L'amore del Papa per il cinema: «È arte che custodisce bellezza»
di Tiziana Lupi
Nell’udienza ai rappresentanti della settima arte, Leone XIV invita a difendere la creatività autentica e a non temere le ferite del mondo: «Il cinema è un laboratorio di speranza». Presenti tra gli altri Spike Lee, Ozpetek, Cavani, Tornatore, Bellocchio e Bellucci

Un atto d’amore verso il cinema, «un’arte popolare nel senso più nobile, che nasce per tutti e parla a tutti» e, insieme, un appello, con la consapevolezza che il mondo della settima arte in questo momento non se la passa affatto bene. Li ha fatti ieri mattina papa Leone XIV incontrando registi, attori e maestranze del mondo del cinema. Tanti gli italiani presenti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico – da Sergio Castellitto a Marco Bellocchio, da Dario Argento a Matteo Garrone, da Giuseppe Tornatore a Liliana Cavani, da Monica Bellucci a Stefania Sandrelli, Maria Grazia Cucinotta e Margherita Buy – assieme ad alcun grandi nomi internazionali come Spike Lee, Cate Blanchett ed Emir Kusturica. «Con le vostre opere, voi dialogate con chi cerca leggerezza ma anche con chi porta dentro il cuore un’inquietudine, una domanda di senso, di giustizia, di bellezza» ha detto loro il Pontefice, per il quale «il cinema è molto più di un semplice schermo. È un laboratorio della speranza, un luogo dove l’uomo può tornare a guardare sé stesso e il proprio destino».
Secondo Leone XIV, «entrare in una sala cinematografica è come attraversare una soglia. Nel buio e nel silenzio, l’occhio torna attento, il cuore si lascia raggiungere, la mente si apre a ciò che non aveva ancora immaginato». E il cinema, ha aggiunto, «quando è autentico, non consola soltanto: interpella. Chiama per nome le domande che abitano in noi e, talvolta, anche le lacrime che non sapevamo di dover esprimere». Citando il Messaggio agli artisti al termine del Concilio Vaticano II, il Papa ha ricordato le parole di san Paolo VI: «Vi disse: “Se siete amici della vera arte, siete nostri amici. Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione”. Io desidero rinnovare quell’amicizia». E proprio in nome di questa amicizia, Leone XIV ha voluto lanciare un appello che è stato accolto con un caloroso applauso: «Le sale cinematografiche vivono una preoccupante erosione che le sta sottraendo a città e quartieri. E non sono in pochi a dire che l’arte del cinema e l’esperienza cinematografica sono in pericolo. Invito le istituzioni a non rassegnarsi e a cooperare per affermare il valore sociale di questa attività».
Un’attività che, per il Pontefice, è persino pellegrinaggio («Anche voi, come tanti altri che giungono a Roma da ogni parte del mondo, siete in cammino come pellegrini dell’immaginazione. La strada che voi percorrete non si misura in chilometri ma in immagini, parole, emozioni, ricordi condivisi e desideri collettivi») e può diventare testimonianza: «La nostra epoca ha bisogno di testimoni di speranza, di bellezza e di verità: voi con il vostro lavoro artistico potete esserlo. Non abbiate paura del confronto con le ferite del mondo. La violenza, la povertà, l’esilio, la solitudine, le dipendenze, le guerre dimenticate sono ferite che chiedono di essere viste e raccontate». Il cinema, quello buono, può e deve farlo: «Il grande cinema non sfrutta il dolore: lo accompagna, lo indaga – ha detto il Papa –. Questo hanno fatto tutti i grandi registi, dare voce ai sentimenti complessi, contraddittori, talvolta oscuri che abitano il cuore dell’essere umano è un atto d’amore. L’arte non deve fuggire il mistero della fragilità: deve ascoltarlo, deve saper sostare davanti ad esso. Il cinema, senza essere didascalico, ha in sé, nelle sue forme autenticamente artistiche, la possibilità di educare lo sguardo». Concludendo il suo discorso, Leone XIV ha citato, elencandole, tutte le figure professionali che collaborano alla realizzazione di un film («Spero di non lasciare fuori nessuno ma sono tanti!» ha detto, strappando un sorriso ai presenti) e ha auspicato «che il vostro cinema resti sempre un luogo d’incontro. Che non perda mai la capacità di stupire, continuando a mostrarci anche un solo frammento del mistero di Dio». E che «voi possiate essere artigiani della speranza».
Alla fine dell’incontro, il Papa ha voluto salutare ad uno ad uno tutti i presenti. E ciascuno ne ha approfittato per scambiare qualche parola con lui e consegnarli i propri doni, soprattutto dvd e libri. Il regista statunitense Spike Lee ha voluto regalargli una maglia Nba della squadra dei New York Knicks con la scritta “Pope Leo 14”. L’attrice Cate Blanchett gli ha donato un bracciale e, all’uscita, ha detto ai giornalisti che «le parole di Sua Santità sono state davvero stimolanti, ci hanno invitato a non rifuggire dalle storie difficili e dolorose. Ha parlato delle lacrime che spesso le persone non riescono a versare nella loro vita quotidiana, così come delle risate che spesso si sentono al cinema». Sergio Castellitto gli ha chiesto di benedire il contenuto di una piccola scatola d’argento che aveva portato con sé e non sono mancate alcune richieste a dir poco bizzarre come quella di benedire una carta Pokémon (quella del personaggio “Popplio”; giocando probabilmente sulla somiglianza con il suo nome) e quella di firmare una palla da baseball. Richieste che, seppure insolite, il Papa ha accolto con un sorriso.
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