venerdì 1 marzo 2013
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La sua visita del 2008, dal celebre discorso al Collège des Bernardins alla Messa per il 150° anniversario delle apparizioni a Lourdes è rimasta nel cuore dei francesi. E oggi, mentre è ancora fortissima l’emozione per la rinuncia di Benedetto XVI, il presidente della Conferenza episcopale d’Oltralpe, il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi ha accettato d’illustrare come il mondo cattolico francese vive questi giorni di grande attesa e speranza. «È un momento al contempo di stupefazione e di tristezza – sottolinea il porporato –. Sapevamo che Benedetto XVI aveva considerato questa possibilità, ma non pensavamo che il momento sarebbe arrivato così presto. Credo che tutti siano stati colpiti dal coraggio e dalla determinazione del Papa. Ricordiamo con emozione e gratitudine la visita che Benedetto XVI ha effettuato in Francia nel mese di settembre 2008. Fu un vero momento di comunione e di fervore a Parigi così come a Lourdes. Comprendiamo la decisione del Papa come un atto di fede nella Chiesa. Siamo dunque chiamati a vivere quest’evento condividendo l’intenzione del Papa: restare in questa fase nella fede totale nell’assistenza che Dio accorda alla sua Chiesa». Ha l’impressione che quest’annuncio giunga in una fase cruciale per il cattolicesimo in Europa?Ci sono forse fasi che non siano cruciali? Certo, constatiamo che il cattolicesimo europeo è spinto verso una profonda mutazione che giunge in contemporanea rispetto alle trasformazioni della società e a un reale impoverimento delle forze alle quali eravamo abituati. Assistiamo a un’autentica rottura culturale con le radici giudeo-cristiane della nostra società. Nel vedere ciò che perdiamo, ci si potrebbe limitare all’afflizione, anche se si tende ad abbellire il passato. Ma mi pare che stiamo vivendo piuttosto una fase di forte provocazione spirituale per riprendere la missione su nuove basi: la nuova evangelizzazione. I cattolici sono meno numerosi, ma devono essere più determinati nella loro decisione di seguire Cristo. Di fronte ai "rapidi cambiamenti" e alle "questioni di grande importanza per la vita della fede" evocati da Benedetto XVI, le Chiese d’Europa hanno oggi un dovere particolare di coesione e di assistenza reciproca?Abbiamo soprattutto un dovere di più grande disponibilità per rispondere all’appello che Dio ci rivolge attraverso questi avvenimenti. L’attaccamento alla fede e alla Chiesa non può più accontentarsi del conformismo sociale, come Benedetto XVI ha indicato così bene nel suo libro intervista Luce del mondo. I cristiani sono chiamati più che in passato a scegliere di seguire Cristo e le sue conseguenze concrete, a diventare dei veri testimoni della fede. Ciò suppone un rinnovamento nella nostra adesione al Vangelo e uno sforzo di formazione particolare per darne testimonianza nella nostra società. Sappiamo che la Chiesa non coincide con nessuna società storica e l’appello alla santità non può confondersi con i riferimenti di una società di consumo e di liberismo morale. In questo contesto, non siamo chiamati a rinchiuderci in noi stessi ma, al contrario, ad andare incontro ai nostri contemporanei per annunciare loro la Buona Novella. In Francia, l’Assemblée Nationale ha appena adottato in prima lettura il progetto di legge sul "matrimonio per tutti". Ha l’impressione che i francesi, in maggioranza, abbiano realmente compreso tutte le poste in gioco legate ai cambiamenti promossi dal governo?Parliamo più precisamente di matrimonio degli omosessuali rispetto al "matrimonio per tutti" che è un’espressione pubblicitaria senza gran significato. Non penso che la maggioranza dei francesi ne abbiano percepito le conseguenze. Dovrei aggiungere che non sono sicuro che tutti i deputati che hanno votato questo progetto di legge ne abbiano valutato la portata. A partire da uno slogan sull’uguaglianza e sulla possibilità di aprire il matrimonio agli omosessuali, abbiamo visto apparire, man mano che il dibattito avanzava, le modificazioni profonde che questo progetto di legge apporta ed implica, in particolare per il legame filiale. Il bene del bambino è stato il grande assente di questo progetto concepito principalmente in funzione dei desideri degli adulti. Da dove possono giungere le nuove risorse per un sussulto di coscienza del Paese, di fronte ai rischi di derive legati a questo progetto di legge?Tutti gli argomenti sono stati ampiamente esposti. Ma sappiamo bene che il dibattito non è solo razionale. In buona parte, riconduce all’affettività. In questo campo, più degli argomenti, è la testimonianza che può spingere a riflettere. La nostra risorsa principale sono le famiglie che si sforzano di vivere le virtù naturali dell’amore umano e le famiglie cristiane che mostrano la potenza del Vangelo. Se nessuno vive davvero il matrimonio e non ne mostra i frutti, perché continuare a battersi? Per difendere cosa? Per questo penso che tutti sono chiamati a riprendere coscienza delle poste in gioco del matrimonio eterosessuale, unico, definitivo e orientato verso l’educazione dei figli. È un obiettivo che riguarda evidentemente i cristiani nella loro fedeltà all’Alleanza. Ma più largamente riguarda tutte le persone di buona volontà decise ad impiegare gli strumenti necessari per assumere la loro responsabilità di genitori.
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