martedì 23 gennaio 2018
Il segretario generale Gurrìa: voto politico importante, non si può cambiare rotta dopo il Jobs Act
Angel Gurrìa, segretario generale dell'Ocse (Ansa)

Angel Gurrìa, segretario generale dell'Ocse (Ansa)

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"La storia non si può riscrivere". Così Angel Gurrìa, segretario generale dell'Ocse, dal forum di Davos, fa il punto sull'Italia a poche settimane dal voto e dieci anni dopo la grande crisi con i suoi strascichi bancari ma anche con la ripresa finalmente ben assestata. "Il jobs act, approvato con la fiducia, fu una scommessa azzeccata che ha creato quasi un milione di posti di lavoro e che nessuno, da Berlusconi in poi, aveva avuto i voti per approvare", spiega Gurrìa. Invitando il nostro Paese, come del resto stanno facendo molti osservatori internazionali a non cambiare strada sulle riforme. "L'Italia è sempre stata una democrazia vibrante, tradizionalmente il voto è stata una questione di personalità, ma ora c'è una scelta netta fra chi propone di andare avanti sulle riforme e chi dice no a tutto senza fare vere proposte" ha aggiunto Gurria, riferendosi indirettamente al Movimento 5 stelle. "Le opzioni sono abbastanza chiare e sarà un voto dalle conseguenze importanti. Vi auguro il meglio, gli italiani hanno saggezza e sono sicuro che faranno la scelta migliore" ha concluso.

Sul fronte europeo Gurria ha sottolineato che "continueremo ad avere tassi storicamente bassi ancora per un bel pò, ed è giusto che sia così" ha detto a margine dei lavori del Forum economico mondiale. "Anche se la Bce sta riducendo gli acquisti del quantitative easing, sta ancora comprando titoli e continuerà a rinnovare i bond in scadenza. Abbiamo bisogno che questa flessibilità continui, una normalizzazione monetaria è positiva ma senza troppa fretta".

Al Forum di Davos, che oggi entra nel vivo con il gotha politico ed economico del mondo, ieri è arrivato il messaggio diPapa Francesco che invita tutti a rimettere l'uomo al centro dell'economia, con una società inclusiva, giusta, che dia supporto", rigettando la "cultura del mordi e fuggi". Il polso all'economia lo fornisce il Fondo Monetario Economico che per l'Italia prevede ora un'espansione dell'1,4%nel 2018 e dell'1,1% nell'anno successivo. Le due stime sono migliorate rispettivamente di 0,3 e 0,2 punti percentuali rispetto alle precedenti previsioni e il Fmi parla di "una spinta più forte dalla domanda esterna" e dall'export. Ma, come in tutte le previsioni dell'istituzione di Washington, c'è sempre un 'caveat'. "Le incertezze politiche creano rischi nella realizzazione delle riforme o la possibilità di un ri-orientamento dell'agenda, anche nel contesto delle elezioni in arrivo in diversi Paesi" fra cui Italia, Messico, Brasile aveva sottolineato ieri il Fondo. Oggi lo stesso appello è arrivato dall'Ocse.

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