venerdì 27 gennaio 2023
Superati i livelli del 2019: a fare da traino le assunzioni a tempo indeterminato, 120mila i disoccupati in meno. Ma nella seconda metà dell'anno il trend positivo si è affievolito
Cresce l'occupazione nel 2022 con 380mila posti di lavoro in più

Cresce l'occupazione nel 2022 con 380mila posti di lavoro in più - Imagoeconomica

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Nel 2022 l'occupazione ha ripreso a marciare a pieno ritmo, sfruttando il rimbalzo dell'economia dopo il Covid: sono stati creati circa 380.000 posti di lavoro, più di quelli registrati nel 2019. La domanda di lavoro è rimasta sostenuta fino all'inizio dell'estate, riportando l'occupazione sul sentiero di crescita pre-pandemico. Nei mesi successivi è rimasta positiva ma si è indebolita. Il trend emerge dalla nota "Il mercato del lavoro: dati e analisi" (edizione gennaio 2023), redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dalla Banca d'Italia e dall'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e presentata oggi.

La crescita occupazionale del 2022 è riconducibile esclusivamente alla componente a tempo indeterminato. Sono stati creati oltre 400.000 posti di lavoro stabili, a fronte di una sostanziale stazionarietà degli impieghi a tempo determinato e di un calo di circa 50.000 unità dei contratti di apprendistato.

La ripresa occupazionale dell'ultimo biennio è stata eterogenea tra i diversi settori. Il comparto turistico, nonostante l'ottimo andamento della stagione estiva e il buon avvio di quella invernale, rimane ancora sottodimensionato rispetto al periodo pre-pandemia. Le costruzioni hanno registrato tassi di crescita estremamente elevati a partire dall'estate del 2020; nonostante il più recente rallentamento, la domanda di lavoro in questo settore dovrebbe rimanere sostenuta per effetto dei piani di investimento previsti dal Pnrr. Il crescente ricorso a forme di lavoro da remoto e l'aumento della fruizione di servizi digitali hanno favorito la crescita della domanda di lavoro nei settori della tecnologia dell'informazione; ciò nonostante il comparto appare ancora di dimensione modesta. Nei primi undici mesi del 2022 il numero di disoccupati è diminuito di circa 120mila unità, una riduzione significativa anche se meno pronunciata rispetto a quella del 2021. Il rallentamento del mercato del lavoro nella seconda metà del 2022 si è riflesso in un aumento del numero dei disoccupati.

Banca d'Italia e Istat hanno analizzato la ricchezza netta delle famiglie italiane a fine 2021: è stata pari a 10.422 miliardi di euro, rispetto all'anno precedente è cresciuta del 3% in termini nominali ma si è leggermente ridotta in rapporto al reddito lordo disponibile (da 8,71 a 8,66). Nonostante il lieve aumento del valore delle abitazioni, dopo la prolungata fase di calo dal 2012, il peso di tale componente sulla ricchezza lorda è diminuito nel 2021 più di un punto percentuale, dal 46,6 al 45,4%.Ha continuato a crescere il valore delle attività finanziarie (+6,6%), trascinato dai guadagni in conto capitale sulle azioni e sulle quote di fondi comuni. Anche l'aumento dei depositi è stato rilevante, seppure inferiore a quello osservato nel 2020. Rispetto ad alcune economie avanzate, nel 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane è cresciuta a un tasso inferiore, risultando tra le più basse in termini pro capite.Misurata in rapporto alla popolazione, la ricchezza netta pro capite delle famiglie italiane è inferiore a quella di tutti gli altri Paesi, ad eccezione della Spagna (dove l'ultimo dato disponibile è del 2020). La crescita della ricchezza pro capite è stata modesta per le famiglie di Francia, Regno Unito, Germania e Italia e più sostenuta per le famiglie canadesi e statunitensi, grazie alla dinamica favorevole delle attività finanziarie.

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