giovedì 8 maggio 2025
Pranzo preparato dai detenuti dell’istituto penitenziario romano che stanno frequentando le lezioni e i laboratori di cucina della scuola alberghiera “A. Vespucci”, con il sostegno di Unicoop Tirreno
La presentazione del libro "Dieta Mediterranea" nel carcere di Rebibbia

La presentazione del libro "Dieta Mediterranea" nel carcere di Rebibbia - Archivio

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Un pranzo preparato dai detenuti dell’istituto penitenziario di Rebibbia, a Roma, che stanno frequentando le lezioni e i laboratori di cucina della scuola alberghiera “A. Vespucci”, con il sostegno di Unicoop Tirreno, che ha messo a disposizione gli alimenti.

Il progetto è nato diversi anni fa con l’obiettivo di offrire un’opportunità concreta di formazione professionale, favorendo così il reinserimento nella società e un percorso di riscatto personale. Il programma prevede lezioni teoriche e pratiche e culmina in un esame finale che consente di ottenere il diploma alberghiero.

I prodotti alimentari - come pasta, farina, frutta, verdura e tutto quello che occorre per preparare piatti e prodotti tipici - per il pranzo così come per i corsi di cucina, sono offerti da Unicoop Tirreno, la Cooperativa di consumo, presente nel Lazio, in Toscana e in Umbria, che, in linea con i suoi principi fondativi, ha deciso di sostenere l’iniziativa per dare attuazione concreta all’articolo 27 della Costituzione, sulla finalità rieducativa della pena.

All’evento hanno partecipato anche il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, l’assessore alla Cultura del IV Municipio di Roma, Maurizio Rossi, il dirigente scolastico dell’alberghiero "Vespucci" di Roma, Fabio Cannatà, gli studenti e i docenti della scuola.

I corsi e i laboratori, di durata quinquennale, coinvolgono sia la Casa di reclusione maschile che la Casa circondariale femminile dell’Istituto penitenziario di Rebibbia, e hanno il sostegno del Garante, dell’Istituto penitenziario di Rebibbia e del IV Municipio di Roma Capitale.

Durante la mattinata è stato presentato il libro Dieta Mediterranea, scritto dalla medica e ricercatrice Vincenza Gianfredi e dal dietista Daniele Lucci, al quale è seguito un dibattito che ha coinvolto anche gli studenti. Il volume, attraverso analisi supportate da studi e ricerche, consigli pratici, suggerimenti, ricette semplici e veloci da preparare, punta a fornire ai lettori i principi fondamentali per un valido e sano comportamento alimentare.

Al termine, sono stati degustati alcuni piatti presenti nel libro, preparati dai detenuti iscritti alla Scuola Alberghiera.

«Siamo molto felici di aver aderito all’appello del professor Reale, fornendo i generi alimentari per i corsi dell’Istituto Alberghiero e per il pranzo di oggi, perché crediamo fortemente nel ruolo che lo studio e la formazione professionale possono avere per il riscatto sociale. Un piccolo contributo per un grande progetto, per fare in modo che nessuno resti indietro. Tra i principi della nostra Cooperativa ci sono la solidarietà, l’inclusione e l’attenzione alle persone, in particolare quelle più in difficoltà. Per questo, da tanti anni, anche attraverso i nostri soci locali, collaboriamo e supportiamo diversi Istituti penitenziari nei territori dove siamo presenti, per contribuire concretamente al reinserimento sociale e professionale delle persone detenute e dare loro una nuova opportunità», ha dichiarato Simonetta Radi, presidente di Unicoop Tirreno.

«Grazie agli stimoli di soggetti esterni, le amministrazioni pubbliche, quella penitenziaria e quella scolastica, buttano il cuore oltre l’ostacolo nel perseguimento della finalità costituzionale della pena. I soggetti terzi, persone che decidono di essere coinvolte, sono coloro che agiscono senza obbligo, perché credono in ciò che fanno. La Coop lo fa perché condivide quei principi. Qui ci sono soggetti terzi che dedicano il loro tempo e mettono quel di più che motiva le amministrazioni a impegnarsi con passione. Sono momenti che danno senso a quello che stiamo facendo qui dentro: un investimento sulle persone che scontano la loro pena, con la consapevolezza che la pena deve finire e che bisogna offrire alle persone detenute una possibilità di reinserimento nel futuro», conclude Anastasìa.

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