lunedì 14 marzo 2011
«Con l'impegno di tutti, l'unità nazionale raggiunta 150 anni fa diventi sempre più unione morale e spirituale, dove ciascuno e ogni gruppo sociale, si impegni a promuovere il bene comune». È quanto scrivono i vescovi del Piemonte e della Valle d'Aosta, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
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"Con l'impegno di tutti, l'unità nazionale raggiunta 150 anni fa diventi sempre più unione morale e spirituale, dove ciascuno e ogni gruppo sociale, si impegni a promuovere il bene comune, nel rispetto, nell'ascolto e nel dialogo con le diverse culture ed impostazioni di vita di cui sono ricche le nostre comunità per far crescere la solidarietà e la giustizia sociale, il rispetto della vita e della dignità di ogni persona umana, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e dei suoi diritti fondamentali in fatto di lavoro e di educazione delle nuove generazioni". È quanto scrivono i vescovi del Piemonte e della Valle d'Aosta, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia."La civiltà di un popolo - prosegue il messaggio dei vescovi della Regione Ecclesiastica Piemontese - si rivela in particolare dal modo con cui esso accoglie e sostiene coloro che sono più deboli, sofferenti, poveri, indifesi, stranieri. Sono essi che ci indicano le vie per costruire una nazione veramente unita nell'amore e nella pace. Se una parte del mondo ecclesiale e cattolico fece fatica ad accettare le modalità del processo di unificazione politica, anche a causa di frequenti provvedimenti anticlericali e anticattolici, prima e dopo il 1861, la Chiesa, - ricordano - educando le coscienze al senso del bene e del male, all'onestà e all'altruismo, contribuì lealmente a formare gli italiani, continuando una lunga tradizione educativa e culturale e avviando nuove opere di solidarietà e di promozione umana. Non dimentichiamo  che da molti secoli è fattore profondo di unità il senso di appartenenza della maggioranza del popolo italiano all'unica Chiesa cattolica". I vescovi del Piemonte sottolineano poi il ruolo avuto a Torino, "ma con riflessi positivi per tutto il Paese", dai "Santi sociali": "seguendo il loro stile di vita invitiamo le nostre comunità, e i giovani inparticolare, a farsi protagonisti di una nuova stagione di cammino unitario del nostro popolo, valorizzando le risorse in una giusta prospettiva federale e solidale insieme, cementando i valori religiosi e civili sulla roccia solida della fede e della cultura cristiana, che per vocazione sono aperte all'incontro e al dialogo con tutte le altre presenze, laiche e religiose, che formano la società civile"."Di fronte alle crescenti sfide che il rapido e tumultuoso cambiamento in atto nel mondo pone al nostro Paese, c'è bisogno di una forte e decisa ripresa spirituale da parte delle varie componenti familiari, politiche, economiche, sociali, per sostenere con fiducia il cammino della nazione, di cui ciascuno è responsabile, chiamato a fare la sua parte anche con sacrificio personale, per coltivare la speranza di un domani migliore. Maria santissima, che giustamente è chiamata 'la castellana d'Italia' per i numerosi santuari che segnano e illuminano il nostro territorio, - conclude il messaggio - ci aiuti a ritrovare questa speranza in Cristo suo Figlio, fondamento certo di vero e sicuro progresso religioso e civile per la nostra Patria che amiamo profondamente".
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