovranno infatti cambiare il proprio modo di operare lungo l’intera catena del valore, adottando pratiche rigenerative a scapito di quelle estensive, con uno stop di queste ultime che costerà caro, almeno inizialmente. Dati Bcg stimano che in Europa i costi di transizione verso pratiche di agricoltura rigenerativa determinano un calo iniziale dei profitti fino al 50%, più che compensati nel medio periodo con profitti per ettaro oltre al 40% superiori rispetto alle pratiche agricole convenzionali. Ecco perché servono nuove professioni e figure con competenze che sappiano accompagnare la transizione.

Una leva per creare buona occupazione
«Oggi il lavoro agroalimentare e ambientale è una leva determinante per creare nuova e buona occupazione, prendendoci cura del nostro patrimonio boschivo e paesaggistico, con tutta una serie di settori che si tengono fra loro e fanno la vera ricchezza distintiva del Paese. La stessa attenzione riservata dal presidente Mattarella al settore agroalimentare è un gran bel segnale che ci impegna tutti a valorizzare di più le professioni che connettono agricoltura, industria alimentare, tutela ambientale, prevenzione del dissesto idrogeologico». Lo ha detto il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota intervenuto alla presentazione del rapporto Piccoli Comuni e alberi monumentali d'Italia 2024 promosso da Symbola con Masaf, Ami, Coldiretti e Fai-Cisl. «Siamo orgogliosi della pubblicazione perché riunisce in sé tanti aspetti in sintonia con la nostra campagna Fai bella l'Italia per promuovere il patrimonio agroambientale, valorizzando il lavoro delle tute verdi», ha aggiunto Rota, precisando che con il lavoro forestale «diamo gambe all'articolo 9 della Costituzione che ora riconosce anche la tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi nell'interesse delle future generazioni e a maggior ragione dobbiamo valorizzare il settore qualificando le professioni con formazione, tutele, diritti e adeguato reddito». Rota ha poi ricordato che l'Europa, nell'ambito della strategia per la biodiversità si è impegnata a piantare almeno tre miliardi di alberi entro il 2030 e in questa sfida il sindacato può e deve fare tanto, cominciare da contrattazione, tavoli istituzionali, campagne sociali.

Fino a 10mila nuovi assunti

Combattono l'inquinamento delle acque, lavorano per garantirci aria più pulita, regalano una seconda vita ai nostri rifiuti, investono denaro e creatività in processi produttivi all'avanguardia e rispettosi dell'ambiente. Sono i professionisti che hanno fatto dell'eco-sostenibilità la propria missione. Eco-chef, stilisti green, ingegneri di auto ibride, esperti di impianti eolici e fotovoltaici, difensori dei nostri polmoni verdi, maestri del riciclo. In una fase economica dominata dalla recessione i nuovi mestieri legati al riutilizzo di materiali, al taglio degli sprechi e alle energie rinnovabili stanno creando occupazione. In base al rapporto dell'Ilo-International Labour Organization sui lavori green, la transizione dall'era del petrolio a un'economia verde potrebbe generare infatti dai 15 ai 60 milioni di nuovi posti di lavoro nell'arco del prossimo ventennio. Fino a 10mila nuove assunzioni nei prossimi anni a tutela della biodiversità. Un buon incentivo, per esempio, per spingere i futuri ingegneri e architetti a specializzarsi nel settore dell'edilizia verde.

Fra i lavori a contatto con la natura, impossibile non menzionare quello dei biologi. Si va dai biologi di laboratorio, che lavorano per aziende sanitarie o per industrie farmaceutiche o cosmetiche, fino ai biologi marini che studiano la fauna in natura adoperandosi per la tutela della biodiversità. E poi le guide ambientali: chi accompagna singole persone o gruppi in ambienti naturali con mansioni di assistenza tecnica, di divulgazione e di formazione didattica. Mentre per le persone creative, dotate di occhio fotografico e che amano viaggiare, esiste l’opzione di diventare fotografi naturalisti.

Da segnalare l’ecologo, una figura attuale e molto richiesta, soprattutto nel settore della green economy. Il suo compito è quello di studiare il funzionamento degli ecosistemi e intervenire prontamente se le relazioni e gli equilibri tra esseri viventi e non viventi in un determinato ambiente, non sono dei migliori.

E ancora: il veterinario delle specie selvatiche. Si contraddistingue proprio perché deve possedere delle affinità con un mondo meno protetto e rassicurante che di solito appartiene all’animale domestico di compagnia o all’animale di allevamento.

Infine le “professioni dei boschi”. Al di là della guardia forestale e del gestore forestale, il settore offre numerose opportunità legate a benessere, educazione e attività ricreative, ambiti per i quali sono richieste figure con competenze verticali specifiche. Ecco alcuni esempi: il log salvager, esperto nel recupero del legno degli alberi abbattuti da tempeste e lo short rotation plantation manager, addetto alla rotazione delle colture e alla piantumazione dei nuovi alberi. Il forest fire fighter, specializzato nella prevenzione e nello spegnimento di incendi boschivi che richiedono tecniche, attrezzature e addestramento specifici, diversi da quelli necessari nelle aree urbane e popolate. O ancora, l’esperto in adventure park, specialista nella progettazione di parchi avventura nei boschi.

Non mancano professioni legate al benessere personale o alla formazione e comunicazione. Per citarne alcune, basti pensare al forest therapist, esperto in terapia forestale, pratica giapponese sempre più diffusa in Europa e in Italia. Il pedagogista forestale, invece, è esperto in educazione ambientale incentrata sulla conoscenza della natura, della vita nella foresta e sulla scoperta dei suoi segreti attraverso il gioco e l’esperienza sensoriale immersi nel bosco. Il forest communicator, esperto in comunicazione applicata all’ambito forestale.




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