Lo stabilimento della Lamborghini a Sant'Agata Bolognese - Ansa
Lavorare di meno ed essere pagati di più. Un sogno? Non esattamente, se siete tra coloro che lavorano per aziende che stanno facendo un passo in avanti nel rapporto con i lavoratori, sempre più attenti alla qualità della vita privata e quindi sempre più da "trattenere" in tempi di "grandi dimissioni". Nei mesi scorsi c'era stato l'annuncio di Intesa Sanpaolo, che ha offerto ai suoi 74mila dipendenti la possibilità di concentrare il monte ore settimanale su quattro giorni anziché cinque, mentre la scorsa settimana aveva fatto parlare di sé, sulla settimana lavorativa breve, l'accordo raggiunto nel più grande gruppo mondiale dell'occhialeria, Luxottica; ieri notte, per restare in Italia, si è aggiunta Lamborghini, ma gli esempi di questo tipo non mancano nemmeno all'estero: in mezza Europa, ma anche in Nuova Zelanda e in Giappone, la "four days week", la settimana lavorativa di quattro giorni, è già ampiamente diffusa, in molti casi con progetti pilota e in altri in maniera già più stabile.
In Lamborghini, dopo un anno di trattative, l’azienda automobilistica ha raggiunto un’ipotesi di accordo con le rappresentanze sindacali sul contratto integrativo aziendale, accordo che prevede appunto, tra l'altro, l’applicazione della settimana corta. Nel dettaglio, si prevede la riduzione dell'orario di lavoro, l'aumento del salario annuale, 500 nuove assunzioni, un percorso di miglioramento sugli appalti continuativi del sito, il consolidamento dei diritti e la tutela delle differenze. I sindacati parlano già di un’intesa “storica”. Perché, sottolineano, è la prima volta in cui un’industria dell’automotive in Europa acconsente a “una consistente riduzione dell'orario di lavoro, non con una diminuzione del salario ma con una sua maggiorazione".
Nei prossimi giorni il testo, che prevede un numero consistente di settimane da quattro giorni lavorativi nell’arco dell’anno, sarà presentato ai lavoratori dell'azienda di Sant’Agata Bolognese e sarà sottoposto al referendum. "Lavorare meno e lavorare meglio – osservano Fiom-Cgil e Fim-Cisl - è il principio che ha guidato questa trattativa, e che si pone all'interno di un ragionamento più complessivo. In un momento dove si attacca il potere di acquisto di chi lavora, mentre non vengono toccati i grandi patrimoni e gli extraprofitti, la trattativa in Lamborghini pone alcuni punti cardine: ridurre l'orario, alzare il salario, tutelare chi lavora in condizioni peggiori e dare sempre più strumenti per il contrasto alla violenza di genere".
L'intesa in Luxottica
Anche in Luxottica, l'annuncio è della scorsa settimana, la sperimentazione sulla settimana corta è il cuore del nuovo integrativo aziendale. I circa 20 mila dipendenti degli stabilimenti italiani di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino (Belluno), Pederobba (Treviso), Lauriano (Torino) e Rovereto (Trento), su base volontaria lavoreranno, per 20 settimane l'anno, solo dal lunedì al giovedì, per fruire così di un intero week end libero da impegni, e tutto questo a parità di salario. Il "prezzo" per ciascun lavoratore che vorrà aderire all'opzione è il sacrificio di cinque permessi retribuiti l'anno per coprire altrettanti venerdì liberi, mentre gli altri 15 saranno a carico dell'azienda.
"I lavoratori - ha sottolineato Milena Cesca, segretaria generale Femca Cisl Belluno - oggi alle aziende chiedono soprattutto tempo di vita, e la vera sfida è di dimostrare che si può essere efficienti e produttivi lavorando meno ore. Il mondo del lavoro sta attraversando una fase di profonda trasformazione. I giovani sono molto più dinamici, non sono più attaccati al posto fisso come un tempo, cambiano lavoro più spesso e vanno dove c'è più welfare e più flessibilità". "In un'epoca di grandi mutamenti economici e sociali - ha osservato da parte sua Francesco Milleri, amministratore delegato di Essilux- emerge l'urgenza di ridisegnare nuovi modelli organizzativi delle aziende per guidare il cambiamento verso percorsi che riconoscano e premino le professionalità e le eccellenze del nostro Paese". Secondo il numero uno dell'azienda, quello raggiunto è "un patto di lungo periodo", che permette ai dipendenti "di programmare con maggiore sicurezza il proprio percorso di vita e di lavoro".
Le esperienze all'estero
All’estero, tra i primi Paesi a testare la settimana di quattro giorni per 35-36 ore di lavoro, tra il 2015 e il 2019, c’è stata l’Islanda: le imprese hanno registrato una maggior produttività e l’86% dei dipendenti ha scelto i quattro giorni. In Nuova Zelanda le sperimentazioni sono iniziate nel 2018, introdotte da società come Unilever e poi rilanciate dal governo. In Gran Bretagna tra giugno e dicembre dell’anno scorso oltre 60 imprese con quasi tremila dipendenti hanno sperimentato la settimana lavorativa di quattro giorni: aziende di software, industrie, società non profit e di ristorazione. I risultati sono andati al di là di ogni aspettativa. Delle 61 che avevano iniziato il test, 38 hanno esteso la sperimentazione della “settimana corta” e 18 hanno deciso di adottarla per sempre.
Anche la Spagna ha avviato un test triennale, nell’autunno del 2021, con l’obiettivo di ridurre a 32 ore su quattro giorni la settimana lavorativa. Il Belgio l’anno scorso ha introdotto la “settimana corta”, ma senza tagliare le ore: l’idea è concentrarle in quattro giorni, previo accordo tra datore di lavoro e dipendente, con un periodo di prova di sei mesi. Infine, anche la Svezia, gli Stati Uniti e il Giappone stanno sperimentando l’adozione di questa formula lavorativa.