giovedì 20 giugno 2013
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«Non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! Portiamo a tutti la gioia della fede!». Era il 24 marzo, domenica delle Palme, quando papa Francesco lanciava uno dei suoi primi accorati inviti ai credenti a riscoprire la centralità della gioia Un tema che sarebbe poi riaffiorato più volte nelle parole di Francesco, come ha ben colto Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, che da circa 20 anni annuncia il Vangelo nel mondo del disagio giovanile e che ha fatto proprio della gioia un tratto distintivo del suo stile di evangelizzazione. «Mi sembra di vedere la parola gioia – rimarca – tra i punti cardine degli inizi del magistero di papa Bergoglio, in continuità con l’esortazione apostolica "Gaudete in Domino" di Paolo VI, la gioiosa pastorale missionaria di Giovanni Paolo II e il profondo insegnamento teologico di Benedetto XVI, in cui la gioia aveva un posto centrale».Quali accenti si rintracciano nella gioia di cui parla Francesco?Le parole della domenica delle Palme mi ricordano un’affermazione di Dietrich Bonhoeffer: la sequela è gioia. La gioia è l’atteggiamento naturale del cristiano e nasce dall’incontro con la persona di Gesù.Cos’ha di speciale la gioia cristiana?Francesco lo ha messo in evidenza il 10 maggio, a Casa Santa Marta: la gioia di Cristo Risorto, a differenza della felicità mondana, è capace di resistere a ogni prova, non è l’allegria di leggerezza o superficialità ma dono del Signore nel profondo. Questa è anche la sua personale esperienza...È stata la grande scoperta della mia vita. Cristo ci ha donato il segreto perché la sua gioia «sia in noi e la nostra gioia sia piena» e la Gioia che lui ci dona resiste anche alle prove più dure della vita. In questi anni ho visto un popolo di disperati diventare testimoni della gioia proprio grazie all’incontro con Cristo Risorto!
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