martedì 13 giugno 2017
La Conferenza sul Traffico rivela lo scetticismo degli italiani per la guida autonoma, mentre il presidente dell'Aci sfida le contravvenzioni vessatorie: «Fanno solo cassa, uniamoci per dire basta»
Multe e autovelox: class action per difendere gli automobilisti
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Scettici nei confronti della guida autonoma, la tanto sbandierata rivoluzione che dovrebbe farci diventare presto tutti passeggeri sulle nostre auto. Ma anche stanchi di pagare 1,5 miliardi di euro di contravvenzioni all'anno, parte delle quali non dovute o imposte in maniera sudbola. E' questo il doppio messaggio che arriva della 71a Conferenza del Traffico e della Circolazione, organizzata a Roma dall'Automobile Club d'Italia e preceduto poche ore prima da un forte sfogo del presidente dell'Aci. «Basta con questa valanga di multe inflitte in maniera vessatoria e solo per fare cassa. Basta con gli Autovelox piazzati in modo da tradire lo spirito con cui il Codice della Strada li ha introdotti. E' arrivato il momento di difendere gli automobilisti...».

Soldi da restituire

L'Aci insomma alza la voce e passa all'attacco contro gli enti locali e più in generale contro la politica di molte amministrazioni comunali che stanno “spremendo”, spesso in maniera scorretta, le tasche di chi usa l'automobile. In un'intervista concessa a La Repubblica, il presidente Angelo Sticchi Damiani, infatti parla di una possibile Class Action: «Metteremo a disposizione dei cittadini il numero del nostro soccorso stradale per raccogliere le segnalazioni, invitandoli a scattare foto geolocalizzate con il telefonino. A quel punto verificheremo noi la segnalazione, e siamo pronti a fare ricorsi collettivi per costringere chi ha incassato in questo modo a restituire i soldi agli automobilisti».

Se davvero andasse a fondo in questo intendimento l'Aci tornerebbe a fare quello che avrebbe dovuto fare da sempre: rappresentare chi guida, e provare a porre un argine di fronte alle troppe ingiustizie e assurdità che gravano sulle tasche degli automobilisti. Il primo obiettivo dovrebbe essere far applicare le leggi e le norme che già esistono e che vengono disattese da amministrazioni ingorde e prepotenti, ad iniziare da quella che impone che i proventi delle contravvenzioni vengano investiti in sicurezza stradale, anziché per coprire i buchi di bilancio come spesso accade. «Chi sbaglia e viola il Codice va ovviamente punito e multato - spiega il presidente dell'Aci - ma disseminare i Comuni di falsi cartelli di controllo elettronico della velocità per rendere invisibile quello che poi ti falcia o piazzare l'autovelox a tre metri di altezza su un palo mezzo nascosto a bordo carreggiata sono solo trappole. Non hanno niente a che vedere con quello che vuole lo Stato perché vi siano meno morti e meno incidenti: il modello in questo senso è il Tutor, ha funzionato benissimo ponendo regole chiare e certe che vanno rispettate».

L'Autovelox galeotto

«L'Autovelox invece dovrebbe servire a far rallentare - continua Sticchi Damiani - e non ad affibbiare multe. Il risultato è la sicurezza, non i verbali. Se fai multe, e nei fai tante, vuol dire che hai fallito, che la sicurezza su quella strada non c'è. E bisogna trovare un forma corretta per ottenere l'obiettivo. Due anni fa denunciai un Comune in provincia di Verona: in un anno aveva incassato 5 milioni con un solo autovelox posto a tre metri di altezza, che nessuno vedeva. In altri casi sono stati effettuati lavori che hanno reso le strade molto più sicure, ma il divieto è rimasto a 70 all'ora e riecco gli autovelox semi nascosti per fare cassa. Tutto questo è odioso: ci vuole un patto tra Aci e enti locali per impedire che avvenga. Ora con ministero, Anci e Upi cercheremo di aprire un tavolo per ottenere un protocollo d'intesa che fissi nuove regole. Il fenomeno delle multe vessatorie per far cassa non deve accadere più».

Milano oltre la legge

La realtà purtroppo resta questa. Nei giorni scorsi, per fare un esempio, il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso di Altroconsumo contro il Comune di Milano su un tema antico e ancora non risolto, ribadendo che le multe devono essere notificate entro 90 giorni dall'infrazione e non dalla data di visione dei fotogrammi da parte degli agenti di Polizia. Lo dice la legge, mentre la prassi dell'Amministrazione milanese è da anni illegittima ma ha riempito le casse del Comune dei proventi di contravvenzioni che avrebbero dovuto essere annullate. Milano in questo è campione d'Italia di comportamento fuori dalla legge, anche con i suoi ausiliari della sosta che si sostituiscono ai vigili urbani e infliggono multe per divieto di sosta anche lontano dai parcheggi blu e gialli, gli unici (insieme alle zone riservate ai mezzi pubblici) sui quali avrebbero giurisdizione.

No al robot al volante

Fin qui il (triste) presente, guardando al futuro invece gli italiani sono scettici verso l'auto a guida autonoma: non soltanto sull'anno di diffusione che oscilla tra il 2030 e il 2050, ma soprattutto sulla fiducia da riporre in un veicolo che si guida da solo. Solo il 48% è infatti disposto a provare l'automobile senza conducente, mentre 1 su 4 - il 25% - non ci salirebbe mai. Eppure i benefici sociali ed economici sono potenzialmente notevoli, anche in termini di ottimizzazione del tempo e dello spazio se si pensa che un'auto rimane ferma per il 90% della giornata e la guida autonoma è in grado di abbattere i consumi del 10%. Se tutte le auto circolanti fossero connesse ed autonome, nel mondo si risparmierebbero 200 miliardi di euro in spesa sociale per incidenti stradali e 50 miliardi di euro in minori consumi di carburante. Ogni euro investito nella connessione di veicoli ed infrastrutture produce benefici per più di tre euro. Questi i dati salienti dello studio "Auto-Matica", realizzato dalla Fondazione Aci Filippo Caracciolo e presentato stamani in apertura della Conferenza del Traffico e della Circolazione per tracciare lo scenario di riferimento dell'auto a guida autonoma e dei veicoli connessi.

«L'auto a guida autonoma è una sfida che dobbiamo vincere -sottolinea il presidente dell'Aci - senza farci trovare impreparati: il mondo già si muove, ma in Italia manca ancora un quadro preciso di regole per orientare e stimolare investimenti e progetti, tenendo conto anche della delicata fase di transizione con veicoli "umani" e "robot" a condividere le strade. Vanno poi sciolti i nodi su sicurezza stradale, adeguamento infrastrutturale, responsabilità civile e penale in caso di infrazioni ed incidenti, questioni assicurative, rischi di hackeraggio e privacy». Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Filippo Caracciolo-Centro Studi Aci, ha aggiunto che «per tradurre in opportunità concrete le sfide che il processo di innovazione ci prospetta. Gli obiettivi
sono: sicurezza per i cittadini, sviluppo per le imprese e per il lavoro, crescita e modernizzazione. Noi, come Centro Studi,
proseguiremo nel monitoraggio del processo evolutivo in atto, per fornire contributi scientifici di conoscenza, di idee e di proposte».

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