mercoledì 1 febbraio 2023
Ottimizzazione, circolarità e sostenibilità diventano le tre parole d’ordine per il futuro della produzione mondiale di cibo. Aziende a caccia di personale da formare e inserire
Un test sul campo

Un test sul campo - xFarm Technologies

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Agricoltura e agroalimentare diventano sempre più digitali. Nei campi, nelle stalle, nelle serre e nelle aziende di trasformazione il futuro è già cominciato. Il 22 novembre 2022 è la data in cui la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi di persone. Se consideriamo che nel 1974 eravamo la metà, è facile capire come creare cibo sufficiente per tutti stia diventando una sfida. Del resto, i terreni coltivabili si stanno riducendo e bisogna scongiurarne l’esaurimento ricorrendo a tecniche di agricoltura sostenibile. Inoltre, il personale esperto diventa sempre più raro a causa della scarsa attrattività della carriera lavorativa nel comparto, mentre quella a basso costo si riduce per ragioni sociali e legali. Il comparto agricolo che occupa più di 925mila persone, richiede sempre più conoscenze tecniche e digitali, specialmente in un’ottica di efficienza economica e sfruttamento consapevole e sostenibile delle risorse naturali. In Italia, infatti, più del 60% degli agricoltori utilizza almeno una soluzione 4.0 e oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, in particolare software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo dei macchinari. Infine, c’è il tema dei costi. Coltivare la terra e allevare bestiame deve tassativamente essere una attività a basso costo per poter garantire agli agricoltori un giusto guadagno, ma anche perché i costi di queste attività si riflettono direttamente sui prezzi dei generi alimentari e, di conseguenza sull’inflazione. Ottimizzazione, circolarità e sostenibilità diventano quindi le tre parole d’ordine per il futuro della produzione mondiale di cibo. cambiamenti climatici, frammentazione tecnologica e aumento dei prezzi degli input agronomici. Inoltre, secondo il rapporto Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) il continuo oscillare dei prezzi dell’energia ha importanti ripercussioni anche sui mercati agricoli. In particolare, per le sei voci di costo considerate (fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, fitosanitari, noleggi passivi) l’impatto medio che le aziende agricole italiane devono sostenere supera i 15.700 euro di aumento, per raggiungere i 99mila euro nel caso delle aziende che allevano granivori. Nonostante il periodo sia instabile e incerto non si è però arrestata la crescita dell'agricoltura 4.0 che, secondo l’analisi dell’Osservatorio Smart Agrifood, nel 2021 ha superato il valore di 1,6 miliardi di euro. Oltre alla crescita del valore economico emerge anche che il 60% degli agricoltori italiani utilizza una soluzione 4.0 per rendere più efficienti gli interventi in campo. Tutto questo a testimonianza del fatto che per il settore agricolo la priorità è cercare soluzioni che garantiscano sostenibilità ambientale ed economica. Consapevoli dell’urgenza di questi temi xFarm Technologies, attraverso la sua piattaforma digitale, supporta e semplifica il lavoro di 130mila aziende agricole estese su 1,8 milioni di ettari in oltre 100 Paesi del mondo. Sono diverse le aziende che xFarm Technologies ha supportato nelle principali sfide che il settore agricolo sta affrontando. Per esempio, grazie alla piattaforma realizzata ad hoc “Barilla Farming” l’intento è quello di accompagnare (entro il 2023) le 2.600 aziende europee che forniscono grano tenero a Barilla per la filiera Carta del Mulino, in un processo di ottimizzazione della filiera per migliorare il lavoro degli agricoltori e promuovere la sostenibilità produttiva. Per Parmalat è stato invece intrapreso un percorso volto alla digitalizzazione della gestione degli allevamenti bovini con l’obiettivo di migliorare il benessere animale e garantire produzioni sempre più sicura e di alta qualità. Si tratta di uno dei primi progetti in Europa che permette anche agli allevatori di gestire e tracciare in modo efficiente e sostenibile le mandrie di vacche da latte, i loro piani alimentari, e i reflui zootecnici. Per l'azienda Urbani Tartufi, invece, il cambiamento climatico, in particolare la siccità registrata l'estate scorsa, ha causato non poche preoccupazioni. La produzione di tartufi, infatti, richiede la presenza di specifiche condizioni nel terreno al fine di garantire lo sviluppo ottimale del tartufo. Grazie alla piattaforma e ai sensori è ora possibile monitorare le piantagioni grazie alla misurazione di diversi parametri ambientali, come temperatura e umidità del terreno. Tutte queste informazioni hanno quindi permesso di comprendere meglio e ottimizzare ogni fase della tartuficoltura. Tuttavia i problemi nella catena di approvvigionamento, i forti rincari delle materie prime e le incertezze dello scenario geopolitico hanno condizionato l’andamento della meccanica agricola, che ha chiuso il 2022 con un calo rispetto alla crescita record registrata nel 2021. Le statistiche sulle immatricolazioni, elaborate da FederUnacoma sulla base dei dati forniti dal ministero dei Trasporti, indicano infatti una contrazione per tutte le principali categorie di mezzi, a partire dalle trattrici, che segnano -17,1%, in ragione di 20.217 unità immatricolate.

La formazione 4.0 per affrontare le sfide del futuro

Nel contesto della crisi climatica che sta colpendo il nostro Pianeta, una delle principali priorità dell’agricoltura è cercare soluzioni in grado di garantire sostenibilità ambientale ed economica, abbracciando le nuove prospettive dell’agricoltura 4.0. xFarm Technologies, consapevole che la tecnologia può essere uno strumento efficace per l’agricoltura solo se implementata e utilizzata da risorse adeguatamente formate, ha deciso di investire in due percorsi di formazione completamente gratuiti, pensati da un lato per favorire l’aggiornamento di chi già opera nel settore e dall’altro per implementare l’offerta formativa degli istituti tecnici agrari, gli Istituti tecnici superiori (Its) e delle facoltà di Agraria. Con il progetto xFarm Education (https://xfarm.ag/education/), xFarm Technologies entra, infatti, in scuole e Università per formare gli studenti sui temi dell’agricoltura 4.0, digitalizzando le aziende agricole didattiche aderenti all’iniziativa. Al momento il progetto ha all’attivo la collaborazione con 80 scuole, per un totale di circa 2mila studenti formati e l’intenzione è di potenziare questa attività nel corso del 2023, raggiungendo tutte le regioni italiane e iniziando a internazionalizzare il progetto ampliando la platea delle scuole partecipanti. Sono sempre più gli istituti agrari che sentono la necessità di adeguare i piani di studio e di mettere, sin da subito, i giovani a contatto con le aziende e con le basi dell’agricoltura 4.0. Per esempio, ha deciso di aderire al progetto educativo proposto da xFarm l’Istituto Superiore di Istruzione Agraria "Duca degli Abruzzi" di Padova, con il quale si sta portando avanti sia un’attività formativa direttamente con i ragazzi che la digitalizzazione dell’azienda agricola didattica dell’istituto. In particolare, sono stati installati diversi sensori per il monitoraggio ambientale e una stazione metereologica, che aiutano gli studenti a prendere confidenza con le nuove tecnologie, rendendo la didattica sempre più concreta e 4.0. Le iniziative di xFarm vanno però anche nella direzione della formazione continua e dell’aggiornamento costante dei professionisti operanti nel settore. Per queste esigenze è nata xFarm Academy (https://xfarm.ag/academy/), un corso online totalmente gratuito e aperto a tutti, composto da cinque lezioni in diretta, già alla settima edizione e con più 1-200 professionisti formati. Nell’ottica di ampliare la propria offerta e proporre contenuti sempre più rispondenti alle esigenze del mercato, a fine febbraio 2023 verrà lanciata anche un’implementazione dell’Academy, un secondo livello con l’aggiunta di due nuove lezioni che renderanno il percorso ancora più completo. Oltre a questi progetti, nel 2023 xFarm Technologies prevede di continuare le proprie attività di formazione presso diversi Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali e il proprio lavoro di divulgazione sui canali social nel campo delle tecnologie e delle opportunità dell’agricoltura 4.0. Intanto Tiscali Italia ha firmato un accordo di collaborazione con Agrenta, start up sarda che opera nella ricerca e sviluppo industriale nel campo delle scienze agrarie e delle tecnologie alimentari, per la realizzazione di progetti di accompagnamento verso l’agricoltura 4.0. La partnership si pone come obiettivo quello di favorire la transizione digitale delle imprese agricole in Sardegna attraverso l’implementazione di sistemi agroalimentari sostenibili abilitati dalle tecnologie Tiscali “Linkem4Farm”. Linkem4Farm è la prima soluzione all-in-one per l’Agricoltura 4.0, comprensiva di app per la gestione di aziende agricole, sensoristica Iot per il monitoraggio intelligente in ambito agronomico, connettività e installazione. La collaborazione, prima nel suo genere nel mondo dell’agritech nel territorio sardo, ha la finalità di accelerare la transizione digitale delle imprese del settore nell’Isola e non solo, nell’ottica della strategia nazionale “Agricoltura 4.0”. Mediante la disseminazione di competenze digitali, si intende promuovere la digitalizzazione della filiera agricola e agroalimentare su temi di interesse comune, il supporto congiunto alle aziende agricole e agroalimentari nell’accesso ad incentivi e fondi pubblici nell’ambito dell’Agritech e dello Smart Farming, il design e lo sviluppo di progettualità di R&D, la costruzione di progetti di tech transfer e la condivisione di best practice. Grazie all’accordo con Agrenta, Future Communities, il programma di innovazione del gruppo Tessellis dedicato ai nuovi modelli di business per la trasformazione digitale di imprese e pubbliche amministrazioni e nel cui ambito è stata ideata Linkem4farm, si conferma un esempio virtuoso di Open Innovation: un processo inclusivo e partecipativo che, partendo dall’analisi di bisogni concreti, sviluppa strumenti, piattaforme e servizi verticali ad alto valore aggiunto attraverso la collaborazione con start up innovative, Centri di ricerca e partner industriali.

I distretti agroalimentari, l'export vale oltre 12 miliardi di euro

Dopo gli ottimi risultati del 2021, le esportazioni dei distretti agroalimentari continuano a crescere anche nel 2022: i rincari energetici e le tensioni geopolitiche non sembrano avere effetti sulle vendite oltre confine dei prodotti agro-alimentari italiani, sempre più apprezzati all’estero come sinonimo di qualità e sicurezza. Nel complesso, i 51 distretti monitorati hanno totalizzato quasi 12,5 miliardi di export nel primo semestre del 2022, 1,6 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+15% tendenziale) e oltre 3 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2019 (+32,1%). L’evoluzione riflette quella dell’export agro-alimentare italiano nel suo complesso che, dopo il record del 2021 (oltre 50 miliardi di euro di esportazioni), segna nel primo semestre del 2022 una crescita tendenziale del 18,9%. Il risultato risente in parte della dinamica inflattiva: l’indice dei prezzi praticati sul mercato estero dall’industria alimentare italiana è cresciuto infatti nel primo semestre del 2022 del 10,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, con punte del 22% per oli e grassi, mentre per le bevande l’incremento è stato più contenuto (+3,9% tendenziale; +4,1% per i vini). Sulla seconda parte dell’anno pesano le incognite relative all’evoluzione dei costi energetici e dei consumi, e agli effetti dei cambiamenti climatici (siccità ed eventi estremi) che stanno interessando molti settori produttivi dell’agricoltura e della trasformazione alimentare. I distretti della pasta e dolci sono quelli che hanno contribuito maggiormente alla crescita nel primo semestre del 2022, superando 1,9 miliardi di export in valore, 368 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (+23,4%). La filiera, tra le più energivore, sta risentendo anche degli incrementi di prezzo (e delle difficoltà di approvvigionamento) di molte materie prime agricole (frumento in primis), trasferendo in parte i maggiori costi sostenuti sui listini: per l’industria della pasta e dolci l’indice dei prezzi sui mercati esteri ha registrato un incremento tendenziale di quasi il 20% nel primo semestre del 2022. Tra i distretti della filiera, si distingue in particolare il comparto pasta dell’Alimentare di Parma, con 119 milioni di euro in più rispetto al primo semestre del 2021 (+27%), di cui 19 verso la Francia (+17,8%) e 29 verso la Germania (+30,1%). Ma anche gli altri distretti della filiera registrano crescite tendenziali a doppia cifra: i dolci di Alba e Cuneo (+12,7%), i dolci e pasta veronesi (+16,3%), la pasta di Fara (+36,5%) e i comparti pasta dell’Alimentare napoletano (+47,4%), dell’Alimentare di Avellino (+23,4%) e dell’olio e pasta del Barese (+40,6%). Seguono per contributo alla crescita i distretti vitivinicoli, che superano i 3,2 miliardi di euro di export in valori correnti, 361 milioni in più rispetto al primo semestre del 2021(+12,6%). Il distretto più importante in termini di valori esportati, con oltre un miliardo nei primi sei mesi del 2022, è quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato, che ha registrato un progresso del 5,7% rispetto allo stesso semestre del 2021. Registrano un’ottima evoluzione anche i Vini del Veronese (+11,6% tendenziale) e i Vini dei colli fiorentini e senesi (+15,8%), ma la migliore performance viene dal Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, con un progresso di oltre 120 milioni nel semestre (+32,6% tendenziale), di cui circa 35 milioni in più verso gli Stati Uniti (+29,7%), 15 verso il Regno Unito (+35,7%) e 15 verso la Germania (+34%). La filiera dei distretti agricoli cresce complessivamente del 4,3% tendenziale nel primo semestre del 2022, risultato che nasconde però dinamiche differenti nei 13 distretti che la compongono. Il maggior contributo lo si deve al distretto dell’Ortofrutta del Barese, che passa dai 126 milioni del primo semestre del 2021 a 262 milioni dello stesso periodo del 2022, e la cui crescita è spiegata quasi interamente dagli incrementi verso Tunisia (45 milioni in più rispetto al primo semestre del 2021) e Algeria (79 milioni). Registrano invece un segno negativo l’Ortofrutta romagnola (-3,6% tendenziale), le Mele del Trentino (-28,6%), la Nocciola e frutta piemontese (-28,5%) e il comparto agricolo dell’Ortofrutta e conserve del Foggiano (-18,4%). Il settore ortofrutticolo mostra segni di difficoltà dovuti sia agli aumenti dei costi di produzione che al calo delle rese dei raccolti provocato dalla siccità della prima parte dell’anno. Crescite diffuse per i distretti delle conserve: le Conserve di Nocera hanno registrato un +18,9% tendenziale; incrementi a doppia cifra anche per Marmellate e succhi di frutta del Trentino-Alto Adige (+30,1%) e per i comparti conserve dell’Alimentare napoletano (+32,1%) e dell’Alimentare di Parma (+25,8%). Unica eccezione il comparto conserve dell’Ortofrutta e conserve del Foggiano che, dopo la forte contrazione del 2021 (-46,1%), determinata soprattutto dal calo dell’export verso il Regno Unito (-88,3%), continua a perdere terreno sui mercati esteri (-6,4% tendenziale nel primo semestre del 2022), in particolare verso Germania (-29,8%) e Francia (-22,9%), mentre riguadagnano terreno le vendite sul mercato britannico (+8,2%). Luci e ombre per i distretti delle carni e salumi: alla forte crescita dei Salumi del Modenese (+22,8% tendenziale), che corrisponde a un progresso di 75 milioni, si contrappone il calo delle Carni di Verona (-12,1%), con 37 milioni di export in meno, di cui 27 verso la Germania. Boom di vendite sui mercati esteri per i Salumi di Reggio Emilia, con 14 milioni in più rispetto al primo semestre del 2021 (+49,9%), realizzati principalmente negli Stati Uniti (+37%), in Germania (+139%) e nei Paesi Bassi (+165%). Anche tra i distretti del lattiero-caseario si registrano performance altalenanti. Il primo distretto per valori esportati, il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale, dopo l’ottimo risultato del 2021 (+15,4%), chiude il primo semestre del 2022 con una crescita tendenziale del 22,9%, 106 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2021, con crescite diffuse verso tutte le principali destinazioni commerciali, in particolare Francia (+28%), Paesi Bassi (+37%) e Stati Uniti (+65%). Dinamica simile anche per la Mozzarella di Bufala Campana (+27,1% tendenziale), che cresce soprattutto verso la Francia (+38,8%), e per il Lattiero-caseario Parmense (+16,1%). Flussi in contrazione invece per il Lattiero-caseario di Reggio Emilia, che già aveva chiuso il 2021 in leggero calo (-3%) e realizza nel primo semestre del 2022 un arretramento del 25,7%, con 36 milioni di vendite all’estero in meno, soprattutto verso il Regno Unito (-21 milioni). Anche il Lattierocaseario sardo registra una fisiologica battuta d’arresto (-5,5% tendenziale), dopo la forte crescita del 2021 (+26%). Forte accelerazione per la filiera dell’olio (+33,9%), che si accompagna però a un elevato incremento dei prezzi sui mercati esteri per la produzione di oli e grassi (+22% tendenziale). Il distretto dell’Olio toscano chiude il primo semestre del 2022 con un +32,3% tendenziale, che si traduce in un progresso di quasi 110 milioni, di cui 33 verso gli Stati Uniti (+24,3%), 11 verso la Francia (+26,5%) e 33 verso la Germania (+136,5%). Molto positivi i risultati anche dell’Olio umbro (+35,9% tendenziale) e del comparto dell’Olio e pasta del Barese (+43,4%). I due distretti del riso si muovono all’unisono: il Riso di Vercelli, che aveva chiuso il 2021 con un calo del 4,5%, registra una crescita tendenziale del 23,5%; stessa dinamica per il Riso di Pavia (rispettivamente -4% e +39,7%); in forte recupero le prime due destinazioni commerciali per entrambi i distretti, Francia e Germania. Nella filiera del caffè, tutti i distretti proseguono il trend positivo del 2021; in particolare, per il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+22,2%) le crescite diffuse verso molte destinazioni commerciali, in particolare Germania (+19 milioni) e Francia (+17 milioni), riescono a compensare il calo verso la Russia (-20 milioni). In forte progresso anche il Caffè di Trieste (+28,3%) e il Caffè e confetterie del napoletano (+17,2%). Recupera i livelli pre-pandemia anche il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+19,1% tendenziale; +8,4% rispetto al primo semestre del 2019). Nel complesso, sono in crescita le esportazioni dei distretti agroalimentari verso tutti i principali mercati di destinazione. Crescono i flussi verso la Germania, primo mercato di sbocco (+7,4% nel primo semestre del 2022), grazie soprattutto al contributo delle filiere di pasta e dolci, conserve e olio; in incremento i flussi verso gli Stati Uniti (+14,7%), dove il dollaro forte ha sostenuto la crescita dei distretti del vino, dell’olio e della pasta e dolci; buoni risultati anche verso la Francia (+16,7%), dove al successo della filiera della pasta e dolci si aggiungono quelli del lattiero-caseario e dei vini. Riprendono a crescere anche le vendite sul mercato britannico (+15,8% tendenziale, dopo il calo del 9,6% nel 2021), soprattutto di vini, conserve, pasta e dolci. Continuano a incrementarsi le vendite verso le economie emergenti, che nel complesso raggiungono la soglia del 20% sul totale delle esportazioni distrettuali agro-alimentari, nonostante i cali tendenziali verso Cina (-33,3%) e Russia (-32,8%).

Enpaia-Censis, le nuove sfide dell'agricoltura italiana

Come si evince dall’Osservatorio Enpaia-Censis gli imprenditori agricoli sono chiamati ad assolvere molte funzioni sociali rilevanti: per il 54% degli italiani devono garantire la disponibilità di cibo sicuro, sano, sostenibile e di alta qualità; per il 29% la tutela del benessere degli animali allevati; per il 24% la promozione della vita nei luoghi rurali e nelle campagne; per il 19% un’offerta articolata di cibo di qualità; per il 16% la sua fornitura in modo stabile in ogni situazione. L’agricoltura e i suoi protagonisti hanno visto rinforzare la loro social reputation, il grado di fiducia sociale nei loro confronti, a testimonianza di un’azione efficace e apprezzata: il 96% degli italiani ritiene che l’agricoltura sia molto o abbastanza importante per il nostro futuro. Il 74%, inoltre, è convinto che gli agricoltori abbiano già dato un contributo importante nella lotta al riscaldamento globale, quota più alta di 16 punti percentuali rispetto al dato medio europeo. L’impatto dei costi più alti per il cibo tocca sia i prodotti agricoli subito utilizzabili sia quelli processati dell’industria alimentare. È inevitabile una modificazione delle diete degli italiani. Per esempio, le dinamiche dei prezzi di frutta e verdura stanno già imponendo una pericolosa contrazione del loro consumo: gli acquisti di frutta e verdura in quantità si sono ridotte in un anno dell’11%. In particolare, gli acquisti di zucchine (-16%), di pomodori (-12%), di patate (-9%), di carote (-7%) e di arance (-8%). Intanto fra le Casse di previdenza sociale si consolida il ruolo strategico della Fondazione Enpaia, che archivia la gestione finanziaria 2021 con risultati positivi e in crescita rispetto al 2020. Con un valore del patrimonio di oltre due miliardi e 241 milioni di euro, la Fondazione stima un rendimento complessivo del portafoglio immobiliare pari a +4,61% rispetto al 2021 e un +4,29% per quello mobiliare. Partendo dal contesto sociale ed economico che ha accompagnato il 2020, il 2021 si è chiuso con la migliore performance degli ultimi anni con un utile di oltre 38 milioni di euro, più del doppio rispetto al 2020. A dicembre dello stesso anno (2021) risultavano iscritti alla Fondazione 39.003 lavoratori (+0,8%), dei quali il 52,5% degli iscritti era di genere maschile, a fronte del 47,5% di quello femminile impiegati presso 8.826 aziende (+2,3%). Sempre nel corso del 2021 la Fondazione ha erogato prestazioni agli iscritti per 161.455.460 euro, in aumento del 10% e le entrate contributive sono state complessivamente pari a 150.904.726 di euro, in crescita del 3,9%. Nonostante la congiuntura difficile, Enpaia ha giocato un ruolo da protagonista nell’attuale contesto economico e finanziario per i propri stakeholders in termini di redditività degli investimenti. Sui mercati finanziari sono stati allocati 968 milioni di euro, derivanti dalla dismissione di alcune attività finanziarie e immobiliari. Nel 2021, attraverso l’acquisizione del 50% del Fondo immobiliare Rubens, è stato perfezionato l’investimento nella Torre PwC di Milano, che ha assicurato una redditività del +4,8%. Nello stesso anno la Fondazione ha venduto 115 unità immobiliari residenziali per un controvalore di 32 milioni di euro, incamerando una plusvalenza di 16 milioni di euro.

Dall'agricoltura sociale al ripristino della biodiversità, dall'olivicoltura eroica alla transizione ecologica
Crescono anche le buone pratiche. In otto anni, per esempio, sono aumentate del 250% le aziende agricole che svolgono, oltre al regolare impegno legato alla coltivazione della terra e all’allevamento, attività sociali perfettamente integrate, non solo come fattorie didattiche. L’agricoltura sociale è praticata dal 12,5% del totale delle imprese agricole: oltre la metà fattura tra 50mila e un milione di euro, ma solo il 12% supera il milione. La maggior parte si trova nel Nord (41%), il 38% nel Sud e il 21% nel Centro. Ci sono i giovani emarginati che coltivano all’interno del Parco archeologico di Pompei e i bambini con problemi psico-sociali che nel
Cuneese si prendono cura delle piante all’interno di un giardino sensoriale. C’è l’orto che “cura” le donne con problemi oncologici a Pimentel, nel Cagliaritano, e il “giardino in movimento” per riqualificare un'area urbana del centro di Genova. Sono le quattro realtà premiate dalla settima edizione di Coltiviamo agricoltura sociale, il bando realizzato da Confagricoltura, dalla onlus Senior-L’età della saggezza e da Reale Foundation, in collaborazione con la Rete Fattorie Sociali e l’Università di Roma Tor Vergata. Tre dei quattro progetti premiati hanno ricevuto ciascuno un assegno di 40mila euro e una borsa di studio per il master di Agricoltura sociale delll’Università di Roma Tor Vergata: sono l’ azienda agricola Di Landro Francesco di Napoli, l’azienda La fattoria di Bubi e Mimi di Cuneo e l’Orto Terapeutico di Lu di Cagliari. Il quarto progetto (della Cooperativa sociale agricola pane e signore di Genova) ha invece incassato il premio speciale di 20mila euro. Huawei Italia e Wwf Italia rinnovano la loro collaborazione per Nature Guardians, un progetto che si pone come obiettivo lo sviluppo sostenibile in agricoltura e la salvaguardia della biodiversità attraverso la tecnologia. L’iniziativa, che avrà la durata di circa un anno, prevede l’utilizzo dei dispositivi Rainforest Connection (RFCx) di monitoraggio bioacustico e di una piattaforma basata su Cloud e AI per la registrazione continua dei suoni all’interno di otto Oasi Wwf selezionate - Valle dello Sporeggio (Trento), Bosco di Vanzago (MiIano), Ghirardi (Parma), Ripabianca di Jesi (Ancona), Calanchi di Atri (Teramo), Lago di Penne (Pescara), Monte Sant’Elia (Taranto), Lago Preola e Gorghi Tondi (Trapani) - allo scopo di raccogliere dati utili a valutare la relazione tra le diverse pratiche agricole e la conservazione della biodiversità naturale.
L’obiettivo è di realizzare un sistema di registrazione automatica con network di sensori finalizzato alla localizzazione di sorgenti sonore e al riconoscimento delle specie animali, per avere, in definitiva, un sistema di monitoraggio permanente negli ambienti naturali. Anche in questo scenario, la trasformazione digitale che si rileva, non richiedendo il monitoraggio diretto da parte di un esperto bioacustico, consentirà di mettere a disposizione degli studiosi una quantità di dati molto maggiore - per estensione e durata delle misurazioni - rispetto a quanto si ricava tradizionalmente dalle attuali tecniche di monitoraggio basate sull’intervento umano in campo. Farchioni 1780 e Carrefour Italia hanno deciso di intraprendere insieme un progetto di Olivicoltura eroica. Un olio realizzato con cura e passione a cui si unisce un sostegno concreto a vantaggio dei bambini affetti da patologie croniche. Olivicoltura eroica è un progetto che nasce nel 2021 dalla volontà della famiglia Farchioni di recuperare e rimettere in produzione olivi che lottano quotidianamente per non sparire e, così, mantenere viva la tradizione secolare italiana legata alla terra. Ma questo progetto si arricchisce di un altro elemento fondamentale: il coinvolgimento diretto dei consumatori che, acquistando questo olio da olivicoltura eroica, diventano co-protagonisti attivi di un impegno orientato alla salvaguardia e alla promozione della storia agricola nazionale. Con l’acquisto di questo olio 100% Italiano, oltre a supportare l’agricoltura italiana, grazie a Carrefour sarà possibile sostenere Fondazione Dynamo Camp, che opera a favore di bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche offrendo gratuitamente programmi di terapia ricreativa. Campus Peroni, il centro di eccellenza frutto della collaborazione tra Birra Peroni e il Crea, ha proposto un nuovo modello eco-sistemico in tre fasi sulla coltivazione del malto: una prima fase di tracciabilità, attraverso la tecnologia blockchain, per consentire la raccolta capillare e la condivisione trasparente dei dati; una seconda fase di misurazione dell’impatto ambientale delle catene del valore grazie a questi dati; un’ultima fase di miglioramento continuo in cui prevedere soluzioni e innovazioni di processo sulla base delle informazioni ottenute attraverso le fasi precedenti. Il modello proposto da Campus Peroni nasce infatti dai risultati positivi ottenuti dal progetto di tracciabilità in blockchain del malto 100% italiano. Per ora i primi risultati arrivano dalla produzione primaria dell’orzo, dove è stata registrata una riduzione del 27% delle emissioni di CO2. Si chiama Persea (www.perseaitalia.it) la nuova azienda agricola fondata da Paolo Frigati, che produce in Italia il primo avocado biologico e sostenibile, di qualità e a filiera corta, da agricoltura rigenerativa, nel rispetto della biodiversità dell’ecosistema. Si tratta di un progetto innovativo che propone un modello di business virtuoso, sostenibile ed economicamente scalabile, i cui benefici ambientali sono trasformati in crediti di sostenibilità “tokenizzati” tramite tecnologia blockchain, che possono essere acquistati dalle aziende che vogliano dare corpo a progetti di Corporate Social Responsibility e di sostegno all’agricoltura a basso impatto. Persea coltiva il suo avocado, il cui consumo in Europa è in costante crescita, in Sardegna e in Calabria: nella zona di Ussana, in provincia di Cagliari e nella zona di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Questo progetto contribuisce alla rigenerazione di 400 ettari di terreni originariamente gestiti a monocoltura di mais e cereali, valorizzandone la biodiversità nella salvaguardia di specie animali e vegetali. Nei campi sono presenti 15mila piante di ulivo, verranno disposte 1.500 arnie dove troveranno casa oltre 75 milioni di api: inoltre più del 30% della superficie è interessata da flora spontanea, riforestazioni e aree umide con siepi naturali, boschi e laghetti. L’approccio rigenerativo permette una coltivazione a basso impatto ambientale, ripristinando la fertilità del suolo e riducendo drasticamente il consumo di acqua, affiancato da un uso mirato di tecnologie all’avanguardia che consentono il monitoraggio delle coltivazioni per un corretto utilizzo delle risorse evitando sprechi. I terreni di Persea vengono arricchiti con compost e biochar che saranno a breve autoprodotti al fine di stoccare CO2 nel suolo in maniera permanente, ridurre il consumo idrico e ricreare un habitat naturale per i microrganismi. Inoltre vengono utilizzate colture di copertura (cover crops) arricchite di fiori per attrarre impollinatori, per fissare l’azoto riducendo utilizzo fertilizzanti. Per l’irrigazione utilizza invece il sistema goccia a goccia, con una riduzione del consumo di acqua del 30%. Grazie a innovativi sistemi idraulici garantisce un’impronta idrica neutra, reimmettendo in falda l’acqua consumata a scopo agricolo.

Continua la lotta al caporalato in agricoltura

Il caporalato è un fenomeno che resiste ancora nelle nostre campagne (e non solo). Anche se sono numerose le iniziative per sradicarlo. Per esempio è stato firmato lunedì 30 gennaio il protocollo d’intesa che mira a mettere in campo azioni di contrasto al caporalato e allo sfruttamento in Campania della manodopera impegnata in attività rurali. Il documento reca la firma di 77 soggetti, tra cui Regione Campania, le prefetture dei capoluoghi di provincia, l’Ispettorato interregionale del lavoro, l’Anci Campania, l’Agenzia delle entrate, l’Inps e l’Inail e, tra gli altri, i sindacati di categoria ed enti del Terzo settore impegnati nel contrasto allo sfruttamento lavorativo. Il protocollo nasce dalla necessità di dare vita a interventi comuni e tra i più qualificanti: rafforzare la rete del lavoro agricolo di qualità, il sistema regionale dei servizi per il lavoro e agevolare il reinserimento socio lavorativo delle vittime di grave sfruttamento lavorativo. L’applicazione del Protocollo incentiverà il lavoro congiunto dei partecipanti al Tavolo, sia istituzionali che del Terzo settore, impegnati nella lotta allo sfruttamento lavorativo e al caporalato, assicurando continuità nel tempo agli interventi messi in campo. «Il caporalato – afferma Nadia Minicozzi, direttore della Inac-Cia Campania - è un fenomeno che non si arresta senza un’azione che coinvolga tutti gli attori del mondo agricolo. È importante considerare in particolare che, nell’utilizzo dei fondi europei, siamo tenuti al rispetto della condizionalità sociale, vale a dire dell’idea che il ricevimento sussidi o aiuti pubblici vada subordinato alla osservanza di alcuni principi come i diritti dei lavoratori. Al tempo stesso è necessario tener conto che oggi le attività di coltivazione vanno integrate con forme regolamentate di maggiore flessibilità, quali per esempio i voucher per le prestazioni del lavoro occasionale». Portare all’attenzione delle istituzioni, del mondo del vino e dell’opinione pubblica le questioni legate alle modalità di reclutamento e impiego della manodopera in vigna. Illustrare le iniziative intraprese dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani per formare i futuri lavoratori e per collaborare attivamente con il mondo delle Cooperative per garantire il rispetto delle norme e delle condizioni etiche dei lavoratori. Se ne è parlato a Changes, il momento di dibattito e confronto sui grandi temi legati al mondo del vino e della sua produzione con cui il Consorzio, per il secondo anno consecutivo, ha aperto Grandi Langhe 2023, due giorni di presentazioni e anteprime sulle nuove produzione vinicole di Langhe e Roero. Attorno al tema della Gestione della manodopera in vigna: fenomeno, problematiche e possibili soluzioni si sono sviluppati i vari interventi. I lavori sono stati aperti da un video messaggio del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che non ha voluto far mancare il suo saluto all’evento, confermando l’impegno istituzionale del governo sul tema della tutela dei lavoratori in agricoltura e sulla salvaguardia dei prodotti made in Italy, troppo spesso posti sotto attacco, come nel recente provvedimento, proposto a livello europeo dall’Irlanda, sull’introduzione di messaggi di alert per la salute sulle etichette del vino. La prima parte si è concentrata sulla presentazione dei risultati della ricerca realizzata dall’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil, che ha fotografato il fenomeno in ambito nazionale illustrando i risultati emersi dal VI rapporto agromafie e caporalato. Jean-Renè Bilongo, presidente dell’Osservatorio, ha ricordato come in diverse regioni del Sud Italia il lavoro agricolo subordinato non regolare arriva a superare il 40% della manodopera impiegata con una presenza diffusa di lavoratori immigrati. Il lavoro sommerso è quindi una componente rilevante del settore primario con un valore aggiunto generato dalla sola componente della dimensione regolare che rappresenta il 17% del totale del comparto agricolo. A seguire Davide Donatiello, docente di Sociologia dell’Università di Torino ha portato l’argomento su una dimensione regionale e locale evidenziando come anche in Piemonte il fenomeno sia presente e da non sottovalutare e di come sia necessario un lavoro di rete fra i territori, dove i lavoratori irregolari si spostano a seconda dei periodi dell’anno, per concordare politiche e interventi che possano dare risposte efficaci. «Da anni ci impegniamo per l’emersione, ma soprattutto per proporre soluzioni al fenomeno – ha concluso Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – che sappiamo essere una criticità da sanare. Insieme al mondo delle cooperative agricole abbiamo avviato progetti e interlocuzioni continue che hanno portato alla definizione di protocolli che disciplinano il reclutamento, le retribuzioni e le condizioni dei lavoratori. Inoltre, con l’Accademia della Vigna, progetto ideato e coordinato da Weco, abbiamo avviato un percorso formativo per dare modo ai lavoratori di apprendere quelle competenze che possano valorizzarne le professionalità e migliorarne le condizioni. Infine, stiamo valutando di dare vita a un soggetto terzo, con la collaborazione di diversi attori, per poter disintermediare la selezione e proporre alle cantine consorziate un interlocutore affidabile e che agisce nel pieno rispetto delle norme».






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