lunedì 10 gennaio 2022
Marco Granelli, presidente di Confartigianato, spinge per attuare riforme che consentirebbero di sfruttare a pieno il Pnrr. Allarme per i prezzi delle materie prime
Marco Granelli, presidente di Confartigianato

Marco Granelli, presidente di Confartigianato - Archivio

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«Mi lasci dire che senza riforme non si va da nessuna parte. Non possiamo illuderci di agganciare la ripresa soltanto con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Per questo motivo vanno realizzate davvero le grandi riforme, vorrei quasi definirle 'rivoluzioni': dal fisco alla burocrazia alla giustizia civile, che le nostre imprese, ma anche tutta l’Italia, aspettano da decenni. Stavolta non possiamo permetterci altre attese». Marco Granelli, presidente di Confartigianato, lo dice con una punta di amarezza.

Faccia un esempio…
Tra le missioni del Pnrr c’è il potenziamento delle infrastrutture. Ebbene, oggi, per realizzare un appalto pubblico infrastrutturale in Italia servono circa sette mesi in più rispetto alla media europea. A rallentare i lavori sono proprio i numerosi passaggi burocratici che incidono per il 54,3% sui tempi complessivi per completare le opere. Quindi, se non si agisce subito per fare piazza pulita delle complicazioni burocratiche, rischiamo di non cogliere gli obiettivi della grande opportunità offerta dal Pnrr. Abbiamo biso- gno, inoltre, della riduzione della pressione fiscale sul lavoro autonomo e le imprese e di una radicale semplificazione del sistema tributario.

Come si spiega l’allontanamento dei giovani da un settore che fatica a trovare personale?
Purtroppo in Italia resistono stereotipi e pregiudizi che considerano di 'serie B' il lavoro manuale e le attività tecniche. Il risultato è che le nostre imprese cercano manodopera qualificata, ma non riescono a trovare il 38,5% dei lavoratori necessari a mantenere elevata la qualità manifatturiera made in Italy. Questa è un’altra 'rivoluzione' cui mettere mano. La scuola e più in generale il sistema della formazione devono imparare a insegnare la cultura del lavoro. Il lavoro ha bisogno di competenze. Il valore artigiano del made in Italy, il nostro patrimonio manifatturiero potrà continuare a esistere soltanto con il sostegno e il rilancio dell’istruzione e formazione professionalizzante che metta a regime il sistema duale, rafforzi i percorsi tecnici e professionali di qualità e valorizzi gli Istituti tecnici superiori, che devono uscire dall’attuale status di buona pratica di nicchia.

Gli artigiani come stanno affrontando la fase attuale della pandemia, tra il rincaro dei costi delle materie prime e dell’energia? Cosa suggerite?
In questi mesi stiamo subendo aumenti insostenibili dei prezzi delle materie prime che mettono a rischio la ripresa economica. A causa di questi rincari, nell’ultimo anno le nostre aziende manifatturiere e delle costruzioni subiranno un maggiore costo di 46,2 miliardi di euro. A noi piccoli imprenditori l’elettricità costa quattro volte di più rispetto a una grande industria. Sul fronte dell’energia, chiediamo subito la riforma strutturale della bolletta elettrica per garantire una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo di energia. Per quanto riguarda le materie prime che impattano su tariffe ammini-strate vanno messi in atto meccanismi di calmierazione come è stato fatto per l’energia. Inoltre, per quanto riguarda gli appalti e le opere pubbliche, chiediamo di favorire la revisione dei prezzi. La vera scommessa è poter creare delle filiere che possano ridurre i costi.

Qual è il suo consiglio a chi vuole diventare artigiano?
L’innovazione e le tecnologie digitali sono un’arma per ripartire e rilanciare il valore artigiano. Nessun settore, nessuna attività dell’artigianato e della piccola impresa ne è escluso. Gli artigiani usano le tecnologie come la stampa 3D, la robotica, l’Internet delle Cose e la realtà aumentata per lavorare meglio, per potenziare la qualità e l’unicità dei loro prodotti. Vale, ad esempio, per gli orafi che realizzano meravigliosi gioielli frutto di una tradizione millenaria e che grazie alle stampanti 3D possono spingersi oltre il limite della creatività. Vale per il falegname che, grazie al braccio robotico, ha eliminato sprechi e reso più efficiente un lavoro ripetitivo come la verniciatura dei serramenti. Ma penso anche agli artigiani calzaturieri che, senza muoversi dal proprio laboratorio sul territorio nazionale, grazie al foot scanner, realizzano scarpe su misura che calzano a pennello per clienti distanti migliaia di chilometri in tutto il mondo.

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