Leone XIV: «L'educazione come atto di speranza»
di Agnese Palmucci, Roma
Nella Lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza” il Papa ribadisce la necessità della formazione integrale della persona, che non può essere ridotta a un algoritmo, della famiglia come primo luogo educativo e del lavoro di rete

Una «speranza» di cui il mondo di oggi ha bisogno. Nelle nove pagine della sua prima lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza, pubblicata ieri, papa Leone XIV disegna un affresco dell’educazione cristiana per il nuovo millennio. La missione è forse ancora più complessa di quella proposta per la formazione cattolica dai padri conciliari nella dichiarazione Gravissimum educationis, di cui ieri la Chiesa ha celebrato il 60° anniversario e che Prevost ha preso come punto di partenza per il suo testo. E l’obiettivo è quello, secondo Leone XIV, di «ricostruire fiducia in un mondo segnato da conflitti e paure». In particolare, poi, l’educazione cattolica in un mondo così «complesso, frammentato, digitalizzato», aggiunge il Papa, non può permettersi il lusso di «tacere» davanti all’esclusione sociale. Deve, invece, «unire giustizia sociale e giustizia ambientale, promuovere sobrietà e stili di vita sostenibili». Leone XIV, dunque, fa un passo oltre la Gravissimum educationis, mantenendo però il documento sull’educazione cristiana del 1965, che fu intuizione dei padri conciliari, come una «bussola che continua a indicare la direzione». La dichiarazione, pubblicata durante l’ultima settimana dei lavori del Vaticano II, in un clima di piena guerra fredda, «riafferma il diritto di ciascuno all’educazione e indica la famiglia come prima scuola di umanità», ricorda il Papa. Dalla sua recezione poi «è nato un firmamento di opere e carismi che ancora oggi orienta il cammino», una vera e propria «costellazione educativa» di scuole, università, istituti. Oggi però, aggiunge, le aspettative «si sono ampliate e complessificate», in una società in cui milioni di bambini non hanno accesso alla scolarizzazione primaria e peggiorano le «situazioni di emergenza educativa provocata dalle guerre, dalle migrazioni, dalle disuguaglianze». Ricordando il documento conciliare, Leone XIV ha voluto anche riaffermare come l’educazione non sia una «attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione».
La storia dell’educazione cattolica è, in ogni caso, una «storia dello Spirito all’opera», dice papa Prevost, che nel testo ripercorre la genealogia pedagogica della Chiesa, dai Padri del deserto a Maria Montessori, passando per sant’Agostino e citando il cardinale John Henry Newman, che sarà proclamato dottore della Chiesa il prossimo 1° novembre e, con questa lettera, è dichiarato co-patrono della missione educativa della Chiesa. Nel descrivere l’ambiente educativo di oggi, il Pontefice sottolinea alcune «fatiche» di cui occorre essere consapevoli come Chiesa. Tra queste l’«iper-digitalizzazione» che “frantuma” l’attenzione, la «crisi delle relazioni» che ferisce «la psiche» e, da ultimo, «l’insicurezza sociale e le disuguaglianze». Eppure, proprio in un tempo apparentemente “inospitale” come quello attuale, l’educazione cattolica ha ancora la forza per essere «un faro», «laboratorio di discernimento, innovazione pedagogica e testimonianza profetica». Questa, dice il Vescovo di Roma, «è l’urgenza del mandato» consegnato alla comunità ecclesiale di oggi, che si trova di fronte all’«imperativo di aggiornare le sue proposte educative alla luce dei segni dei tempi». Una missione, quella della formazione, che deve essere affidata non a battitori liberi, ma sempre a una “comunità educante”, senza mettere in secondo piano il mandato che papa Paolo VI e i padri conciliari consegnarono in primo luogo alla famiglia e alle scuole. Per Leone XIV, tuttavia, l’educazione cristiana è «un’opera corale» di ricerca della verità, come una «costellazione» fatta di tante «stelle», dalle famiglie alle parrocchie, dai collegi alle università. Tutte istituzioni, continua il Papa, che oggi sono chiamate a convergere, a fare luce insieme, nella «pluralità dei carismi». La stessa scuola cattolica «non è semplicemente un’istituzione», ma un ambiente «in cui fede, cultura e vita si intrecciano» e gli educatori «sono chiamati a una responsabilità che va oltre il loro contratto di lavoro», testimoniando Cristo con la vita e collaborando con le famiglie. Al centro del processo educativo, però, deve esserci sempre l’uomo, nell’interezza del suo essere. La comunità deve accompagnare ciascuno a riscoprire il senso della vita, la sua dignità inalienabile, la responsabilità nei confronti del mondo. Un processo che non può smettere di «abbracciare l’intera persona» e di promuovere «il rispetto, l’accompagnamento personalizzato, il discernimento e lo sviluppo di tutte le dimensioni», tra cui quella spirituale.
Un processo che non è certamente privo di sfide. Prima fra tutte, fa capire il Papa, la novità dell’ambiente digitale divenuto il contesto in cui l’educazione cattolica si trova ad affrontare molte nuove prove. Per «abitare questi spazi», dice, occorre «creatività pastorale», che porta ad aggiornare metodi e linguaggi, a «rafforzare la formazione dei docenti anche sul piano digitale», a «valorizzare la didattica attiva». L’intelligenza artificiale e gli ambienti digitali vanno «orientati alla tutela della dignità, della giustizia e del lavoro», evitando in tutto questo il rischio di quella che il Papa chiama «tecnofobia». Dall’altro lato, come papa Prevost ha già ribadito altre volte, «nessun algoritmo potrà sostituire ciò che rende umana l’educazione», come la poesia, l’amore, l’arte. Significativa, infine, è anche la scelta del Pontefice di rilanciare, nella lettera, il Patto educativo globale promosso da papa Francesco nel 2019, come strada per la costruzione della fraternità. Ripartendo dall’iniziativa del suo predecessore, Leone XIV consegna alle realtà educative «tre priorità» ulteriori per una «nuova stagione che parli al cuore delle nuove generazioni»: la cura della vita interiore dei giovani e del dialogo con Dio, la formazione all’uso sapiente delle tecnologie e dell’IA e l’educazione alla pace e alla riconciliazione, con l’insegnamento di linguaggi nonviolenti e l’utilizzo di parole “disarmate”. Il Papa poi ha lanciato alla rete educativa cattolica mondiale l’esortazione a fare di tutto per garantire l’accesso all’istruzione anche nei luoghi del mondo in cui questo risulta ancora essere un «privilegio», includendo tutti i poveri.
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