giovedì 13 luglio 2017
Erede della 2CV, fu prodotta tra il 1967 e il 1983 in oltre 1,4 milioni di unità. Accolta con freddezza in Francia, fu rivalutata grazie all'idea della filiale italiana di Citroen
Un particolare del fanale della Dyane6

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Era l'agosto del 1967. Felice Gimondi aveva appena vinto il Giro d'Italia numero 50, i Pink Floyd pubblicavano il primo album della loro carriera, mentre Christiaan Barnard si preparava al primo trapianto di cuore della storia. E in Francia nasceva la Dyane, un piccolo evento per l'automobile. Era infatti la risposta di Citroën alle richieste di una parte consistente della clientela che desiderava una versione ancora più pratica e moderna della popolare e diffusissima 2CV, sul mercato dal lontano 1948, senza per questo rinunciare alle doti di quest’ultima in fatto di facilità di guida, affidabilità, praticità, economia d’esercizio.

Com'era. Il risultato fu un modello più veloce, comodo, spazioso, con una carrozzeria dalle linee tese (frutto della matita dello stilista Louis Bionier), che disponeva di un pratico portellone posteriore ma conservava l’ampia capote della 2CV, ora dotata di un sistema d’apertura semplificato, azionabile anche dall’interno della vettura. L'ultima versione, prodotta sedici anni dopo la prima, poteva sfiorare i 120 chilometri all'ora, che si raggiungevano in quarta, e offriva molta più abitabilità e finiture meno spartane. Inoltre, la sua altezza da terra insieme al grande confort assicurato dalla morbidezza delle sospensioni ne permettevano l'utilizzo anche su strade dissestate o addirittura laddove le strade non esistevano proprio. «Sull'asfalto - ricorda una nota di Citroen - Dyane filava via liscia e sicura, grazie alla sofisticata sospensione interconnessa, morbida e precisa, coricandosi in curva ma senza mai staccare le ruote da terra...». La meccanica, derivata da quella della 2CV, era molto solida: la trazione era anteriore, il motore boxer bicilindrico di 425 cc era raffreddato ad aria, l'accensione era comandata direttamente dall'albero a camme, l'alimentazione avveniva tramite un carburatore che sfruttava la ventola di raffreddamento per aumentare il volume d'aria immesso nei cilindri. Come sulla 2CV, in caso d'emergenza era possibile avviare il motore con una manovella esterna, da inserire nell'apposito foro sulla mascherina anteriore.

Accoglienza fredda. Contrariamente alle aspettative, però, l'accoglienza in patria della prima Dyane (successivamente denominata Dyane 4) fu piuttosto fredda. Secondo la stampa francese non offriva sufficienti motivi per giustificarne l'acquisto al posto della gloriosa 2CV, ormai diventata una sorta di “monumento nazionale” all'automobile francese. Fu la Filiale italiana della Citroen a trovare la soluzione al problema: dotare la Dyane di un motore più performante, quello della berlina compatta Ami 6. Si trattava sempre di un bicilindrico ma di 602 cc, contro i 425 cc. La potenza era inizialmente di 28 CV, poi salita a 35 CV già nel 1969. La Dyane venne fabbricata fino al giugno del 1983 per un totale di oltre 1,4 milioni di esemplari. Nel suo piccolo, appunto, un pezzo di storia della vita di molti.

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