Avanza il deserto commerciale: in 12 anni persi 140mila negozi

Confcommercio rilancia l'allarme sulle città fantasma. Sono 105mila gli spazi sfitti. Tiene la ristorazione, corrono le attività di alloggio alternative agli alberghi
November 15, 2025
Avanza il deserto commerciale: in 12 anni persi 140mila negozi
Negozi sfitti: secondo Confcommercio sono 105mila/ IMAGOECONOMICA
La desertificazione commerciale avanza tra negozi chiusi e sfitti e rischia di trasformare in maniera radicale le città, rendendole meno vivibili e inclusive. Senza interventi di rigenerazione urbana nei prossimi dieci anni un quinto delle attività di commercio al dettaglio sparirà. È Confcommercio a rilanciare l’allarme su un fenomeno ormai radicato in vista dell’evento “inCittà. Spazi che cambiano, economie urbane che crescono” che si terrà a Bologna il 20 e il 21 novembre e al quale prenderanno parte tra gli altri il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il vicepresidente della Commissione europa Raffaele Fitto.
I dati sono allarmanti: negli ultimi dodici anni l’Italia ha registrato una riduzione di oltre 140mila tra negozi e attività ambulanti, ai quali si aggiungono altri 105mila spazi sfitti (un quarto dei quali da oltre un anno). Se non ci sarà un’inversione di rotta da qui al 2035 chiuderanno i battenti altri 114mila negozi, oltre un quinto del totale. A sorpresa sono le città medio-grandi del Centro-Nord quelle più esposte mentre per alcuni Comuni del Mezzogiorno il calo sarebbe più contenuto, soprattutto per la riduzione dei residenti e il minor ricorso agli acquisiti online. Attualmente sono 534mila le imprese del commercio al dettaglio operative di cui circa 434mila in sede fissa, 71mila ambulanti e 30mila appartenenti ad altre forme (internet, vendita per corrispondenza, ecc). Rispetto al 2012 si registra un drastico calo (118mila negozi e 23mila attività ambulanti) risultato di una crescita insufficiente dei consumi interni e al cambiamento dei comportamenti di spesa degli italiani. Nello stesso periodo, infatti, le attività di vendita digitali sono cresciute del 114%. Le contrazioni più rilevanti hanno riguardato i distributori di carburante (42,2%) le attività culturali e ricreative (34.5%), mobili e ferramenta (26,7%) abbigliamento e calzature (25%). Fuori dal coro i servizi di alloggio e ristorazione che sono cresciuti del 5,8% con circa 18mila attività in più concentrate in particolare sul fronte della ristorazione (17,1%). Un trend sostenuto da tre fattori: l’aumento dei turisti, la diffusione di nuovi modelli di consumo (delivery e asporto) e la trasformazione di molti bar tradizionali in attività di somministrazione. In calo gli alberghi tradizionali (9,5%) mentre le altre forme ricettive sono aumentate del 92%.
Per quanto riguarda i negozi sfitti le Regioni più colpite sono la Lombardia e il Veneto, seguite dal Piemonte. A livello di impatto percentuale sul totale della rete distributiva però ad essere penalizzate sono le Regioni più piccole come Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Liguria. Tra i Comuni con la più bassa densità commerciale spiccano Fiumicino, Trento, Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni (in provincia di Milano) e Ancona.
«La desertificazione dei negozi è un problema economico, sociale e di coesione: ogni saracinesca abbassata significa meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività e meno socialità» ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli sottolineando la necessità di «sostenere il commercio di prossimità con politiche fiscali più eque, accesso al credito più facile e meno costoso e misure specifiche per affrontare la transizione economica». Sangalli ha poi ricordato il problema dei negozi sfitti e il progetto Cities che ha proprio l’obiettivo di contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale promuovendo la rigenerazione delle aree e la creazione di spazi destinati alla comunità.

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