lunedì 13 gennaio 2020
I produttori italiani temono le nuove tasse di Trump. Il commissario europeo Hogan a Washington per trattare con Lighthizer. Probabile un incontro a tre anche con il giapponese Kajiyama
Phil Hogan, commissario europeo al Commercio, alla Fiera Agricola di Parigi nel 2019

Phil Hogan, commissario europeo al Commercio, alla Fiera Agricola di Parigi nel 2019 - Commissione europea

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Nel giro di una settimana il governo americano deciderà se modificare la lista di prodotti europei da colpire con i dazi dopo la vittoria all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sul caso degli aiuti pubblici europei al consorzio Airbus.

I produttori italiani sono preoccupati: i dazi introdotti da Washington lo scorso hanno colpito più duramente l’agroalimentare di Francia e Spagna, al punto da rappresentare paradossalmente un vantaggio per eccellenze nostrane come il vino e l’olio. Lo scorso 12 dicembre il Rappresentante al commercio americano ha pubblicato però un nuovo elenco di prodotti europei su cui Washington potrebbe introdurre tasse fino al 100% e quella lista contiene di nuovo vino, olio, formaggi e pasta italiani.

Per il governo americano si tratterebbe di modificare la lista di prodotti da colpire con le tasse, restando però sempre nel limite dei 7,5 miliardi all’anno di incasso fissato dalla Wto. Ieri si concludeva il periodo di consultazione. Se l’amministrazione americane ascoltasse le opinioni raccolte, non si accanirebbe su vino e formaggi, dato che più di 24mila cittadini gli hanno chiesto formalmente di non farlo.

Una decisione è attesa nel giro di una settimana. Questo dossier è una parte del negoziato che in questi giorni è in corso a Washington, dove si incrociano le quattro potenze del commercio mondiale: Stati Uniti, Unione Europea, Cina e Giappone. L’irlandese Phil Hogan, da novembre nuovo commissario europeo al Commercio (in passato è stato responsabile dell’Agricoltura e del sistema bancario), oggi è arrivato a Washington per incontrare Lighthizer e discutere di dazi per il caso Airbus, minacce commerciali americane a Francia, Italia e Austria come ritorsione all’introduzione di tasse sulle attività digitali, e più in generale dei rapporti commerciali Usa-Ue.

Donald Trump e Liu He nello Studio Ovale il 4 aprile del 2019

Donald Trump e Liu He nello Studio Ovale il 4 aprile del 2019 - Ansa

Hogan alla vigilia di questo suo primo viaggio negli Stati Uniti come commissario al Commercio ha detto che vuole fare un “reset” del dialogo tra le due sponde dell’Atlantico. A Washington è atteso anche l’esito di un possibile incontro a tre tra Lghthizer, Hogan e il giapponese Hiroshi Kajiyama, da ottobre ministero dell’Economia, Commercio e Industria del governo di Shinzo Abe, anch’egli arrivato nella capitale americana per incontrare Lighthizer. I tre parleranno di riforma della Wto, organizzazione bloccata dal veto degli Usa alla nomina di nuovi giudici, e cercheranno una linea comune sull’aggressività commerciale della Cina.

Questa eventuale linea comune potrà essere la base della trattativa tra Washington e Pechino per la “Fase 2” dell’accordo commerciale raggiunto a dicembre. La firma della “Fase 1” di questa intesa è fissata per il 15 gennaio, quando la delegazione cinese guidata dal vice premier Liu He sarà alla Casa Bianca. Sull’accordo restano ancora diverse incognite, tanto che il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha dovuto chiarire che non ci sono stati errori di traduzione del testo e ha ribadito che la Cina comprerà tra i 40 e i 50 miliardi di dollari di prodotti agricoli americani il primo anno e circa 200 miliardi di dollari di merci, energia e servizi nei due anni successivi.

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