sabato 27 gennaio 2024
Le nostre eccellenze piacciono all'estero e sono considerate uno "status symbol". Con l'internazionalizzazione si possono incrementare ancora di più gli scambi. Il ruolo centrale dell'export manager
La catena di montaggio della Lamborghini

La catena di montaggio della Lamborghini - Archivio

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In tutto il mondo sognano i prodotti di lusso italiani. Le nostre eccellenze sono una sorta di status symbol. Dalla pasta alle scarpe, dalle borse al formaggio, dai gioielli all'auto, dalla rubinetteria ai vestiti. Il mercato globale di questa filiera, infatti, è cresciuto nel 2023, con un giro d’affari di circa 362 miliardi di euro, in aumento del 4% sul 2022 (fonte: Osservatorio Altagamma). Nonostante le incertezze relative alla fiducia dei consumatori, alle tensioni macroeconomiche in Cina, ai conflitti in Ucraina e in Medioriente, agli scarsi segnali di ripresa negli Stati Uniti e, per l’Europa, a un aumento dei tassi di interesse e un’inflazione ancora elevata (sebbene in progressiva normalizzazione). Stessi elementi di incertezza che plasmeranno lo scenario 2024, con una stima in una crescita delle marginalità delle imprese di circa +4%. Il 2023 ha visto una crescita delle vendite soprattutto a valore, dovuta ai rilevanti aumenti dei prezzi dei prodotti di lusso. Nel 2024 l’aumento stimato delle vendite sarà principalmente a volume. Per quanto riguarda gli accessori un +6,5% per la pelletteria e +5% per le calzature. La cosmesi (+5%) è trainata dallo skin care, dal make up e dai profumi di nicchia soprattutto negli Stati Uniti. Tra i mercati con più potenziale per questa categoria di prodotto si segnala l’India. Per l’abbigliamento si stima una crescita del 4%. È la categoria che risente maggiormente della diminuzione della spesa dei consumatori che preferiscono acquistare lusso esperienziale. Potrebbe subire possibili impatti relativi ai cambiamenti climatici globali. Prosegue il trend positivo della gioielleria, con un +5,5%: il gioiello rimane un bene rifugio e di investimento. Stabile la crescita degli orologi (+3,5%). «Il 2024 - spiega Matteo Zoppas, presidente dell'Ice-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane - si presenta pieno di incognite, ma anche di opportunità; a fronte di difficoltà oggettive da monitorare vediamo prospettive di crescita da cogliere. Bisogna essere pronti e reattivi rispetto al ruolo che le questioni internazionali - come l’acuirsi della tensione nel Mar Rosso, l’evoluzione dei conflitti e le possibili conseguenze dovute agli esiti di uno degli anni elettorali più grandi di sempre – potrebbero avere sugli scambi commerciali. Per questo bisogna costruire opportunità altrove, che richiedono tempo, lavorando per trovare sbocchi in mercati emergenti come Balcani, Sud-Est asiatico e America Latina, a cui è da aggiungere il Nord Africa coinvolta dal Piano Mattei al quale sta lavorando il governo Meloni. Occorre proseguire la promozione di tutta l’eccellenza del made in Italy, anche in quei settori meno conosciuti, ma altrettanto strategici, come quelli legati al B2B che in silenzio stanno ottenendo dei risultati di notevole successo, come per esempio la New Space Economy».

Il ruolo centrale degli export manager

Secondo Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, «il saper fare manifatturiero è al cuore dell’eccellenza del made in Italy ed è un patrimonio di competenze da tutelare, promuovere e tramandare alle future generazioni. Questa è una sfida strategica per tutto il comparto di alta gamma che può essere una locomotiva per la nostra economia, all’interno di un mercato mondiale cresciuto nel 2023 dell’8-10%. Per cogliere questa opportunità serviranno sempre nuovi talenti del fare di cui si avverte da anni la scarsità: nei prossimi anni il fabbisogno da parte delle aziende è stimato in 346mila profili tecnico-professionali, di cui solo il 50% sarà reperibile». Sono tante le figure coinvolte nella filiera del lusso. Anche se il ruolo più richiesto dalle imprese è l'export manager. Aiuta l’azienda a porre le basi di una solida strategia internazionale. Il compito delicato di un professionista preparato è curare gli interessi dell’azienda prima e dopo il grande passo all'estero. Prima di spiccare un balzo è opportuno considerare tutte le possibili conseguenze, le variabili in atto e la giusta direzione in cui muoversi per atterrare al meglio in un mercato straniero. «Quello che manca è una cultura dell'internazionalizzazione legata ai beni di lusso - sottolinea Stefano Albano, presidente di D-Tem, associazione dei digital temporary export manager italiani e fondatore di Italian Luxury -. Sono tanti gli enti pubblici e privati che si occupano di promuovere le imprese italiane oltre i nostri confini, anche partecipando a fiere ed eventi. Purtroppo non servono solo "ambasciatori" od organizzatori, ma soprattutto procacciatori d'affari impegnati nella distribuzione anche dopo le manifestazioni».


A oggi ci sono oltre 22mila junior export manager, mentre le imprese che esportano sono circa 120mila. Le opportunità di lavoro tra il 2018 e il 2028 dovrebbero crescere del 5%. L’export manager si occupa dell’analisi dei mercati esteri e della supervisione della vendita di beni e servizi da un Paese all’altro. Lavora con una varietà di aziende, produttori, distributori e fornitori, per i quali si occupa dell’identificazione di nuove opportunità commerciali e di stabilire strategie che possano facilitare l’ingresso di un determinato prodotto o servizio in mercati differenti dal nostro. Funge spesso da mediatore tra i venditori nazionali e gli acquirenti stranieri, gestendo i rapporti con fornitori di servizi terzi. Che sia temporary o fisso non importa: il suo compito è quello di garantire che tutte le transazioni procedano senza problemi, dall’inizio alla fine, e che entrambe le parti siano soddisfatte del risultato. Ci si aspetta quindi che abbia ottime capacità nel trattare con i clienti. Questa figura è anche responsabile della formazione del personale nel dipartimento internazionale. Dovrà anche garantire che le spedizioni siano conformi alle leggi e alle regolamentazioni che governano il Paese dell’esportazione.

Per diventare export manager è generalmente richiesta una laurea professionalizzante insieme a un’esperienza nel commercio internazionale. La maggior parte dei datori di lavoro richiede il conseguimento di una laurea in campi come il commercio internazionale, la finanza, l’economia o il marketing, con un'ottima conoscenza dell'inglese. In alternativa, è possibile frequentare master nei quali vengono approfondite tematiche di finanza, contabilità, marketing e diritto commerciale. È importante acquisire competenze pratiche direttamente sul posto di lavoro, per questo, una volta terminato il percorso di studi, è consigliato uno stage o un tirocinio che consenta di approcciare con l’uso dei software utilizzati e con la gestione dei processi specifici a cui andrà incontro quotidianamente questa figura. Un export manager può decidere di ottenere certificazioni al fine poter attestare le proprie competenze e vedere così aumentare le proprie possibilità di successo nell’ottenimento di una posizione lavorativa per cui si è fatta richiesta.

Il liceo del "made in Italy"

Formare «ambasciatori della bellezza italiana nel mondo», in grado non soltanto di farla conoscere e apprezzare, ma anche di difenderla dalle imitazioni maldestre e da vere e proprie contraffazioni. Nasce con questo obiettivo, il liceo del made in Italy, da cui uscirà una «nuova classe dirigente» con il compito di «promuovere e valorizzare» le nostre eccellenze, afferma la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, esprimendo «grande soddisfazione» per l’avvio del nuovo indirizzo di studi: «Promuovere l’acquisizione da parte degli studenti degli strumenti necessari per la ricerca e per l’analisi degli scenari storico-geografici e artistico-culturali nonché della dimensione storica e dello sviluppo industriale ed economico dei settori produttivi del made in Italy».
Sarà attivato presso 92 licei delle Scienze umane-opzione economico sociale, sia statali che paritari, a partire dall’anno scolastico 2024-2025. Il piano degli studi del nuovo percorso liceale prevede per il primo biennio 891 ore di lezione all’anno, di cui 132 di lingua e letteratura italiana e 99 per ognuna di queste materie: storia e geografia, diritto, economia politica, lingua straniera 1 e matematica. È previsto anche lo studio di una seconda lingua straniera, della storia dell’arte e delle scienze naturali. Attraverso la Fondazione Imprese e competenze per il made in Italy, sarà inoltre facilitato il rapporto tra la scuola e il sistema imprenditoriale, per favorire il passaggio degli studenti al mondo del lavoro, anche attraverso stage aziendali e percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

"Adotta una scuola"

Firmato a Roma dal ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara e dal presidente di Altagamma Matteo Lunelli, il protocollo d'intesa per la terza edizione di Adotta una scuola, «il progetto Altagamma che mira a valorizzare la formazione e la manifattura del made in Italy d'eccellenza, costruendo un rapporto virtuoso tra scuole tecnico-professionali e aziende del lusso italiano, per rispondere alle esigenze delle imprese che oggi formano e ricercano talenti manifatturieri». Sono 33 le imprese e 38 le scuole coinvolte nel progetto «per la formazione dei talenti del fare». «Fin dall'inizio del mio incarico - dice Valditara - mi sono posto l'obiettivo che la scuola garantisca agli studenti una formazione altamente qualificata, facilitando il loro ingresso nel mondo del lavoro. Il progetto si inserisce alla perfezione in questo disegno e costituisce un valido supporto alla riforma degli istituti tecnici e professionali, che a partire da settembre prevederà in via sperimentale un percorso 4 + 2, un potenziamento delle attività laboratoriali, una forte internazionalizzazione e più spazio per l'alternanza scuola-lavoro». «Con Adotta una scuola - dichiara Lunelli - intendiamo dare un messaggio forte alle famiglie, affinché considerino anche questi percorsi professionali e, al contempo, vogliamo avvicinare il mondo della scuola e delle imprese, creando un legame più solido con gli istituti di riferimento supportandoli attraverso le competenze dei nostri soci».

La formazione all'Università

Numerosi i corsi di laurea e post laurea che intendono formare professionalità legate al mondo del lusso. Da segnalare il master di I livello di Alta Formazione in Fashion and Luxury Management del Made in Italy dell’Università Mercatorum. «La moda made in Italy - sostiene Elena Perrella, direttore scientifico e creative developer manager brand di Emilio Schuberth - merita attenzione speciale. Presso l'Università Mercatorum, ci impegniamo a offrire un'eccezionale opportunità di formazione ben inserita in questo momento storico caratterizzato da cambiamenti culturali, sociali, politici e tecnologici. Il master e il corso di Alta Formazione in Fashion and Luxury Management sono fortemente incentrati sulla vision che vede la centralità della formazione, sia a livello nazionale che internazionale. Le imprese per affrontare il cambiamento in campo tecnologico, sociologico, ambientale e culturale in genere, necessitano di risorse competenti. Nel corso della formazione, abbiamo privilegiato le competenze in settori chiave come marketing, acquisto, comunicazione, social media, retail di lusso e gestione della moda, gestione della catena di approvvigionamento, sostenibilità e ICT. Questo approccio ci ha permesso di individuare professionisti del settore in grado di fornire lezioni di alta qualità e in linea con le esigenze delle aziende». Per maggiori informazioni: https://www.unimercatorum.it/evento/presentazione-del-master-di-i-livello-e-alfo-in-fashion-and-luxury-management-del-made-in-italy.

Sace (il Gruppo assicurativo-finanziario che sostiene le imprese italiane all'estero) continua il proprio impegno insieme agli Atenei italiani per la formazione e la ricerca a supporto delle aziende con la firma di una nuova partnership con Sapienza Università di Roma. L’accordo quadro proposto dal Dipartimento di Diritto ed Economia delle Attività Produttive, con il quale è stato stipulato il primo protocollo d'intesa attuativo, coinvolge l'intero Ateneo e ha l’obiettivo di porre le basi per lo svolgimento di attività di ricerca e iniziative di formazione congiunte nei settori del management, internazionalizzazione, sostenibilità, trasformazione digitale e supporto alle pmi. In particolare, nell’ambito del proprio hub formativo Sace Education, Sace porta avanti i suoi programmi di formazione certificata erogata dalla Sace Academy in collaborazione con Università e Business school con l’obiettivo di rafforzare la cultura dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, accompagnando le aziende e i professionisti dell’export verso le strategie green, digitali e infrastrutturali per crescere in Italia e all’estero.

Le opportunità delle fiere e degli eventi all'estero

Intesa Sanpaolo rinnova e rafforza la partnership con Sace per consentire alle imprese italiane di accedere ai finanziamenti a supporto degli investimenti strategici grazie all'accordo inerente Garanzia Futuro. Sono stati già accordati flussi di finanziamento per oltre 21,2 miliardi di euro attraverso Garanzia Italia, Garanzia supportItalia e Garanzia green. Garanzia Futuro è la nuova garanzia Sace dedicata all'ecosistema delle imprese italiane e in particolare alle pmi e alle filiere strategiche, che rappresentano il cuore del piano industriale Insieme 2025 di Sace, a supporto dei loro investimenti in Italia e all'estero, in innovazione tecnologica e digitalizzazione e infrastrutture. La garanzia, con una percentuale di copertura pari al 70%, è abbinabile a finanziamenti a medio/lungo termine con importo in linea capitale fino a 50 milioni di euro e durata massima di 20 anni.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Assocamerestero (l'Associazione che raggruppa 86 Camere di Commercio Italiane all'Estero - Ccie - e Unioncamere) firmano un protocollo d'intesa sui temi dell'internazionalizzazione e dell'attrazione degli investimenti esteri per sostenere lo sviluppo economico dei territori. Si consolida così la collaborazione tra le Regioni italiane e le Ccie, rafforzando i rapporti già in atto e sviluppando nuovi progetti di promozione del made in Italy: dall'industria del food ad alleanze nei settori high tech, aerospazio, medicale, della logistica e dell'innovazione. Il protocollo intende favorire la conoscenza dei mercati internazionali e rendere così sempre più concreti i collegamenti con le imprese all'estero e le alleanze con le istituzioni e l'imprenditoria locale. Un tavolo di lavoro congiunto Conferenza delle Regioni e Assocamerestero dovrà periodicamente monitorare e valutare le azioni e i risultati conseguiti.

Regione Lombardia e Simest, la società per l'internazionalizzazione delle imprese del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, sottoscrivono un accordo di collaborazione a supporto della crescita dei mercati esteri delle imprese del territorio. Con l'intesa si avvia un'attività sinergica finalizzata a promuovere nuove iniziative a sostegno dell'internazionalizzazione delle aziende regionali e delle rispettive filiere produttive in tutti i Paesi in cui opera Simest per aumentare il grado di attrattività del made in Italy nei mercati esteri e il livello delle esportazioni delle imprese del territorio. Saranno promossi inoltre tutti gli strumenti di finanza agevolata e supporto all'export ed equity gestiti da Simest così come l'organizzazione di incontri formativi con le aziende.

Alibaba.com e Sace firmano un protocollo d'intesa per supportare l'internazionalizzazione delle pmi italiane grazie alle potenzialità dell'export digitale. L'accordo vedrà Alibaba.com e Sace lavorare in sinergia per individuare e costruire una serie di iniziative e programmi rivolti alle imprese italiane, in particolare pmi, per promuoverne i percorsi di export e la conoscenza degli strumenti digitali e tecnologici utili a favorirne l'espansione sui mercati globali.


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