Il Papa e il pranzo con i poveri: «Vadano a buon fine gli sforzi per la pace»
Dal Castel Gandolfo, alla vigilia del summit alla Casa Bianca sull'Ucraina, il Pontefice si rivolge ai leader globali. Nel Borgo Laudato si' il pranzo con i bisognosi e gli operatori Caritas

Davanti a centinaia di fedeli riuniti a Castel Gandolfo, ieri papa Leone ha rilanciato, ancora una volta, l’appello affinché «vadano a buon fine gli sforzi per far cessare le guerre e promuovere la pace». Dalla cittadina ai Castelli romani, in questi giorni ancora al centro della diplomazia vaticana, il Pontefice guarda ai “suoi” Stati Uniti, prima per il summit in Alaska e oggi per il vertice Usa-Ue sull’Ucraina a Washington. Alla vigilia del vertice alla Casa Bianca, tra i leader europei, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente Usa Donald Trump, la posizione di Leone XIV è ancora una volta netta. «Preghiamo - ha sottolineato con forza - perché nelle trattative, si ponga sempre al primo posto il bene comune dei popoli».
Durante l’angelus il Papa, parlando delle persecuzioni delle prime comunità cristiane, a partire dal Vangelo di Luca proposto dalla liturgia domenicale, ha ricordato a chi cerca di fare il bene che tuttavia «non sempre il bene trova, attorno a sé, una risposta positiva». Anzi. «Agire nella verità costa - ha spiegato -, perché nel mondo c’è chi sceglie la menzogna, e perché il diavolo, approfittandone, spesso cerca di ostacolare l’agire dei buoni». In questo, però, «Gesù ci invita con il suo aiuto a non rispondere alla prepotenza con la vendetta, e a rimanere fedeli alla verità nella carità».
La vera pace non è comodità
Nei primi 100 giorni del suo Pontificato, che ricorrono oggi, Leone XIV non ha mai ceduto al pressing di chi vorrebbe da lui opinioni politiche espresse fuori dai denti. Ma il soft power diplomatico di Prevost è proprio nel suo metodo, ogni parola, sempre pesata, prende pieno significato nelle Scritture o nei documenti del magistero della Chiesa. Come accade per i suoi continui appelli alla pace e al cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza. «Noi cerchiamo la pace, ma abbiamo ascoltato dal Vangelo di oggi: “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione», ha detto il Pontefice durante l’omelia della Messa che ha presieduto ieri mattina nel Santuario di Santa Maria della Rotonda ad Albano.
Perché la pace promessa dal Signore non è quella che dà «il mondo», il quale «ci abitua a scambiare la pace con la comodità, il bene con la tranquillità». Al contrario «la pace del Cristo risorto», a cui Leone XVI aveva dedicato le prime parole dalla loggia delle Benedizioni il giorno della sua elezione a Pontefice, è, come disse lui stesso l’8 maggio scorso, «disarmata e disarmante, umile e perseverante». Quello stesso stile che il Papa auspicherebbe tenessero in considerazione i leader internazionali chiamati, in queste ore, a prendere decisioni per il futuro di milioni di persone.
Portare il fuoco dell'amore che non costa come le armi
Continuando la catechesi sul brano di Luca, il Vescovo di Roma ha fatto riferimento al «battesimo della croce» di cui parla Gesù, «un’immersione totale nei rischi che l’amore comporta». Se si prende sul serio la proposta radicale del Vangelo, quello a cui si è chiamati «è la decisione di non vivere più per noi stessi, di portare il fuoco nel mondo». Ma non si tratta, ha ribadito, del «fuoco delle armi, e nemmeno quello delle parole che inceneriscono gli altri», «ma il fuoco dell’amore, che si abbassa e serve, che oppone all’indifferenza la cura e alla prepotenza la mitezza». È questo «il fuoco della bontà, che non costa come gli armamenti, ma gratuitamente rinnova il mondo», ha aggiunto tornando a parlare con chiarezza contro l’utilizzo e la vendita delle armi.
Con il Papa, nel santuario, erano presenti ieri a Messa molti dei 110 poveri assistiti dalla diocesi di Albano e gli operatori della Caritas diocesana, che hanno poi pranzato con il Papa nel Borgo Laudato Sì. «Vorrei ringraziare, insieme al vostro vescovo Vincenzo, tutti voi, che nella diocesi di Albano vi impegnate a portare il fuoco della carità», ha detto il Papa al termine della sua omelia. «E vi incoraggio a non distinguere tra chi assiste e chi è assistito, tra chi sembra dare e chi sembra ricevere, tra chi appare povero e chi sente di offrire tempo, competenze, aiuto. Abbattiamo i muri».

I saluti dopo l’Angelus
La preghiera del Pontefice al termine dell’Angelus di ieri, poi, è stata per le popolazioni del Pakistan, dell’India e del Nepal colpite dalle alluvioni. Ha ringraziato infine tutti coloro che nei luoghi di vacanza stanno animando «iniziative di animazione culturale e di evangelizzazione», e in particolare i promotori della missione giovanile a Riccione. «È bello vedere come la passione per il Vangelo stimola la creatività e l’impegno di gruppi e associazioni di ogni età», ha concluso il Papa, salutando anche tutti i fedeli e i pellegrini di lingua polacca presenti.
Il pranzo con i poveri al Borgo Laudato Sì
Dopo la Messa Papa Leone si è mosso verso i giardini pontifici del Borgo Laudato si' a Castel Gandolfo, per il pranzo assieme ai poveri. Fuori dal santuario, ad attenderlo c’erano circa 500 persone, che hanno seguito la Messa dai maxischermi. Tutti i commensali, circa 150, tra assistiti, operatori Caritas e ospiti, hanno preso posto nelle lunghe tavolate bianche disposte sotto ai gazebo, all’ombra dei lecci, dei cedri e delle magnolie. Al tavolo tondo con Prevost hanno hanno preso posto anche il cardinale Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, e direttore del Borgo, il vescovo di Albano, Vincenzo Viva, i sindaci di Castel Gandolfo e Albano, una famiglia di assistiti del Perù e un uomo senza fissa dimora.

«Grazie, Santo Padre, perché con la sua presenza Lei ci mostra che la Chiesa nasce dall’Eucaristia e diventa viva nel servizio - ha detto il cardinale Baggio, prendendo la parola prima del pranzo -. Grazie per essere segno di speranza, di fraternità e di amore che si fa pane spezzato». Anche il vescovo Viva ha sottolineato come il pranzo di ieri sia stato «certamente un momento unico e storico». «Guardando i volti di chi oggi è seduto a questi tavoli - ha aggiunto - vediamo la bellezza del Vangelo che si fa vita concreta e testimonianza».
Le ultime parole, prima di iniziare la condivisione del ricco menù previsto dalla Caritas diocesana per il pranzo insieme, sono state quelle di Papa Leone XIV, tra l’emozione visibile dei presenti. «Vorrei condividere prima quel gesto tanto significativo per noi tutti che è spezzare il pane - ha detto Prevost - . Spezzare il pane insieme, il gesto con il quale si riconosce Gesù Cristo in mezzo ai suoi, è la Santa Messa, però è anche essere insieme tutti attorno alla tavola». Nel ringraziare gli organizzatori poi, ha concluso sottolineando l’importanza di di condividere il pranzo proprio al Borgo Laudato si', «che ci fa ricordare la bellezza della natura, della creazione, ma che ci fa anche pensare che la creatura più bella è quella creata a immagine di Dio, che siamo tutti noi».
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