Pizzaballa: «In Medio Oriente serve una nuova leadership»

di Roberta Pumpo, Roma
Il Patriarca di Gerusalemme ha ritirato al Premio Silvestrini per la pace e il dialogo conferito a padre Romanelli, parroco di Gaza
October 15, 2025
Pizzaballa: «In Medio Oriente serve una nuova leadership»
Roma, 15 ottobre 2025. Il card. Pizzaballa ritira il Premio Silvestrini conferito al Parroco di Gaza, don Romanelli alla presenza del card. Parolin./ SICILIANI
Forse è presto per parlare di pace. È una parola «impegnativa», un percorso che va preparato. Bisogna essere pragmatici. Le esperienze passate, «i fallimenti» degli anni scorsi, «hanno insegnato che non bisogna correre nella terminologia». «Probabilmente la prossima generazione potrà vivere in un mondo senza violenze ma solo se questa generazione si impegna». A partire dall’adottare un nuovo modo di comunicare. «Per troppo tempo si è dato spazio agli estremisti che hanno usato un linguaggio di disprezzo e di esclusione. Ci vuole una nuova leadership, servono gesti che riportino un po' di fiducia tra la popolazione». Perché nonostante tutto, c’è «speranza». Il patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, non usa giri di parole, e riflettendo sulle difficoltà registrate in questi primi giorni di tregua in Medio Oriente, afferma che non è possibile passare «dal nero al bianco improvvisamente» purtroppo «gli ostacoli» sono parte integrante «di un processo che è molto insidioso, problematico, fragile ma bisogna portarlo avanti».
Il porporato è intervenuto a Villa Nazareth a Roma a margine della cerimonia di consegna del Premio Internazionale Achille Silvestrini per il Dialogo e la Pace assegnato questa sera sera, 15 ottobre, a padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, e ai sacerdoti e alle suore dell’unica chiesa cattolica di Gaza, «simbolo di luce e un presidio di umanità», come si legge nelle motivazioni. In un messaggio inviato tramite il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, anche Papa Leone XIV ha inviato un messaggio ai partecipanti esprimendo «fraterno apprezzamento ai premiati per la loro coraggiosa e instancabile testimonianza in un contesto particolarmente grave e pericoloso, a fianco dei più​ vulnerabili e di quanti hanno perso ogni cosa».
Per il segretario di Stato vaticano, la tregua raggiunta a Gaza rappresenta «il primo passo fondamentale perché ha portato al cessato il fuoco». È iniziato un cammino che però «è pieno di ostacoli». La Santa Sede resta disponibile per «ospitare eventuali colloqui, dialoghi, negoziati» ma soprattutto è impegnata nella «questione umanitaria». Ma se a Gaza al momento le armi tacciono, lo stesso non accade in Ucraina. L’auspicio del porporato è che il presidente statunitense Donald Trump, «ora meno impegnato per quanto riguarda Gaza, si dedichi maggiormente all’Ucraina. L'America ha un ruolo importante nella soluzione della guerra in Ucraina. Ci sono stati già dei tentativi».
Nell’impossibilità dei premiati di essere presenti, il Premio in denaro, pari a 68.500 euro, frutto della raccolta fondi “Le rondini torneranno a Gaza” – il cui controcorrente rimarrà attivo – è stato ritirato dal cardinale Pizzaballa. Don Romanelli, a Gaza dal 2019, ha inviato un video messaggio dalla parrocchia. In compagnia dei ragazzi dell’oratorio ha ringraziato per aver pensato alla parrocchia che nel luglio scorso è stata bombardata durante un raid israeliano. L’assegnazione del riconoscimento «è stata una sorpresa enorme per tutti – ha detto -. Continuiamo a stupirci della vostra generosità e bontà. Siamo uomini e donne di dialogo e di pace. Continuiamo ogni giorno a pregare e a lavorare per la pace». Presente anche una famiglia di Gaza, padre, madre e tre figli minori, arrivata a Roma a maggio. Alla notizia degli accordi stilati hanno provato «grande gioia. Grazie a Dio i familiari stanno tutti bene. La casa è distrutta, ma quella si può ricostruire», ha detto Eyad, il capofamiglia.
 

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